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Sergio Chiamparino e Livia Turco con una riedizione dello sketch «vai avanti tu, che mi vien da ridere» stanno tentando di affossare la seria proposta di aprire a Torino una “stanza del consumo” in via sperimentale. Il sindaco chiede un parere alla ministra, la quale risponde dicendo di aver «sottoposto la questione ai competenti uffici tecnici». Una questione tutta politica è stata derubricata al livello di una pratica per burocrati. «Sarebbe bello, eccellenza, ma la legge lo vieta». «Quale legge?» «La Fini-Giovanardi, signora ministra!» «Ah, certo! Quella che dovevamo abrogare….».
La legge attuale va cambiata, anche l’art. 79 che punisce in maniera assurda «chi adibisce locali pubblici e circoli privati al consumo di sostanze stupefacenti»; ma quell’articolo non può essere interpretato in modo così restrittivo da coinvolgere un intervento sanitario destinato a diminuire i gravi rischi di chi oggi consuma abbandonato nella sporcizia dei marciapiedi o sotto i ponti.
La sceneggiata non finisce qui. Chiamparino chiede ai consiglieri che sostengono la mozione di ritirarla, visto che la ministra ha detto no alle “stanze” ma ha aperto alla «consegna controllata» (sic!) di eroina.
La ministra ribatte che non era un no, semmai un ni.
A dieci anni dall’avvio della prima sperimentazione di trattamenti con eroina, a venti anni dall’apertura della prima “stanza” in Europa, con tomi di letteratura scientifica in merito ci aspetteremmo qualcosa di più di balbettii e ammiccamenti. Coraggio ministra, una parola chiara. In scienza e coscienza.