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Ne avranno già sentite tante… perché raccontare ancora?, si chiede G., con aria di disincanto. Però intanto racconta, come se la vecchia rabbia non fosse proprio del tutto sopita. Quarant’anni di vita, venti di tossicodipendenza, l’Hiv addosso, alti e bassi, nella salute e nel rapporto con l’eroina, ma, insieme, intelligenza, tenacia e voglia di vivere. Così, si dà da fare, ottiene prima una borsa lavoro, fa il vivaista, gli piace molto il suo mestiere. Le borse lavoro, si sa, meglio averle che non averle, ma alla fine l’assunzione non te la garantiscono. Ma non è il caso di demordere: G., insieme ad altri, fonda una cooperativa sua, si butta nella coltivazione di piante officinali. Una bella idea, ma il decollo non è tutto rose e fiori. G. deve di nuovo ricorrere ad una borsa lavoro, per cercare di sopravvivere con dignità. Il suo servizio lo appoggia, si intravvede una possibilità. Un colloquio con il responsabile di una prima cooperativa dove G. potrebbe fare il suo lavoro, che ormai conosce bene. G. è esplicito, dice come stanno le cose. Immediata la risposta: sa, qui accogliamo pazienti psichiatrici, gli operatori non se ne intendo di Aids, se le capita qualcosa nessuno saprebbe cosa fare. Altro tentativo, ancora una cooperativa. Tutto sembra andare per il meglio, questa volta, l’incontro, si conclude con una stretta di mano e arrivederci a domani. G. è contento anche per aver detto come stanno le cose: la tossicodipendenza ormai passata e anche l’Hiv. Veramente questo lui non l’aveva detto, ma sollecitato dal datore di lavoro ha pensato di non negare: si vive male, dice, se imposti tutto su una bugia. Il giorno dopo, la “sorpresa” (la norma, in realtà). “Ne ho parlato con gli altri lavoratori e nessuno ha obiettato, ma poi, sa ne ho parlato con mia moglie, lei dice non si può, è rischioso…”. E’ stato gentile, dice G., quasi si scusava. Ma tra una gentilezza e l’altra, oltre ad aver negato un lavoro a causa del virus e infranto il diritto alla discrezione, il gentile datore di lavoro non si è fatto scrupolo di avvisare telefonicamente un altro, gentile come lui, con cui G. avrebbe avuto un colloquio di lavoro il giorno successivo. Ancora un no. Ovviamente.