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Come in molti paesi, anche in Svizzera la terapia sostitutiva fa parte dell’offerta terapeutica standard per chi dipende dall’eroina e in condizioni rigorosamente disciplinate è possibile la sostituzione con la sostanza originale. Il trattamento basato sull’eroina aiuta le persone gravemente dipendenti non raggiungibili con altre offerte. I criteri d’ammissione sono: età minima 18 anni, grave dipendenza dall’eroina da almeno due anni, almeno due tentativi di trattamento con un altro metodo riconosciuto interrotti o conclusi senza successo, e carenze sotto il profilo somatico, psichico o sociale. I risultati mostrano un sensibile miglioramento della salute psichica e fisica nonché della situazione sociale e si rileva una netta riduzione della delinquenza.
Ad inizio 2006, erano 1295 i pazienti trattati in 21 centri ambulatoriali e in due penitenziari. Ogni anno, da 180 a 200 pazienti terminano il trattamento. Circa il 40% passa al metadone, il 25% ad una terapia orientata all’astinenza. Uno dei punti delicati è la durata del trattamento: la media ammonta a poco meno di 3 anni e ad inizio 2006 ne beneficiava ancora quasi il 20% di chi lo aveva iniziato nel 1994. Si deve tener presente che chi è ammesso in trattamento ha passato circa il 30% della vita in una condizione di dipendenza dall’eroina. I nuovi arrivi hanno in media 35 anni e hanno alle spalle 10 anni di dipendenza. I consumatori con una dipendenza di lunga data non possono essere guariti a breve termine, anche perché sovente soffrono di disturbi psichiatrici cronici e di patologie fisiche. Una media del trattamento di quasi 3 anni è quindi prova di un legame terapeutico stabile.
Ogni anno la Svizzera utilizza poco più di 200 kg d’eroina farmaceutica, con una media di 500 mg per giornata di trattamento. Per il 65% la sostanza è iniettata e per il 35% è assunta tramite compresse (23% a liberazione rapida e 12% a liberazione lenta).
L’utilizzo di compresse d’eroina è una forma di consumo meno rischiosa rispetto all’applicazione endovenosa e consente l’ammissione di persone gravemente dipendenti che hanno solo sniffato o inalato la sostanza. Uno studio di coorte avviato nel 2003 ne ha valutato la sicurezza e la tolleranza: variazioni nel dosaggio, effetti secondari e soddisfazione dei pazienti. I primi risultati indicano che l’assunzione di compresse ha effetti positivi sul tasso di ritenzione. Inoltre, a parte qualche eccezione, i dosaggi restano stabili e il tasso d’incidenti è risultato minore che presso i pazienti con utilizzo per endovena. Nel dicembre 2005 è pertanto stata inoltrata una domanda di registrazione per compresse di 200 mg a liberazione sia rapida sia lenta.
Tendenzialmente si può affermare che, per migliorare il trattamento, i centri si allontanano dalla specializzazione sull’eroina verso la differenziazione dei farmaci: metadone, buprenorfina ed eroina. Le compresse, come gli altri metodi, sono uno strumento a disposizione, da valutare caso per caso. Per il paziente di lunga data, l’utilizzo di compresse può significare il tangibile raggiungimento di una maggiore autonomia, poiché queste possono essere affidate al paziente.