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Le questioni sociali dalla A alla Z, o meglio, dalla A alla V, visto che si parte dall’Aids per arrivare al Volontariato. Ne’ L’Annuario sociale 1999 (Edizioni Gruppo Abele, pp.688, L.30.000) troviamo più di 2500 notizie, oltre 350 tabelle, grafici e schede distribuite su quasi 700 pagine. Una enciclopedia della società che inchioda il lettore alla sacrosanta legge dei numeri, alla precisa scansione dei fatti, alla rigida precisione delle schede. Una lettura, però, che non ha la pretesa di voler sostituire con le cifre la natura dei drammi che vivono dietro a ciascuno dei dati presenti nelle statistiche. Infatti, spiega Luigi Ciotti nella sua prefazione, “Il sociale non avrà mai l’apparenza delle ricerche matematiche o la ferrea evidenza dei risultati scientifici. Il sociale è terreno di dispute non accademiche, di sofferenze reali, di angosce vissute, di speranze di futuro che si intrecciano con descrizioni e cifre, piegandole a letture che vestono le lenti delle diverse concezioni del mondo.”. Ma è pur vero che dietro alle storie, degli “invisibili” o di Semira Adamu (la donna africana uccisa per soffocamento dai poliziotti belgi sull’aereo che la doveva riportare lontano dalla ricca e inospitale Europa), dei profughi o di Fehmi Agani (il mite braccio destro di Ibrahim Rugova, ammazzato nel Kosovo), ci sono sempre fatti, leggi, ordinanze, decisioni politiche. E ai politici si rivolge quest’opera. Perché su ogni scrivania dei decisori, parlamentari o ministri, assessori o consiglieri comunali, una copia dell'”Annuario” potrebbe dare mille e un suggerimento, prima di prendere la parola o alzare la mano per un voto. Carcere, droghe, aids, immigrazione, criminalità, mafie, disagio, ambiente, reddito, marginalità, prostituzione. A sgranarlo è un rosario infinito, da cui intrecci e correlazioni emergono con prepotenza. E ogni tabella mette a fuoco una verità: la diffusione dell’AIDS, esplosiva in Africa e nell’Europa dell’est, l’andamento statistico – non giornalistico – relativo ai permessi per i detenuti, i decessi causati dall’abuso di alcool, le malattie correlate al tabacco e alle cosiddette “droghe”. E ancora: i numeri sugli incidenti stradali, quelli sul lavoro, la dimensione del fenomeno “povertà”. Su un altro fronte, poi, le cifre relative al volontariato, al no profit, al risparmio etico, a illuminare la speranza che si affaccia nella lettura dell’intero volume: che siano possibili gli impegni individuali, ma anche uno sforzo delle istituzioni e degli operatori per prevenire, programmare, governare i fenomeni sociali senza farsi sommergere dalla logica dell’emergenza, la scorciatoia preferita dai mass-media e dai politici irresponsabili, ogni volta che si tratta di affrontare un evento nuovo, complesso e difficile. Infatti, come sottolinea lucidamente Sergio Segio nell’introduzione, un “problema dei problemi” è quello dell’informazione. Sciatto, impreciso, disordinato, smemorato, il sistema globale dell’informazione non analizza più i fatti, le circostanze; non mette in fila i fenomeni, non da loro ordine e costrutto. Li accatasta uno sull’altro, li gonfia o li ignora a proprio uso e consumo, li gestisce ogni volta come un fatto nuovo, senza memoria. Il richiamo più severo è per editori e giornalisti, perché si documentino attraverso la lettura attenta e ragionata delle schede, delle tabelle, dei grafici, della cronologia, perché attuino una propria “educazione “sentimentale” e civile alla giustizia e ai diritti di tutti. Vale a dire, alle responsabilità di ciascuno.” (Per informazioni: Ufficio Stampa e Comunicazione del Gruppo Abele, 0118142756-729, e-mail: abele@inrete.it)