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L’8 luglio scorso la comunità San Benedetto al Porto di Genova, una realtà di accoglienza aperta e degerarchizzata, soggetto referente di autogestione, ha ospitato l’assemblea Dipende da noi. Costruiamo dal basso una nuova politica sulle droghe. Lontano dai prestigiatori della politica, imbrigliati in domini di autorità pubblicamente contestata, che parafrasando Borges vivono di trovate e di rado hanno un’idea, si pratica una speciale forma di ascolto, attivo e partecipato. Si incontrano forme di cittadinanza attiva, politiche culturali oppositive al proibizionismo come governance del sistema economico e globale. Si parte da un’etnografia dell’esperienza della comunità, bene comune della rete di movimento antiproibizionista. E siccome dove ci sono soggettività che esternano i propri significati, lì cominciano le culture, si ripercorre una critica pratica alla società della merce, alle forme coloniali del sapere, si riflette su come produrre una breccia libertaria e disinnescare ideologie securitarie, retoriche mass-mediatiche e dispositivi di controllo sociale. Le narrazioni accentuano il “come essere” delle soggettività agenti, come aprire una frattura nelle teologie oppressive.
Primo tempo. Un esperimento di esperienza con gradi di intenzionalità e consapevolezza variabili stimola il dialogo fra le culture meticce presenti e lo scambio valorizzante delle pratiche e delle conoscenze, dei saperi empirici, taciti e incodificati, parte del proprio patrimonio immateriale. L’incorporazione delle conoscenze sul campo mobilita competenze e formazione. La co-esperienza lega. Fa attrarre le persone. Costruisce con-vivenze e zone di contatto disseminanti capacità di progettazione.
Secondo tempo. Working consensus o ricerca di interazioni operative, relazioni di colleganza e pratiche condivise. Lo stato di apertura, di disponibilità recettiva, crea interazione senza “negoziato”. Crea riappropriazione culturale e visionarietà trasformativa, risonanza. Costruisce un sistema di mondi in contatto piuttosto che un sistema mondo. Strade di posizionamento multiplo all’interno di un percorso fuori di certi intrecci, dentro nuovi intrecci. Strade ricontestualizzate in un radicamento mobile, che abitano le tensioni e si aprono a fermenti di comunità multitudinaria, di autodeterminazione e partecipazione, attivando nei territori microreti di scambio di informazioni e pratiche. L’incontro è stato un atto culturale storicamente denso, ricompositivo e solidale. Un’occasione di comunicazione insorgente che ha connesso, riconoscendole, identità differenziate, incontratesi su un progetto comune: il superamento dell’attuale legislazione sulle droghe, l’abrogazione immediata della legge Fini-Giovanardi, l’autocoltivazione, la partecipazione alla quarta Clat (la Conferenza latina sulla riduzione dei danni), la convocazione della conferenza nazionale sulle droghe, aperta a tutte le esperienze di autogestione, la costruzione di un percorso comune verso Vienna 2008.