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Esponenti politici dei comuni, rappresentanti della polizia, della giustizia e dei servizi delle tossicodipendenze di 23 paesi hanno partecipato all’ottava conferenza dell’ECDP (European Cities on Drug Policy), che si è tenuta dal 24 al 25 giugno ad Halle. “In nessun paese del mondo, dove viene praticata una politica repressiva, si è riusciti a ridurre il numero dei consumatori di droghe e il traffico degli stupefacenti”, ha detto Paul Vasseur, Presidente del Consiglio di Consulenza dell’ECDP, nella sua relazione introduttiva. “Quello che noi oggi percepiamo come problema inerente alle droghe è in verità la conseguenza di determinate politiche sulle droghe e non la ragione di quelle stesse politiche. L’incapacità – o la mancanza di volontà – di riconoscere questa correlazione e di dividere i problemi strettamente legati al consumo di stupefacenti, da quelli che sono il risultato di una sbagliata strategia è uno dei maggiori ostacoli per una sensata politica delle droghe, che abbia un qualche successo”. Nella stessa direzione si sono espressi anche il sottosegretario alla sanità tedesco Pico Jordan, e la ministra degli affari sociali del Land Sachsen-Anhalt, Jutta Kuppe, che ha anche sottolineato la priorità dell’approccio sociale alla tossicodipendenza. Da qui è scaturita una richiesta comune di riforme legislative adeguate per garantire la necessaria libertà per politiche pragmatiche, attente alle esigenze e alle culture locali. La vera novità dell’assise delle città europee è stata la presenza, per la prima volta, di comuni e regioni dei paesi dell’Est: un primo passo per la collaborazione e l’integrazione politica fra Est e Ovest. L’Est europeo è diventato un nuovo mercato per i trafficanti di droga. Anche se con qualche differenziazione regionale, il consumo di eroina sta aumentando quasi dappertutto. Poiché fino a poco fa sotto i vecchi regimi le droghe erano un tabù, molti paesi si ritrovano impreparati al problema. Si aggiungano le difficoltà per i fondi, assai poco consistenti, messi a disposizione dalle varie amministrazioni. Il deputato Duma, Yuri Shchekochikhin, ha dipinto la difficile situazione della Russia, dove il problema delle droghe pesanti si è affacciato da pochi anni, ma sta crescendo in maniera esponenziale: ancor più aggravato dalla particolare posizione geografica del paese, sulla via delle rotte di commercio della droga dall’Asia all’Europa occidentale. E’ però chiaro che non sempre le soluzioni efficaci in alcuni contesti dell’Europa occidentale sono valide anche nella parte orientale del vecchio continente. Si apre dunque per l’ECDP un nuovo campo di ricerca e intervento, cominciando a raccogliere dati ed esperienze dell’Est, per comprendere le specificità culturali, i sistemi giuridici, le politiche finanziarie: in una parola i contesti in cui si inseriscono i fenomeni delle droghe. La collaborazione multidisciplinare e fra istituzioni a tutti i livelli è stato un altro tema assai dibattuto: tutte le esperienze più significative di riduzione del danno, che hanno dato risultati incoraggianti (per la riduzione delle morti per overdose, per la prevenzione dell’Aids, per la riduzione della criminalità) si sono avvalse del coordinamento fra agenzie e istituzioni locali. Sono cioè il frutto di politiche di comunità, radicate localmente, ma che al contempo hanno bisogno di un respiro più vasto, nel confronto con esperienze di altre città e paesi. Da qui una nuova iniziativa dell’ECDP: la prossima stesura di una sorta di “linee guida sulla politica delle droghe”, elaborando e confrontando le molteplici esperienze di contesti diversi, anche a partire dal dibattito di questa ottava conferenza.

*Coordinatrice di “European cities on drug policy”