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Dopo l’esperienza allo Space Travel Vol II, ribattezzato dai media “Rave di Valentano”, a cui ero presente come operatore della Riduzione del danno (RdD), credo sia necessario fare chiarezza su alcuni aspetti. Da una parte, lo sconcerto per come la stampa lo ha raccontato, con toni quasi fantascientifici e allarmistici, con molte notizie false ed altre non ancora verificate, che confermano che il mondo dei free party e delle controculture è ancora un oggetto misterioso. Dall’altra, come operatori siamo tutti ancora travolti dalle emozioni di una settimana passata come una sola equipe, senza gruppi di appartenenza e con uno spazio temporaneo a darci una identità. Più o meno lo spirito di un free party, insomma.

Hanno risposto in 80 all’appello del CNCA e di ITARDD – Rete Italiana della RdD. Quando abbiamo capito che qualcosa di enorme si preparava per Ferragosto, ci siamo detti che serviva qualcosa di altrettanto enorme per garantire un intervento. Qualche mese fa, in occasione di un evento a Tavolaia, e in altre occasioni prima di allora, due o tre equipe si erano coordinate per garantire interventi di RdD, ma mai prima di Valentano 80 persone da 12 regioni hanno lavorato assieme per mettere in piedi uno spazio così ampio a tutela dei partecipanti. Questa è la rete che siamo capaci di essere. C’erano i gruppi che più di tutti lavorano ai free party, ma c’era chi una festa del genere non l’aveva mai vista; la dottoressa anestesista che si mette a disposizione e gira la festa assieme alla consumatrice che per due giorni dà il proprio contributo alla chill out. L’energia che chi c’era e chi ha seguito da lontano questo intervento si portano a casa viene da qui, dall’intesa perfetta, dall’integrazione delle competenze senza piccole identità da difendere, senza gruppi fra i quali confrontarsi ma con una solo maglia addosso. Gli interventi condivisi sono la regola in Europa, quando la UE copre i costi di questo sforzo con finanziamenti adeguati, ma in Italia mai prima d’ora si era messo in piedi qualcosa del genere.

Cuore, intelligenza e mestiere: la rete per la RdD ha dato prova dell’enorme risorsa che è, pronta a essere in campo quando si parla di droghe e sicurezza delle persone. Nei giorni del Teknival il ventaglio delle azioni che questa unica equipe ha fatto è enorme: informazione onesta e trasparente sulle droghe; colloqui che hanno accompagnato verso scelte consapevoli, anche testando le sostanze; cure mediche di primo soccorso; mediazione con le tribes e le autorità per garantire un contesto più sicuro, senza sottrarsi anche a consolare gli amici nella elaborazione di un tragico lutto. Una presenza importante e fondamentale come abbiamo colto dalla stima ricevuta dai partecipanti, da chi ha messo in piedi un muro di casse, dal 118 e perfino dal Funzionario della Questura.

Quando parliamo di “sicurezza”, di questo parliamo. È solo l’inizio. Tocca tornare alla realtà adesso e ricordare che ognuno di noi continuerà il proprio lavoro nelle mille difficoltà quotidiane. La RdD è un LEA, livello essenziale di assistenza, ancora disatteso in Italia. Tocca adesso tornare ad esigerla in ogni Regione e magari per la prossima festa saremo in molti più che 80. C’è da augurarsi che l’energia di questa squadra non sia dispersa mentre ci si prepara alla Conferenza Nazionale sulle Droghe. E che quando si parla di questi eventi lo si faccia pensando innanzitutto alla sicurezza di chi vi partecipa.

Proprio mentre la carovana di camper delle Unità di Strada stava uscendo da Valentano ci è arrivata la notizia che ci ha lasciati Claudia, amica e collega del progetto Nautilus di Roma. Questo immane lavoro è dedicato a lei che ci voleva proprio come siamo stati.