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Da qualche anno il 31 agosto è dedicato alla sensibilizzazione sulle overdose: se in Italia il fenomeno è in via di progressivo contenimento, negli Usa siamo di fronte a una vera e propria strage per abuso di oppiacei illeciti o legali, che stanno ammazzando più persone che tutte le partecipazioni militari a stelle e strisce dalla Seconda Guerra Mondiale a oggi.

L’emergenza è diventata una sincera preoccupazione nazionale grazie (anche) all’attenzione che Donald Trump aveva dedicato alla questione (quasi il 70% dei morti sono maschi bianchi che vivono in stati a maggioranza repubblicana). Come spesso accade però, un alleato potente ma scomodo non sempre aiuta la ricerca di soluzioni possibili; malgrado allarmi e appelli la situazione resta fuori controllo dal punto di vista sanitario. Diverso invece lo scenario delle responsabilità economiche.

Non si tratta naturalmente di tornare a demonizzare la cura del dolore grazie agli oppiacei, cure che in Italia continua a esse stigmatizzate e quindi mai offerte come prima opzione; si tratta di adottare misure per cui, per l’appunto, gli oppiacei siano usati come rimedio gestito dalla professione medica per patologie che la necessitano e che devono essere somministrati col necessario monitoraggio e attenzione. Diverso il caso in cui i painkiller vengano usati problematicamente da chi, spesso, li mescola con altri consumi legali o illeciti in contesti socio-economici di disagio.

All’inizio del 2022 quattro delle più grandi aziende di farmaci Usa hanno accettato di pagare circa 26 miliardi di dollari per bloccare uno tsunami di cause legate a pratiche commerciali che hanno contribuito ad alimentare le decine di migliaia di morti per overdose da oppioidi. Johnson & Johnson, il gigante che produce farmaci oppiacei generici ma che ha promesso di non continuare, contribuirà con 5 miliardi. AmerisourceBergen, Cardinal Health e McKesson pagheranno un totale di 21 miliardi. Altre si stanno adeguando. La maggior parte dei fondi saranno destinati all’assistenza sanitaria delle vittime e a programmi di cura con farmaci per alleviare la crisi degli oppioidi. Nessuna delle aziende ha però riconosciuto alcun illecito per il proprio ruolo nella produzione e distribuzione di farmaci antidolorifici in un momento in cui la dipendenza da oppioidi e le overdosi stavano aumentando.

Secondo l’OMS ogni anno nel mondo, delle circa 500.000 morti attribuibili all’uso di droghe, più del 70% è correlato agli oppioidi e il 30% sono overdosi. Secondo il sito GeoOverdose.it in Italia le morti del 2022 sarebbero 107, la metà per eroina.

Per il National Health Institute degli USA le ricette per i farmaci oppiacei sono quadruplicate tra il 1999 e il 2010. Nello stesso decennio l’aumento delle morti per overdose causate da oppioidi è quadruplicato. La maggior parte dei decessi è dovuta a eroina e oppiacei sintetici diversi dal metadone. Il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Washington ha documentato che dal 1999 al 2020 più di 932.000 persone sono morte per overdose e quasi il 75% dei decessi nel 2020 ha coinvolto uno dei vari oppiacei. Questa strage include derivati del papavero prescritti medicalmente, eroina e/o oppiacei sintetici (come il fentanyl). In 20 anni le morti sono aumentate di oltre otto volte! Nei primi sette mesi del 2022, le overdosi hanno ucciso quasi 69.000 – oltre l’82% per oppioidi sintetici.

Il presidente Biden ha previsto l’investimento storico di 42,5 miliardi di dollari per il National Drug Control Program, con un aumento di 3,2 miliardi per ridurre, tra le altre cose, la fornitura di stupefacenti illeciti come il fentanyl.  La guerra in Ucraina, la recessione e l’indagine su Trump hanno dirottato il dibattito pubblico, ma l’emergenza resta, e di dimensioni epocali.

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