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Il diritto di parola si sostanzia nel potere di dire No.

Un no che può preludere a relazioni vere, costruite a partire dal rispetto delle reciproche, anche apparentemente inconciliabili posizioni.

Il 16 novembre 1961, Franco Basaglia, da poco Direttore del manicomio di Gorizia, disse No, “mi no firmo” al capoinfermiere. Non firmando il registro delle contenzioni utilizzava il suo potere di dire No per aprire la contraddizione tra la funzione di custodia e controllo che gli veniva richiesta ed il dovere della cura, che appartiene al medico.

A tutti, dentro il manicomio andava restituito il diritto di parola, di dire No.

Per questo il No del direttore richiedeva l’invenzione di una nuova prassi. Dall’isolamento nel reparto e dalla contenzione meccanica alla messa in circolo di quei No nella assemblea come premessa per una nuova vita in comune, dentro l’istituzione ma anche fuori da essa in tutti gli spazi che la violenza sottrae alla socialità. Dalla violenza domestica alla violenza contro chi invaderebbe il suolo domestico.

Il no restraint è quell’insieme di pratiche di presa in carico della persona e della sua sofferenza senza ricorrere a mezzi coercitivi.

La libertà di parola, la pari dignità riconosciuta a forme di linguaggio altre, la garanzia della libertà personale, la disponibilità di beni materiali, il riconoscimento della condivisione di un comune “essere nel mondo”, vengono a comporre un nuovo paradigma della cura che non ha più alcuna relazione con la psichiatria dei manicomi. È il Quality Rights Mental Health Oriented proposto dalla OMS. È la Salute Mentale di Comunità promossa dalla Conferenza Nazionale svoltasi nel luglio scorso.

Il superamento di ogni forma di contenzione, meccanica, spaziale e chimica ne è premessa ineludibile.

Oggi in Italia circa quattro milioni di persone non rischiano la contenzione per la presenza nel loro contesto di vita di Servizi che non la eseguono nemmeno durante il ricovero ospedaliero psichiatrico. Sono gli SPDC no restraint.

Organizzato dal Dipartimento Salute Mentale di Trieste e Gorizia, il 15 e 16 novembre essi terranno il loro convegno annuale “Verso servizi liberi da contenzione. A sessant’anni da mi no firmo”.

Si svolgerà a Trieste ma sarà anche on line (informazioni e iscrizioni gratuite su http://www.enjoyevents.it/ ).

La prima sessione nella mattina del 15 novembre, vuole dar conto del panorama nazionale ed internazionale.  Ne parleranno rappresentanti dell’OMS, delle Regioni, dei Tavoli tecnici ministeriali, degli Ordini professionali, dei Direttori dei Dipartimenti di salute mentale, delle Associazioni di utenti e familiari oltre ai portavoce della Campagna E tu slegalo subito e del Coordinamento nazionale salute mentale. E’ atteso un intervento del Ministro della Salute Roberto Speranza.

La seconda sessione, nel pomeriggio del 15, vedrà la presentazione da parte dei vari SPDC no restraint di esperienze di progettazione partecipata : insieme agli stakeholders, alle persone con l’esperienza del disturbo mentale, ai loro amici e familiari e alle istituzioni presenti nel campo sociale contiguo.

La terza sessione, nella mattinata del 16 novembre, è dedicata al lascito di Franco Basaglia nel contesto odierno, con un focus sull’assetto dei Servizi di salute mentale nel Friuli Venezia Giulia e l’attualizzazione delle due tematiche generali che hanno caratterizzato il suo lavoro: la critica delle istituzioni (deistituzionalizzazione) e la città che accoglie. Interverranno Franco Rotelli, che di Basaglia ha continuato il lavoro, Mauro Palma, garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e Lorenzo Radice, il sindaco di Legnano che intende intitolare un ponte a Basaglia. Un ponte su cui camminiamo da sessant’anni.

 

 

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