Numero 25 – Marzo 2020
Supplemento mensile alla
newsletter di Fuoriluogo.it – Droghe e Diritti
Ogni quarto lunedì del mese nella vostra mail
A cura di Francesco Crestani
Associazione Cannabis Terapeutica
www.medicalcannabis.it | ACT su Facebook
Dolore da cancro
Medici del New Jersey hanno fatto uno studio retrospettivo su pazienti oncologici, confrontando un gruppo al quale era stata prescritta cannabis medica con un gruppo senza questa terapia. Nel primo gruppo vi era riduzione del punteggio della scala per le emozioni; l’uso di oppiacei aumentava nei malati senza cannabis, mentre restava costante o si riduceva negli utilizzatori. Gli autori concludono che la cannabis medica migliore i punteggi dei malati di cancro nonostante la riduzione degli oppiacei e dovrebbe essere considerata una valida terapia adiuvante nelle cure palliative.
https://www.liebertpub.com/doi/abs/10.1089/jpm.2019.0374?rfr_dat=cr_pub%3Dpubmed&url_ver=Z39.88-2003&rfr_id=ori%3Arid%3Acrossref.org&journalCode=jpm
Ma nel dolore acuto?
Di solito i cannabinoidi sono impiegati nel dolore cronico, mentre c’è poca ricerca riguardo il dolore acuto. Sono stati eseguiti studi riguardanti il dolore postoperatorio, ad esempio utilizzando il THC sintetico dopo isterectomia o prostatectomia, ma non sono state dimostrate differenze nei punteggi del dolore rispetto al placebo. Scienziati del Colorado hanno testato il dronabinolo, THC sintetico, in pazienti ospedalizzati per trauma acuto; 33 pazienti ricevevano dronabinolo, e 33 placebo. L’approccio degli studiosi in questo caso è stato diverso: hanno infatti registrato quanto oppiaceo veniva usato dai pazienti. Lo studio ha dimostrato che nel gruppo con THC vi era una riduzione marcata (di nove volte) della richiesta di oppiacei. Questo effetto era più marcato nei pazienti già utilizzatori di cannabis (non a scopo medico). Si tratta di uno studio pilota, ma visti i risultati gli autori scrivono che hanno iniziato uno studio randomizzato controllato per valutare l’effetto risparmiatore di morfina nei traumatizzati.
https://tsaco.bmj.com/content/5/1/e000391
Sclerosi multipla: uno studio italiano
Lo spray Sativex, a base di estratti di cannabis, è efficace negli spasmi da sclerosi multipla, e la fisioterapia sembra migliorare la risposta e la persistenza dell’efficacia. queste le conclusioni di uno studio italiano, osservazionale e multicentrico, durato 12 settimane, che ha coinvolto 290 malati. Una possibile spiegazione di questo effetto sinergico è che l’esercizio aumenta il tono endocannabinoide attraverso un aumento della sensibilità dei recettori cannabinoidi CB1.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6667203/
Ancora sclerosi multipla
Di nuovo lo spray Sativex, aggiunto alla terapia di base, si è dimostrato in grado di ridurre in maniera importante la spasticità resistente da sclerosi multipla. Spesso si aveva anche riduzione del dolore associato alla spasticità.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/32065006
Autoterapia nelle malattie croniche
Pazienti con malattie croniche varie, e che si automedicavano con cannabis, sono stati seguiti per dodici mesi. Non è stato dimostrato alcun deterioramento cognitivo o psicopatologico. Gli autori concludono che l’uso della cannabis medica a medio termine sembra mostrare adeguata tollerabilità riguardo le abilità cognitive e psicopatologiche, e può aiutare i pazienti con malattie croniche a mantenere una accettabile qualità di vita.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/32083789
I primi trattati con CBD in Nuova Zelanda
Dal 2017 i medici neozelandesi possono prescrivere CBD. Dall’analisi dei primi 400 pazienti trattati (olio di CBD dell’azienda canadese Tilray, 100 mg di CBD per millilitro, boccette da 25 ml) risulta che il CBD può avere effetti analgesici e anti-ansia nei malati con dolore cronico non da cancro (fibromialgia, artrosi, artrite, dolore neuropatico, dolore cronico aspecifico, colite ulcerosa e emicrania) e disturbi mentali quali l’ansia. Non vi era miglioramento significativo nei pazienti con cancro o sintomi neurologici. Scarsi gli effetti collaterali negativi, anzi il 15% dei malati ha riportato effetti collaterali positivi come miglioramento del sonno e dell’appetito.
https://bjgpopen.org/lookup/pmidlookup?view=long&pmid=32019776