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La rubrica sulla Cannabis Terapeutica di Fuoriluogo.it

Numero 30 – Agosto 2020
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A cura di Francesco Crestani
Associazione Cannabis Terapeutica
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Con epatite C meno rischio di diabete

I pazienti con epatite C sono a maggior rischio di sviluppare il diabete. Autori francesi hanno rivisto i dati di uno studio nazionale osservazionale su persone infette da HCV. Ne è risultato che i consumatori di cannabis attuali o pregressi dimostravano minor rischio di diabete, indipendentemente da altri fattori clinici o socio-comportamentali.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32810343/

Con HIV meno infiammazione

Uno studio effettuato all’Università della California a San Diego ha dimostrato che nei pazienti con HIV, il virus dell’AIDS, l’uso recente di cannabis è associato a minori livelli di fattori infiammatori. Poichè l’attivazione immunitaria aumenta le cellule che sono il bersaglio del virus nonchè l’RNA dell’HIV, la riduzione della risposta immunitaria potrebbe abbassare la carica virale. Questo in linea con precedenti studi che riportavano più bassi livelli di RNA virale nel plasma in caso di uso di cannabis e minor replicazione e infezione delle cellule in vitro in presenza di cannabinoidi.
https://nn.neurology.org/content/7/5/e809

Con anemia falciforme meno ospedalizzazioni

L’anemia a cellule falciformi è una malattia ereditaria in cui i globuli rossi si deformano (appunto non sono più rotondi, ma a “falce”) e in cui si possono avere crisi dolorose di anemizzazione acuta. Uno studio retrospettivo ha paragonato pazienti con anemia a cellule falciformi che utilizzavano cannabis medica con altri che non la usavano. Ne risultava che nei primi vi era una riduzione delle ospedalizzazioni.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32790846/

Olio di CBD ed epilessia farmaco-resistente: uno studio italiano

Autori italiani hanno svolto uno studio aperto retrospettivo su 37 pazienti con epilessia resistente ai farmaci. L’età media era di 16 anni (con range dai 2 ai 54 anni). Ventidue soffrivano di encefalopatia epilettica, nove di epilessia focale e sei di epilessia generalizzata. Ai pazienti è stato somministrato olio al 24% di CBD, prodotta dalla Enecta (una goccia=7 mg di CBD). Si è cominciati con 5-10 mg/kg al dì fino a un massimo di 50 mg/kg al dì in base alla risposta individuale, in forma di gocce sublinguali in tre dosi al giono. Al controlloa 40 mesi, 7 pazienti non avevano più crisi, 127 riporatvano un miglioramento maggiore del 50%, 2 un miglioramento sotto il 50% e uno aveva interrotto la terapia per inefficacia. In 10 pazienti si era potuto discontinuare la terapia concomitante. Gli effetti avversi erano di media entità, e comprendevano sonnolenza e perdita di appetito in nove pazienti.
https://www.liebertpub.com/doi/full/10.1089/can.2019.0082

CBD, cervello e memoria

Il CBD viene studiato per varie patologie, molte delle quali sono caratterizzate da alterazioni della memoria. I suoi meccanismi non sono chiari, per la qual cosa è stato svolto uno studio randomizzato, crossover in doppio cieco su 15 volontari sani. Si è dimostrato che il CBD aumenta il flusso di sangue nelle regioni cerebrali deputate alla memoria, particolarmente nell’ippocampo. Questi risultati identificano il potenziale meccanismo per una serie di patologie nelle quali c’è alterazione della memoria, quali l’Alheimer, la schizofrenia, il disordine da stress post-traumatico e il disordine da uso di cannabis.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32762272/

Spasmi nella neuromielite ottica

Il “disturbo dello spettro della neuromielite ottica” è una malattia autoimmune simile alla sclerosi multipla, in cui si hanno episodi di dolore oculare e perdita della vista associati a spasmi dolorosi degli arti. Viene presentato un caso clinico di un paziente in cui la terapia solitamente utilizzata produceva effetti collaterali gravi, per cui si era passati a estratto di cannabis con buona risposta sugli spasmi dolorosi. Secondo gli autori, quindi, l’estratto di cannabis contenente THC è una potenziale opzione terapeutica per questa malattia.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32559701/

Notizie dal Vermont

Un sondaggio anonimo è stato proposto a 1009 pazienti con assistenza di base del Vermont. Il 45% dei pazienti aveva fatto uso di cannabinoidi nell’ultimo anno. La maggioranza di questi riferivano che erano utili per condizioni quali ansia, depressione, artrite, dolore, sonno e nausea. Per quel che riguarda il dolore, solo il 9% dei pazienti affermava che il il CBD non fosse utle, mentre il 53% lo trovava utile e il 38% molto utile.
https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/2150132720946954

E per finire, sesso

Nel precedente numero di “La cannabis che cura” avevamo parlato di effetti sulla sessualità maschile. Uno studio ha voluto determinare gli effetti sulla sessualità femminile. E’ stato utilizzato un questionario anonimo online al quale hanno risposto 452 donne afferenti a un “dispensario” di cannabis americano. Ne è risultato che l’aumento dell’uso di cannabis è associato con un aumento della funzionalità sessuale, senza variazioni in base al tipo di cannabis e i
al metodo di utilizzo. In particolare erano incrementati il desiderio, l'”attivazione”, l’orgasmo e la soddisfazione.
https://www.smoa.jsexmed.org/article/S2050-1161(20)30086-6/fulltext