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La rubrica sulla Cannabis Terapeutica di Fuoriluogo.it

Numero 16 – Giugno 2019
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A cura di Francesco Crestani
Associazione Cannabis Terapeutica
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I danesi costretti al mercato illegale

A causa degli stretti regolamenti, solo una minoranza di malati di sclerosi multipla in Danimarca riceve cannabis su prescrizione. E’ stato perciò inviato un questionario anonimo a tutti i 3606 pazienti curati all’Ospedale dell’Università di Copenaghen. Hanno risposto in 2244, il 62%. Il 49% ha usato cannabis almeno una volta. La ragione principale era il dolore, poi la spasticità e i disturbi del sonno. Gli effetti collaterali erano modesti. Solo il 21% però usava cannabis da prescrizione.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=illegal+cannabis+use+danes

Riduzione dell’uso di oppiacei

Uno studio retrospettivo ha valutato su 77 pazienti del Minnesota in terapia con cannabis medica se vi era riduzione di oppiacei e benzodiazepine. Dopo sei mesi si è dimostrata una riduzione significativa dell’uso di oppiacei (erano tutti pazienti con dolore intrattabile), mentre la riduzione delle BDZ non era statisticamente significativa. Gli autori però fanno notare che i malati in trattamento con BDZ erano solo 12, probabilmente non abbastanza per dimostrare una differenza. La maggioranza utilizzava cannabis ad alto THC.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31129977

Riduzione di un marker di infiammazione

Lo studio “Coronary Artery Risk Development in Young Adults Study” riguarda 5115 persone, arruolate nel 1985-1986 e seguite per oltre 25 anni. Si è visto che l’uso passato di cannabis ha ridotto il fibrinogeno, marker di infiammazione sistemica. Non vi era invece riduzione di altri due marker, la PCR e l’IL-6.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=cannabis+use+markers+systemic+inflammation

Un caso clinico di cancro ovarico

Una donna di 81 anni con carcinoma sieroso ovarico metastatizzato ha rifiutato la chemioterapia proposta a causa delle preoccupazioni riguardanti la qualità della vita e la tossicità delle terapie. Ha iniziato invece una cura con laetrile ad alte dossi (una versione semsintetica dell’amigdalina, che si ritrova nelle mandorle) più basse dosi di CDB. Dopo alcuni mesi il suo tumore si è ridotto di dimensioni e le sue condizioni cliniche (misurate con il “performance status”,) sono rimaste invariate.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2352578919300517?via%3Dihub

Cannabis efficace e sicura nella fibromialgia

Il più grosso studio su pazienti fibromialgici è stato svolto in Israele e ha coinvolto 367 malati; purtroppo non si tratta di un trial in doppio cieco contro placebo, ma di uno studio prospettico osservazionale. I pazienti sono stati controllati a sei mesi di terapia, 28 pazienti avevano stoppato la cannabis. Dei rimanenti, il 70% ha risposto a un questionario. La durata media del disturbo era di 7 anni. La dose media a sei mesi era di un grammo. L’effetto collaterale più comune era le vertigini, in 19 pazienti. Il successo della terapia era dell’81,1% (miglioramento almeno moderato). Vi è stata una notevole percentuale anche nei miglioramenti del sonno e della depressione. Se la qualità della vita era buona o molto buona nel 2,7% prima della cannabis, con la cannabis era del 61,9%. Vi è inoltre stata nella maggioranza dei pazienti una riduzione o una cessazione dell’uso di altri farmaci.
https://www.mdpi.com/2077-0383/8/6/807

Il CBD negli eroinomani

Questo studio in doppio cieco contro placebo ha testato il CBD nei sintomi di astinenza da eroina. In pratica ai partecipanti veniva fatto vedere un video rilassante al tempo zero, poi immagini di somministrazioni di droga per via endovena o per via nasale, a seconda del tipo di via preferita dai soggetti quando si drogavano. Ancora, si mostravano oggetti neutri e poi siringhe, lacci etc. I soggetti erano poi studiati con una serie di test che venivano ripetuti anche nei giorni successivi. Il CBD, al contrario del placebo, riduceva l’ansia e i sintomi di astinenza, e questo effetto si prolungava anche a sette giorni.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31109198

 Il CBD cristalli nei bimbi epilettici: uno studio italiano

29 Pazienti pediatrici sono stati trattati da medici dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Avevano tutti epilessia resistente a farmaci e anche ad altri trattamenti, come dieta chetogenica e stimolatore vagale. E’ stato somministrato CBD in cristalli, iniziando con 2,5-5 mg/Kg/dì e salendo fino a un massimo di 25 mg/kg/dì. 11 pazienti hanno avuto miglioramento del 50% o più, un paziente non ha più avuto crisi. Nessuno è peggiorato, ma 18 non hanno visto benefici. Gli effetti avversi erano modici e transitori.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=pietrafusa+ferretti

Il THC sintetico nell’agitazione da Alzheimer

Il nabilone, THC sintetico, ha ridotto l’agitazione in 39 pazienti con agitazione da malattia di Alzheimer, in un trial randomizzato in doppio cieco.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31182351