Tempo di lettura: 3 minuti

Dopo le numerose occasioni che ci hanno visti negli anni vicini e alleati in battaglie comuni per politiche sociali e legislative che riportassero il tema droghe nel campo civile del sociale, sottraendole al linguaggio repressivo del codice penale, del carcere, della patologizzazione a tutti i costi, oggi le nostre Associazioni si riconoscono nella necessità non solo di portare a compimento questa battaglia, in un quadro politico mutato, ma anche di lavorare insieme alzando lo sguardo, verso la promozione di una diversa cultura sociale, di un diverso discorso comune sulle droghe.

La legislatura di centrodestra, infatti, non solo ha fatto della criminalizzazione dei consumatori la sua bandiera, varando una pessima legge che sta riempiendo le carceri di giovani trovati con qualche spinello in tasca, ma ha segnato anche ideologicamente la percezione sociale, riportando il consumo di droghe – un fenomeno sociale e culturale che tocca nel nostro paese milioni di persone di ogni età, ceto e cultura, solo un decimo delle quali affette da problemi sociali o sanitari a causa del consumo – dentro le categorie della devianza, del reato, della malattia.
Siamo tuttavia consapevoli che l’immagine del consumatore come deviante o malato – e dunque la questione droghe come “emergenza” e non come fenomeno sociale e culturale di massa – viene da lontano, ed è diffusa e spesso radicata nel senso comune di molti. Questa immagine ha permeato nel tempo in modo ambivalente persone, pezzi di società, culture diverse, anche a noi vicine, ha frenato amministratori locali e governi nella potenziale spinta innovativa, li ha non raramente ancorati a pratiche di controllo, securitarie, stigmatizzanti.

Nonostante le politiche proibizioniste abbiano, a livello globale come a livello locale, da decenni mostrato i loro esiti fallimentari fatti di consumi crescenti, narcomafie imperanti, spreco di risorse pubbliche e aumento di sofferenze e danni individuali e sociali, la retorica proibizionista continua a proporsi – all’ONU come nelle nostre città – contro ogni evidenza come soluzione al “problema”. Quando ne è, invece, con-causa e moltiplicatore.
Ma in ogni angolo del mondo – e in Europa soprattutto – esperti, movimenti, associazioni, amministrazioni locali hanno dato vita, in forte controtendenza, a movimenti e pratiche alternative, critiche, ragionevoli. Nei Paesi ricchi, consumatori di droghe, e nei Paesi poveri, produttori di droghe, molti non si riconoscono più nella guerra alla droga dell’ONU, e si muovono per un’alternativa globale.
In questo mondo, in questa Europa, noi ci riconosciamo.

Noi scegliamo oggi insieme di agire per togliere il velo alla retorica e per riportare le politiche sulle droghe alla ragionevolezza. Noi scegliamo di civilizzare le droghe, innanzitutto, sottraendole alla retorica della war on drugs, e restituendole alla società, a noi tutti, alla nostra capacità di convivere con le culture diverse, alle nostre competenze di prevenzione, autocontrollo, mediazione, ai nostri atteggiamenti e alle nostre pratiche di rispetto dei diritti e di tolleranza.

Noi scegliamo oggi insieme di lavorare insieme per portare a compimento – del resto in sintonia con gli intenti programmatici della nuova legislatura – l’uscita dal penale e il ritorno al sociale delle politiche sulle droghe, la depenalizzazione piena, l’uscita dal codice penale e dalle sanzioni amministrative dei comportamenti di consumo individuale. Abrogazione della legge Fini-Giovanardi, rapida convocazione di una nuova Conferenza Nazionale sulle droghe, varo di un nuovo testo di legge che superi limiti e ambiguità della stessa legge Jervolino-Vassalli sono un imprescindibile e immediato obiettivo politico, che include anche la difesa di un sistema di welfare adeguato, innovato e misurato alle rapide trasformazioni dei consumi e delle problematiche correlate. Riconosciamo, in questo senso, la priorità del rilancio urgente e dello sviluppo delle politiche della prevenzione e della riduzione del danno.

Noi scegliamo al contempo di promuovere, nelle città, nei contesti e nelle razioni sociali che le nostre Associazioni attraversano, un approccio culturale, sociale e politico sulle droghe che informi correttamente, dia strumenti di conoscenza, faciliti scambi e confronto per una percezione critica e ragionevole del fenomeno-droghe e dei suoi protagonisti, basata su una lettura consapevole della realtà, su uno sguardo pragmatico, sull’attenzione e il rispetto dei singoli e dei loro diritti. In questa dimensione le Regioni e la loro autonoma iniziativa legislativa diventano preziosi punti di riferimento anche per la costruzione di percorsi innovativi e nuove sperimentazioni.

Noi scegliamo di lavorare con quanti – giovani, adulti, educatori, cittadini – sperimentano, incontrano o sono variamente toccati e interrogati dal consumo di sostanze, per fare con loro informazione e prevenzione, per ridurre i danni e i rischi, per aiutare e sostenere chi ne ha bisogno.
In questo senso sarà possibile immaginare un complesso lavoro che veda coinvolto il corpo associativo Arci, le sue Case del Popolo, le sue articolate proiezioni sul territorio, luoghi di cittadinanza e partecipazione dei cittadini.