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Sesso, droga e petrolio: gli ingredienti dello scandalo al ministero dell’Interno Usa, che in queste ore sta mettendo in serio imbarazzo i repubblicani d’America, sembrano quelli di una soap opera. Diciannove impiegati, responsabili della gestione dei diritti di estrazione del petrolio da terreni federali, si sarebbero resi protagonisti di una lunga lista di trasgressioni tra il 2002 e il 2006, secondo un rapporto presentato dall’ispettore generale del ministero, Earl Devaney. In particolare, alcuni dipendenti avrebbero avuto rapporti sessuali con rappresentanti delle compagnie petrolifere con cui erano in affari, altri ancora avrebbero fatto uso di droghe pesanti durante le riunioni di lavoro e quasi tutti avrebbero accettato per due anni regali e viaggi in cambio di falsi contratti. I protagonisti dello scandalo lavorano o lavoravano (molti si sono licenziati dopo il 2006) al ‘Minerals Service Office’ nelle sedi di Denver (Colorado) e di Washington. Avevano il compito di curare i rapporti del governo con le compagnie petrolifere statunitensi e per questo erano autorizzati a maneggiare miliardi di dollari. Secondo Devaney, nell’ufficio di Denver in particolare regnava una vera e propria ‘cultura dell’abuso di sostanze e promiscuita’. Nelle riunioni di lavoro circa un terzo dei dipendenti ‘faceva uso di marijuana e cocaina’ e due impiegati sono accusati di ‘aver avuto relazioni sessuali con rappresentanti di compagnie energetiche’. In piena campagna elettorale lo scandalo non poteva che infiammare i democratici e avere forti echi sul piano politico. La speaker democratica della Camera Nancy Pelosi ha commentato che ‘il rapporto documenta la dilagante cultura dell’esclusivita’ che ha rubato ai contribuenti americani i miliardi di dollari che avrebbero dovuto ricevere dalle compagnie petrolifere’. Per legge, infatti, le grandi industrie energetiche americane devono pagare un corrispettivo al governo – in soldi o in petrolio – per poter estrarre greggio da terreni federali. E lo sdegno democratico non si ferma qui. ‘L’amministrazione Bush ha messo alla Casa Bianca un cartello con su scritto ‘America in vendita’ fin dal primo giorno e ha corteggiato l’industria del petrolio fin da allora’ ha dichiarato Louise Slaughter, esponente democratica della Camera -. Ma non ci eravamo accorti che questa amministrazione e le grandi compagnie energetiche andassero letteralmente a letto insieme’.