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Preoccupa, negli Stati Uniti, un eventuale cambio di strategia del Messico nella lotta alla criminalita’ e al traffico di droga. Il New York Times interviene sul tema segnalando che i tre candidati alla presidenza – attesi al voto del prossimo 1 luglio – non escludono di ritirare l’esercito dalla lotta quotidiana contro il narcotraffico. Una scelta varata cinque anni fa dal capo di Stato uscente Felipe Calderon e sulla quale i tre aspiranti alla guida del Paese – visti soprattutto i risultati in termini di aumento dei morti – sembrano tradire perplessita’. Del candidato di centrosinistra del Partido revolucionario institucional (Pri), il superfavorito Enrique Peña Nieto, si ricorda l’auspicio di combattere la criminalita’ d’intesa con Washington ma di non subordinare “il Messico alle strategie di altri Paesi”. Del candidato delle sinistre Andres Manuel Lopez Obrador si sottolinea lo slogan “abbracci, non pistolettate” e l’appello agli Usa perche’ invece di inviare in Messico elicotteri, concedano crediti a condizioni favorevoli. Non si salva neanche la candiata del Pan (Partido de accion nacinal), il partito di attuale maggioranza: Josefina Vazquez Mota segnalata per aver detto che il successo nella lotta anticrimine non e’ dato dal numero di arresti ma dalla sicurezza ottenuta nelle citta’. Secondo il Nyt, l’establishment Usa non vuole esporre i propri timori per paura di mostrarsi ingerente negli affari interni del Messico. Ma la speranza, fanno sapere le fonti governative citate dalla testata, e’ che il Paese non ritiri l’esercito dalle strade e non dimentichi di coordinare le proprie politiche con la Casa Bianca.