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“Per favore unitevi subito alla battaglia per porre fine al proibizionismo sulle droghe, così come fecero le mamme di generazioni passate con la proibizione sull’alcool negli anni ’30. Ora è giunto il momento di pretendere la fine di questa insensata e punitiva criminalizzazione delle persone che usano droghe … e l’inutile violenza e morte causata dal traffico illegale di stupefacenti”.
Comincia così un appello lanciato dall’associazione “Mamme contro il proibizionismo”, nata ieri a San Diego, sulle orme della storica associazione che contribuì alla fine del divieto totale sull’alcool che contraddistinse l’America ai tempi di Al Capone.
“Ci stiamo unendo perché abbiamo ora capito, dall’esperienza nelle nostre stesse famiglie, che la guerra alla droga produce più conseguenze negative che positive”, si legge nel manifesto. “La prevenzione, la riduzione del danno e i programmi di recupero sono poca cosa e stentano a rimanere a galla per mancanza di fondi. Più di 26mila vite sono perse ogni anno negli Usa a causa di overdosi prevenibili… Una causa di morte che supera il numero di decessi provocati da armi da fuoco, omicidi e Hiv/Aids”.
“Invece di affrontare i problemi di droga dei nostri cari, il Paese spende miliardi per incarcerarli per il solo possesso di sostanze proibite. Oltre 1,8 milioni di persone sono state arrestate per droga negli Stati Uniti nel 2008, di cui 1,4% per il reato di possesso, e non per la vendita, la produzione o il traffico di stupefacenti. Circa la metà degli arresti riguarda il possesso di cannabis. Grazie in larga misura alla guerra alla droga, un americano su 32 è stato incarcerato, messo agli arresti domiciliari oppure in libertà vigilata sotto il controllo delle autorità statali o locali. La cosa peggiore è che non saranno mai perdonati. Quando escono dal carcere devono affrontare una vita intera di esclusione, tra cui la perdita permanente di opportunità educative e lavorative, come anche abitative. In alcuni Stati si perde anche il diritto a votare. … E’ più facile superare la tossicodipendenza che la fedina penale”.
Il manifesto invita quindi le famiglie a unirsi per porre fine alla guerra alla droga, definita “una guerra contro le nostre famiglie”, e a pretendere che si investa pesantemente sulla prevenzione e cura della tossicodipendenza.