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La Fda (Food and Drug Administration) statunitense ha dato il via libera a una serie di un test clinici sull’uso di psilocibina per la depressione resistente ai comuni psicofarmaci. L’esperimento sarà condotto da Compass Pathways e coinvolgerà  216 pazienti in 12-15 centri di ricerca sparsi tra Europa e Nord-america, con i primi test già partiti nel Regno Unito. A Londra, la Beckley Foundation e l’Imperial College stanno coordinando uno studio online ad ampio spettro sugli effetti delle microdosi di Lsd, con l’obiettivo di terminare la raccolta dei dati entro fine settembre e pubblicare i risultati nella primavera 2020. E secondo un’indagine condotta dall’Università della California a Davis, allucinogeni come Dmt e Lsd stimolano la plasticità e lo sviluppo neurale, con potenziali benefici per riattivare le cellule cerebrali atrofizzate tipiche di chi è affetto da depressione cronica e dal disturbo post traumatico da stress (Dpts).

Questi solo alcuni dei recenti sviluppi della ricerca scientifica su e con gli psichedelici ripresa circa vent’anni fa, dopo aver aperto le prime brecce nel quadro proibizionista imposto pressoché ovunque dalla fine dei ’60. Va infatti ricordato che già all’indomani della sintesi dell’Lsd (aprile 1943) i ricercatori si impegnati in queste indagini, e nel giro di due decenni erano stati pubblicati un migliaio di articoli scientifici su vari aspetti delle sostanze psicotrope, mentre si calcola che oltre 40.000 soggetti volontari abbiano preso parte a test di laboratorio, e si erano tenuti almeno sei convegni internazionali sul tema. Promesse riattivate proprio da questo revival degli esperimenti medici, che, nonostante le normative tuttora proibizioniste, va portando alle ulteriori spinte odierne.

Psilocibina e depressione

Per quanto riguarda Compass Pathways, si tratta dell’esperimento di maggior portata mai condotto in quest’ambito, e l’azienda for-profit ha già prodotto in proprio circa 20.000 dosi da 25 mg di psilocibina. Una volta verificate, le capsule verranno consegnate alle cliniche incaricate di condurre i test basati su stringenti protocolli scientifici, dove i pazienti, accuratamente selezionati, l’assumeranno in aggiunta alla comune terapia psicologica.

Aggiunge una portavoce della struttura: «Se questi esperimenti avranno successo, nel giro di due-tre anni potremmo chiedere il nulla-osta alla commercializzazione della psilocibina», ricordando che la depressione oggi colpisce «circa 300 milioni di persone nel mondo, e per 100 milioni di loro i farmaci odierni non danno alcun sollievo».

Fondata due anni fa da George Goldsmith e Ekaterina Malievskaia, l’azienda ha raccolto oltre 25 milioni di sterline per le sue attività e conta tra i finanziatori il noto imprenditore high-tech Peter Thiel e il produttore cinematografico Sam Englebardt, mentre nel direttivo siedono Tom Insel, ex direttore del National Institute of Mental Health (maggior organizzazione sceintifica internazionale dedita alla ricerca) e il Prof. David Nutt, co-responsabile della partnership Imperial College/Beckley Foundation. È stato proprio qui che lo scorso ottobre si è tenuto un analogo test, assai promettente ma di ridotte proporzioni, dando poi il via al più ampio progetto di Compass Pathways – come spiega Goldmsith in una lunga intervista per WikiTribune (in inglese ma da non perdere).

Microdosi psicoattive

Simili le premesse alla base dello studio sulle microdosi di Lsd (sotto i 20 microgrammi), che in sostanza riprende il protocollo informale (cicli di tre giorni, una microdose il primo giorno e niente i due successivi, per varie settimane consecutive) messo a punto anni fa dal Professor Fadiman, considerato a ragione “l’autorità” in materia anche per via dell’apposito questionario online anonimo che (alla primavera 2017) era stato riempito da circa 1500 persone di oltre dieci Paesi. Ai soggetti veniva richiesto di valutare quotidianamente gli effetti della dose assunta, in base a una scala da uno a dieci, sull’umore e sul livello di produttività e di energia riscontrati. Analoga la strategia predisposta dal team di Beckley Foundation/Imperial College, con l’importante aggiunta del ‘placebo-fai da te’ per il controllo scientifico del test, come recitano le dettagliate istruzioni-FAQ.

L’obiettivo primario è quello di valutarne gli effetti per aumentare la creatività e la concentrazione: i volontari completeranno questionari e test, faranno dei giochi cognitivi online e solo alla fine scopriranno se hanno raggiunto buoni risultati e, soprattutto, se ciò sia accaduto per via delle microdosi ingerite oppure solo perché pensavano di averlo preso (autosuggestione). In definitiva, sarà un’indagine osservazionale su ampia scala, non uno studio clinico in doppio cieco come, per esempio, quello illustrato sopra su psilocibina e depressione – pur se comunque importante per la ricerca diffusa. Ovvero: trattasi pur sempre di una pratica illegale, visto che gli allucinogeni restano sostanze super-proibite, a parte i test clinici ufficialmente approvati delle autorità.

A dire il vero Fadiman e altri ricercatori sottolineano la limitatezza di certi parametri “scientifici”, preferendo piuttosto insistere sull’importanza della soggettività e su riscontri spontanei, particolarmente nel caso di microdosi come attivatori della creatività e dell’introspezione personali, che è poi l’uso di gran lunga più diffuso: «I test clinici sono utili per rendere disponibili le sostanze in senso strettamente terapeutico, mentre le microdosi autogestite tendono a stimolare lo sviluppo e la guarigione naturale».

Altri studi ed eventi

Fra i recenti studi localizzati, seguiti da dettagliate paper scientifiche, quello della Università della California a Davis suggerisce che allucinogeni come Dmt e Lsd stimolano la plasticità e lo sviluppo neurale, riparando i danni cerebrali causati dalla depressione cronica e dal Dpts. Contesto in cui sembra funzionare bene la ketamina, un anestetico con proprietà allucinogene, che risulta particolarmente efficace contro la depressione resistente ai comuni farmaci. Proprietà questa d’altronde comune anche all’ayahuasca, che in aggiunta promuove la crescita e la maturazione delle cellule neurali. Non a caso la Beckley Foundation è impegnata anche su questo fronte, con ricerche in vitro e su esseri umani in collaborazione con ricercatori brasiliani e l’Università di Maastricht.

Infine, negli Stati Uniti prosegue l’onda lunga del libro di Michael Pollan, How to Change Your Mind, rimasto tra i best-seller del New York Times per nove settimane e pluricitato su testate di ogni tipo (con rilanci e commenti continui sui social). Pollan ne parlerà ancora in ottobre in due occasioni assai affollate, alla Horizons Conference di New York e poi alla Bioneers Conference in California. Da segnalare poi la tavola rotonda su “Psychedelics and Psychology” inclusa nel recente convegno annuale dell’American Psychological Association, fatto decisamente fuori dall’ordinario, mentre a giugno si è tenuto il Los Angeles Psychedelic Science Symposium, mirato a rendere il distretto locale dell’Università di California (Ucla) un mega-centro per l’informazione e la ricerca sugli psichedelici. A quest’ultimo evento hanno preso parte, fra gli altri, alcune figure trainanti dell’attuale revival enteogeno, come Dennis McKenna, James Fadiman, Gabor Maté, e James Oroc.