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La droga non si vince con la droga, no all’uso di psicofarmaci e soprattutto no alle cosiddette ‘droghe leggere’. Papa Francesco, ricevendo in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, i partecipanti alla 31esima edizione dell’International Drug Enforcement Conference, ritiene “discutibile” sul piano legislativo la legalizzazione delle droghe leggere e ribadisce il suo no a ogni tipo di droga. “Vorrei dire con molta chiarezza: la droga non si vince con la droga! La droga e’ un male, e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessi – afferma Bergoglio -. Pensare di poter ridurre il danno, consentendo l’uso di psicofarmaci a quelle persone che continuano ad usare droga, non risolve affatto il problema”.

“Le parole del Papa sulla droga, con il ‘no’ deciso ‘senza cedimenti o compromessi’ e senza fare le necessarie differenze, rischiano di ostacolare ulteriormente il diritto alla cannabis terapeutica, già riconosciuto nel nostro Paese ma difficile da ottenere”. E’ il timore di Filomena Gallo, segretario generale dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di cura, che ricorda come già attualmente “tanti malati vedono vanificato le loro lecite aspettative per un problema soprattutto culturale. E tutto ciò crea illegalità”, aggiunge Gallo “Sembra strano – dice all’Adnkronos Salute l’esponente dell’Associazione Coscioni – che proprio il pontefice che ha parlato di una ‘Chiesa ospedale da campo’, faccia affermazioni che, per la loro genericità, possono essere riferite anche a un preparato per uso terapeutico, legalmente previsto dietro prescrizione per alleviare le loro condizioni, ma il cui accesso resta limitato: lo stesso ministro della Salute, infatti, ha dichiarato che nel 2013 meno di 40 persone hanno usato il bedrocan (il medicinale a base di cannabis) a fronte delle diverse centinaia che potrebbero averne bisogno”.
In questo contesto, per la Gallo, le parole troppo generali del Pontefice “rischiano di creare danno. Anche perché affermazioni così generiche sono lo specchio di una società (e di una cultura sociale) che poco conosce l’argomento, grazie proprio al proibizionismo, e che, alla fine, indica soluzioni infondate scientificamente”. Da tutto questo, conclude, “nasce il nostro appello a ridiscutere il proibizionismo, il 26 giugno, in occasione della giornata mondiale dedicata alle droghe, con i giusti elementi di conoscenza e su dati scientifici incontrovertibili. Serve confrontarsi sul tema degli stupefacenti senza approcci ideologici e senza nascondersi che i proibizionismi creano illegalità”.