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Gli Usa sono sul punto di legalizzare la ma­rijuana?
Non subito a livello nazionale, come l’alcol. Ma alcuni Stati potrebbero presto cambia­ re le leggi locali, ponendo le basi per nuove norme federali: California, Nevada, Alaska…
Alaska? Lo stato dell’ultra­ conservatrice Sarah Palin?
Con un referendum una legge può passare senza la firma del governatore!
Però anche Obama è anti­legalizzazione.
Ora quasi nessuno, al Con­gresso, supporta aperta­mente la legalizzazione. Ma in molti sono pronti a discuterne, e pensano sia una buona idea. Su questo tema Casa Bian­ca e Congresso seguiranno l’iniziativa po­polare, non la guideranno. E i precedenti sono incoraggianti.
A cosa si riferisce?
Alla fine del proibizionismo, nei primi anni ’30. A ritirare le proprie leggi contro gli alcolici furono prima i singoli Stati: solo poi il Congresso cambiò la legge federale.
Cosa le fa pensare che siamo alla fine del proibizionismo sulla marijuana?
Molti fattori. Il primo è l’economia: che, guarda caso, fu la principale causa del crol­lo del proibizionismo sull’alcol. La Califor­nia è in condizioni pessime. La legalizzazio­ne porterebbe nelle casse dello Stato un miliardo di dollari l’anno. Così ora il gover­natore Schwarzenegger ha detto: “Parlia­mone”.
Ma quanto ci guadagnerebbero, gli Usa, dalla legalizzazione?
Tra 10 e 20 miliardi di dollari l’anno di risparmi, più altrettanti di guadagni in tas­se.
Come si risparmiano tutti quei soldi?
Nel solo 2008, 800mila americani sono stati arre­stati per possesso di ma­rijuana. Ogni arresto im­plica lavoro per la polizia, ingorgo del sistema di pro­cessi, sovraffollamento carcerario. E questo è solo un esempio…
E le altre cause del cambio di direzione?
La violenza dei cartelli della droga in Messi­co, che sta sconfinando anche negli Usa. La legalizzazione della marijuana per usi me­dici, che ha cambiato l’immagine dei con­sumatori: non solo “teenager coi rasta” ma anche “adulti in chemioterapia”. Il cambia­mento generazionale: gli adulti di oggi hanno usato la marijuana, da giovani, e co­noscono la differenza tra uno spinello e l’eroina. E poi, certo, un presidente come Obama che ammette di aver fumato, più volte.
Non tutti quelli che usano marijuana passa­no all’eroina. Ma chi usa eroina è partito dalla marijuana.E vero?
Sì, ma è come dire che per impedire gli incidenti in moto bisogna vietare di impa­rare ad andare in bici. Il fatto è che la proi­bizione non protegge i ragazzi. L’80% di loro dice che è più facile comprare ma­rijuana che l’alcol, negli Usa. E in Olanda, dove la vendita e il possesso di dosi persona­ li è legale, il numero di ra­gazzi che dalla marijuana è passato ad altre droghe è
minore che in altri Paesi.
Ma legalizzare la marijua­na non significa affermare che “non fa niente di ma­le”?
No: la legalizzazione non è un marchio di approvazio­ ne. Le sigarette sono lega­li, ma lo Stato conduce vigorose campagne per ridurne il consumo. Rendere la ma­rijuana legale permetterebbe un’educazio­ ne alle droghe meno ipocrita.
Che cosa bisognerebbe spiegare?
Che la marijuana causa meno assuefazione di altre droghe, ha sintomi meno forti, non ha mai causato una morte per overdose, non è associata a comportamenti violenti, causa meno danni ai polmoni delle sigaret­te…
Detta così, uno spinello sembra una buona idea.
Io non sono né anti né pro marijuana. So che milioni di persone l’hanno usata – io incluso ­ e la considerano qualcosa di positi­vo. Ma conosco persone a cui ha causato problemi.
Se sua figlia le dicesse che fuma marijuana, sarebbe tranquillo?
La vera domanda non è se la usi, ma come. Non sono preoccupato se qualcuno mi di­ce che beve alcol: lo sono se si ubriaca spes­so. Allo stesso modo, non mi preoccupa chi fuma la sera con gli amici, ma chi fuma troppo, e non sa controllarsi. Molte perso­ne di successo e molto ri­
spettate la usano!
Molti usano anche cocai­na. Meglio liberalizzare anche quella?
Io penso che sia necessa­rio trattare la marijuana come l’alcol ­ tassarla, re­golarla, e tenerne lontani i più giovani. Che il posses­so di ogni droga, per uso personale, non dovrebbe essere un crimine. E che dovremmo porta­re allo scoperto le economie della droga che alimentano violenza e criminalità.
Tra i suoi supporter c’è anche il finanziere George Soros. Fuma anche lui?
L’ha fatto qualche volta, da giovane: ma dopo le prime volte ha perso interesse. Il modo in cui la nostra società affronta que­sto tema ha a che fare meno con temi come libertà e compassione. E giustizia.