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CHICAGO – Un messaggio semplice: «Sei sicuro che si tratti di una buona idea» parlare così apertamente delle tue abitudini sessuali o dell’abuso di alcol, fumo e droga? «Non sarebbe meglio proteggere meglio la tua privacy?». Firmato: dottoressa Meg. L’email è stata inviata a centinaia di giovani utenti americani di MySpace. Ebbene: il 42%, dopo averla ricevuta, ha modificato le proprie impostazioni, tutelando maggiormente i dati personali, o ha addirittura rimosso certe informazioni. Lo studio, pubblicato su Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine, sembra confermare che molti utenti della Rete, soprattutto i più giovanissimi, non hanno ben presente i rischi legati alla diffusione online delle informazioni personali. In effetti, molti ragazzi hanno risposto alla dottoressa Meg – Megan Moreno, dell’Università del Wisconsin-Madison – spiegando di non sapere che le proprie pagine potessero essere visualizzate da chiunque, in qualunque parte del mondo.

LO STUDIO – I ricercatori hanno prima individuato una serie di profili pubblici su MySpace, scegliendoli a caso all’interno di una stessa zona a basso reddito: si trattava di giovani tra i 18 e i 20 anni che nelle loro pagine parlavano esplicitamente di sesso, droga, alcol e fumo. Metà di loro sono stati contattati dall dottoressa Meg: l’altra metà no. Dopo 3 mesi, il 42% dei giovani del primo gruppo ha cambiato le proprie impostazioni, ad esempio consentendo l’accesso solo ai propri amici. Nell’altro gruppo, soltanto il 29% ha fatto la stessa cosa. Per la dottoressa Moreno, si tratta di un dato indicativo: la conferma, cioè, che anche un semplice intervento tramite e-mail può avere un «impatto positivo» tra quei giovani che sono più difficilmente raggiungibili da sistemi più tradizionali di sensibilizzazione (ed ecco perché la ricerca è stata effettuata in una zona a basso reddito).

A RISCHIO – In un altro studio, condotto sempre dalla dottoressa Moreno, i ricercatori hanno selezionato a caso 500 profili di MySpace appartenenti a ragazzi che si dichiaravano 18enni e hanno cercato riferimenti a comportamenti rischiosi per la salute. Per esempio hanno cercato foto e messaggi riguardanti il sesso, l’abuso di alcol e droghe o comportamenti violenti. Il team ha scoperto che il 54% dei profili metteva in qualche modo in mostra un comportamento «a rischio». Il più comune era l’uso di alcol, tabacco e droghe (41% dei profili), seguito da sesso (24%) e violenza (14%).