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L’Indonesia ha ritirato fuori la pena capitale per i reati più gravi connessi alle droghe. Non accadeva da quattro anni: il Procuratore Generale ha minacciato che se non ci sarà un’inversione di tendenza nel mercato della droga, i grandi narcotrafficanti già nel braccio della morte vedranno avvicinarsi la loro ultima ora.

Fu la Corte Costituzionale, con una sentenza dell’anno scorso, a ribadire che non c’è problema a, di fatto, ammazzare qualcuno perché vende droga. Due nigeriani in carcere per narcotraffico sono stati i primi a cadere vittime di questa nefandezza: Samuel Iwachekwu Okoye e Hansen Anthony Nwaliosa sono stati uccisi dallo Stato indonesiano il 26 giugno 2008 con la rituale fucilazione di squadra. I boia armati sono 12 e mirano al petto. Amnesty International spiega che però questa barbarie, soprattutto per questo genere di reati, non trova grande consenso nel paese. Nel 2006 le pene di morte eseguite furono “soltanto” tre, a fronte del migliaio della Cina nel 2007, le 177 dell’Iran, le 82 del Pakistan e le 53 degli Stati Uniti.