Tempo di lettura: 3 minuti

NEW YORK – Dai podi olimpici alle carceri statunitensi. Finisce nella polvere di una cella, anche se grazie a una cospiscua cauzione probabilmente non ci metterà mai piede, la carriera della pantera nera dell’atletica americana. Marion Jones, 32 anni, originaria del Belize, vincitrice di tre medaglie d’oro e di due di bronzo alle Olimpiadi di Sydney 2000, è stata condannata oggi a White Plains, a New York, a sei mesi di carcere perché giudicata colpevole di doping, di aver assunto steoridi e aver mentito ai giudici che indagavano su di lei, sul laboratorio chimico Balco e sulla frode bancaria in cui era implicato anche il suo ex-compagno Tim Montgomery.

L’atleta statunitense, che ha confessato di essersi dopata prima delle Olimpiadi di Sydney 2000, era stata già squalificata per due anni dalla federazione sportiva Usa. La Federazione internazionale di atletica leggera ha cancellato tutti i risultati ottenuti dalla atleta trentaduenne a partire dal primo settembre 2000. L’annullamento dei risultati non riguarda solo le gare individuali ma anche le staffette. I due anni di squalifica vengono calcolati a partire dall’8 ottobre scorso fino al 7 ottobre 2009.

Il 5 ottobre scorso la Jones, già da tempo nella bufera per il presunto coinvolgimento nel caso Balco, aveva confessato tra le lacrime di aver assunto steroidi e anche di aver mentito agli agenti federali. In quell’occasione aveva annunciato il ritiro dall’attività agonistica e quattro giorni dopo aveva restituito le medaglie vinte e accettato lo stop di due anni, previsto per l’assunzione di anabolizzanti e oggi ufficializzato dalla Federazione internazionale. Ai Giochi di Sydney, la Jones aveva conquistato tre medaglie d’oro (100 metri, 200 metri e staffetta 4×400 m) e due di bronzo (salto in lungo, staffetta 4×100 m).


Ma ai giudici il suo pentimento tardivo, il ritiro dall’atletica e la restituzione delle medaglie non è bastato. "Le violazioni commesse sono gravi" ha detto oggi il giudice Kenneth Karas leggendo la sentenza. "Non si è trattato di un solo sbaglio, ma di un reiterato tentativo di infrangere la legge. Nessuno può esimersi dal dovere legale di dire la verità. Capisco che questo non è un bel giorno per lei e la sua famiglia".

La Jones è scoppiata in lacrime alla lettura della sentenza, che prevede anche due anni di libertà vigilata e 400 ore di lavori socialmente utili. Marion ha mentito più volte in questi anni, consapevole di farlo: sembra essere questo il motivo di una condanna così severa.

Oggi si accavallano davanti agli occhi le immagini della bella atleta di colore avvolta nella Old Glory, la bandiera stella a strisce dagli Stati Uniti, mentre fa i giri di campo trionfali con quelle di oggi quando in un tailleur nero molto elegante ma quasi a lutto Marion Jones fa scendere lacrime su momenti di gloria che non avrà più nemmeno il diritto di ricordare.

E’ successo tutto in poco tempo. La mattina di tre mesi fa la bella Marion decise che era giunta l’ora di farla finita con le bugie e le menzogne. E davanti alla corte di White Plans confessò. "E’ con grande vergogna – disse quel giorno – che mi presento a voi oggi per dirvi che ho tradito la vostra fiducia. Sono stata disonesta, e voi avete il diritto di essere arrabbiati con me. Ho tradito la mia famiglia. Ho tradito il mio Paese. E ho tradito me stessa…Voglio chiedervi perdono per le mie azioni, e spero che possiate trovarlo nel vostro cuore". Una pubblica ammenda durissima, difficile per chiunque. Sperava che bastasse nella puritana e calvinista america. Probabilmente non pensava che dire basta e raccontare la verità le avrebbe tolto non solo il passato ma anche un pezzo di futuro.