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Il DC Council, legislatore a statuto speciale della città di Washington, ha votato all’unanimità la legalizzazione della coltivazione, distribuzione, prescrizione e consumo di cannabis per scopi terapeutici. La legge dovrà essere ora controfirmata dal sindaco Adrian Fenty. Se il Congresso statunitense non impugnerà la legge entro 30 giorni, Washington DC si unirà agli altri 14 Stati che hanno già regolamentato la sostanza.
La legge prevede la creazione di un massimo di cinque centri di distribuzione di cannabis a pazienti affetti da gravi patologie dolorose e debilitanti, come Aids e tumore. Ciascun distributore potrà coltivare un massimo di 95 piante di cannabis contemporaneamente. I pazienti, a cui sarà permesso il possesso di un massimo di 2 once, dovranno ottenere una carta d’identità speciale da mostrare in caso di controlli delle forze dell’ordine della città.
Già dodici anni fa, un referendum cittadino aveva rivelato come la stragrande maggioranza degli abitanti della capitale statunitense fosse favorevole alla legalizzazione della cannabis terapeutica. Ma il Congresso Usa, che oltre ad essere situato a Washington, funge anche da organo di controllo delle autorità locali del District of Columbia, aveva bloccato l’esito del voto.
Anche se questa volta la legge entrasse in vigore, rimane comunque il conflitto con la legge federale che non ammette mai il possesso e tanto meno la produzione e vendita di cannabis. Negli Stati che hanno legalizzato la cannabis terapeutica accade spesso che i consumatori e i rivenditori di cannabis autorizzati dalla legge statale siano perseguiti penalmente dalle autorità federali. Questo accade nonostante l’Amministrazione Obama si sia impegnata a non intervenire in quelle giurisdizioni che hanno leggi specifiche sulla cannabis terapeutica.
Washington DC, capitale della federazione Usa ma anche ente locale autonomo, potrebbe diventare ora il più potente simbolo delle contraddizioni del proibizionismo.