Tempo di lettura: 3 minuti

“Mandare la gente in galera per possesso di marijuana ha rovinato troppe vite – per un comportamento che è già legale in molti Stati. E ciò ancor prima di considerare le ovvie disparità razziali alla base di queste accuse e condanne. Oggi iniziamo a correggere questi errori”.  Così il Presidente USA Joe Biden ha annunciato la decisione di graziare tutti i detenuti nelle carceri federali per il solo possesso di cannabis.

Biden mantiene così una delle promesse fatte in campagna elettorale del 2020, come ricorda qualcuno  su Twitter rilanciando stralci di un servizio CNN in cui si ribadisce che per molti “questo è il motivo per cui lo abbiamo votato”. La manovra interessa circa 6.500 cittadini che tra il 1992 e 2021 erano stati condannati perché trovati in possesso piccole quantità di cannabis, e la cui fedina pulita verrà così azzerata.

Si tratta anzi del primo elemento di una più ampia manovra tesa alla riforma delle attuali norme proibizioniste, attesa da molti e che va ricevendo ampia eco un po’ ovunque, a cominciare dalle decine di migliaia di rilanci e commenti in calce agli spazi social ufficiali della Casa Bianca. Sono ormai 19 gli Stati in cui la marijuana è regolamentata a scopo ricreativo, mentre 37 ne consentono l’uso terapeutico e gli ultimi sondaggi confermano che il 60% dei cittadini appoggia forme di regolamentazione a livello federale.

In tal senso, Biden si è spinto anche oltre invitando esplicitamente i governatori statali ad imitarlo: “Così come nessuno dovrebbe stare in un carcere federale per il solo possesso di marijuana, lo stesso vale per le carceri locali o statali”. Questo sarebbe un ulteriore e considerevole passo avanti, spiega Katharine Neill Harris, esperta sul tema alla Rice University, visto che lo scorso anno circa 300.000 persone hanno subìto arresti  connessi alla cannabis quasi tutti a livello statale.

Il terzo passaggio di questa manovra riguarda l’incarico assegnato al ministro della sanità, Xavier Becerra, e al procuratore generale, Merrick Garland, di “avviare il processo amministrativo per rivedere la classificazione della cannabis nelle normativa federale”.  Una decisione accolta assai positivamente, fra i tanti gruppi,  dal Minority Cannabis Business Association il cui comunicato ribadisce l’urgenza di “spostare il dibattito sulla legalizzazione soprattutto alla riparazione delle comunità degli afro-americani che sono state, e continuano a essere, il bersaglio preferito del proibizionismo sulla cannabis”.

Gli fa eco il deputato Earl Blumenauer, fondatore del Congressional Cannabis Caucus: “In un momento in cui il 99% degli americani vive in qualche Stato che prevede qualche forma di legalizzazione, è impensabile che qualcuno – in maniera predominante neri, latini e nativi americani – possa essere incarcerato per il semplice e non-violento possesso di cannabis”.

Un percorso quantomeno di depenalizzazione sull’intero territorio nazionale iniziato nel novembre 2019, grazie soprattutto alla maggioranza democratica alla Camera, con il primo passaggio del MORE Act (Marijuana Opportunity Reinvestment and Expungement), poi riconfermato lo scorso aprile con un voto di 220 favorevoli (217 democratici, 3 repubblicani) e 204 contrari (2 democratici, 202 repubblicani). Dove prima e fondamentale clausola era proprio quella di rimuovere la cannabis dalla Tabella I delle sostanze illecite a livello federale, seguita dall’azzeramento delle passate sentenze per reati personali legati alla sola cannabis.

Tuttavia il disegno di legge non è mai arrivato nell’aula del Senato, uno stallo che ha certamente contribuito all’attuale intervento dell’amministrazione Biden. Il quale, altro elemento importante, arriva a quattro settimane dalle elezioni di mid-term (per il parziale rinnovo delle Camere, oltre a varie cariche e disposizioni locali), nella speranza di spingere soprattutto i giovani alle urne e di rafforzare così il fronte Democratico rispetto a quello che, secondo molti osservatori, sarà il ritorno alla maggioranza Repubblicana in entrambi i rami del Parlamento.

Non a caso la campagna elettorale in corso di diversi candidati Democratici fa leva, insieme alla conferma del diritto d’aborto, alla riforma delle politiche sulle droghe come imperativo morale per fronteggiare adeguatamente le strettoie conservative e finanche anti-democratiche proposte dall’opposizione Repubblicana.

(Foto da The White House – https://www.whitehouse.gov/briefing-room/speeches-remarks/2021/01/20/inaugural-address-by-president-joseph-r-biden-jr/, CC BY 3.0 us, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=99170775)