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MILANO – «Bin Laden ha distribuito delle pillole stupefacenti e droghe agli abitanti di Zawia per combattere contro il nostro caro Paese». Gheddafi interviene ancora una volta in diretta tv, collegato telefonicamente con la televisione di Stato libica. Nel suo intervento, fa riferimento ai sanguinosi scontri odierni tra i suoi sostenitori e i ribelli nella cittadina occidentale del Paese, parla di una «rivolta farsa» e attacca Al Qaeda. «Quel che sta accadendo a Zawia è una commedia: gli uomini di Bin Laden hanno distribuito le droghe nell’acqua, nello yogurt, nel cibo agli abitanti, che armati stanno devastando la città», ha spiegato il Colonnello, asserragliato, a quanto sembra, con una decina di uomini della sicurezza a lui fedeli in un bunker sotterraneo della caserma di Bab al Azizia.

ACCUSE AGLI USA – La Libia è ormai da giorni nel caos, la rivolta anti-Gheddafi avanza e il raìs avverte che se situazione peggiorerà «si interromperanno i flussi di petrolio». Il leader libico insiste sul «terrorismo internazionale» come matrice delle violenze in corso nel Paese, ma punta il dito anche contro gli americani, mettendo in guardia da un eventuale «intervento militare americano con la scusa di combattere» Bin Laden. «Guardate – dice – cosa è successo in Iraq, in Afghanistan, in Pakistan: gli Stati Uniti non hanno mostrato alcuna pietà nel dare la caccia ad Al Qaeda, e ora Al Qaeda è qui». «Ad Al Qaeda – aggiunge – interessa solo di uccidere i vostri figli per avere il controllo della nostra nazione, a loro non interessa il bene della nostra nazione. Questa non è una vera jihad – attacca poi -, la vera jihad c’è stata quando abbiamo combattuto contro i colonialisti italiani». Un esempio da seguire necessariamente ora, secondo il Colonnello, «contro questi rivoltosi». Toni altalenanti quelli di Gheddafi, che in un altro passaggio del suo discorso chiede al suo popolo di far tornare il Paese alla normalità e che prevalga un «nuovo modo di pensare».

IL POTERE – Nel suo discorso, il Colonnello sostiene di non essere interessato al potere e di non detenerne alcuno se non quello «morale». «La Regina Elisabetta è al potere da più tempo di me, ma a lei non accade nulla» ci tiene a precisare, spiegando di essere diventato nel tempo una specie di «leader simbolico» della Libia e sottolineando che la gestione della macchina statale è nelle mani delle istituzioni. L’avvertimento, in ogni caso, è chiaro: «Non è un problema di autorità delle persone, ma di terrorismo internazionale: gente malata di mente, alla quale non importa nulla della sorte del Paese e che sta distruggendo la nostra storia». «Dal 1977 – dice rivolgendosi al popolo – l’ho lasciato a voi. Avete il potere di gestire le cose nel modo che ritenete più opportuno».