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Al Presidente del Consiglio Romano Prodi
Al Consiglio dei Ministri

Poco meno di un anno fa, nel febbraio 2006, veniva convertito in legge, con il numero 49/06, il cosiddetto decreto Fini – Mantovano – Giovanardi sulle droghe. Fu un vero e proprio, clamoroso, golpe istituzionale: fu, come noto, frettolosamente inserito nel decreto sulle Olimpiadi Invernali, non un solo minuto fu dedicato, in Parlamento o in qualche Commissione, alla discussione di un testo che avrebbe normato una materia delicata, complessa, che ha effetti importanti sulle vite e sui destini di milioni di persone, e anche, e non secondariamente, sulla civiltà sociale e giuridica del Paese. Un testo che calpesta gli esiti del referendum del 1993, con il quale gli italiani avevano scelto almeno di limitare i danni della originaria formulazione della legge 309/90, evitando il carcere ai consumatori e abrogando quella dose media giornaliera che, in spregio ad ogni criterio di scientificità e giustizia, trasformava i consumatori in spacciatori. Un testo su cui la quasi totalità degli operatori del pubblico e del privato, delle comunità, delle associazioni e del volontariato si è sempre detto contrario, dando vita nei cinque anni di governo del centro destra a un variegato, plurale e determinato movimento di opposizione.
Questo vasto movimento ha trovato nei partiti del centro sinistra un interlocutore politico attento alle ragioni sociali, culturali, scientifiche e di politica sociale che chiedevano con forza di impedire questo ritorno alla logica repressiva e ideologica sulle droghe: tanto che nel programma politico della coalizione furono incluse in modo inequivocabile e netto sia, in prima battuta, la abrogazione della legge 49/06, sia un’azione di riforma dell’intera normativa nel segno della depenalizzazione delle condotte di consumo, dell’apertura verso prassi di prevenzione, cura, e riduzione dei danni innovative, sia, ancora, di una adeguata e efficiente riorganizzazione del sistema dei servizi.

“Dal penale al sociale”, aveva chiesto questo ampio movimento, e su questo il centro sinistra ha siglato un patto attraverso il suo programma politico.
Ora, nel momento in cui vi apprestate a stilare gli impegni di governo per il 2007, siamo qui a ricordarvi questo impegno. La vostra agenda è fitta, è vero, ma questa è una riforma urgente: la legge 49 è vigente, è una delle leggi più repressive in Europa, e sta continuando a produrre i suoi danni, umani, sociali, giuridici ed economici. Sono danni destinati a restare scritti nella vita di molti: questa ci pare una responsabilità enorme, e sarebbe un vero paradosso se le forze politiche che questa legge hanno sempre osteggiato, continuassero a farsene carico. Non solo: oltre il vincolo del programma, crediamo che il tema delle droghe possa essere emblematico di una differenza della politica “a sinistra” attorno alla quale molte e alte sono le aspettative, dopo cinque anni di approccio strumentale e rozzamente ideologico ai temi “sensibili”. Ci aspettiamo, cioè, che non siano esigenze tattiche a governare la logica riformista sui temi delle libertà e della convivenza sociale, ma una rinnovata cultura, democratica, laica e tollerante, del diritto e dei diritti.
La riforma della 49/06 e della legge 309/90 nel segno della depenalizzazione, del restituire al sociale ciò di cui il penale si è impossessato, poggia sulle basi sicure e ampie di un lungo lavoro di confronto, studio, analisi maturato da almeno dieci anni: nelle Conferenze nazionali sulle droghe del 1997 e del 2000, nelle Consulte nazionali che, fino al 2001, hanno lavorato mettendo insieme competenze e professionalità, in tanti tavoli regionali e nazionali, nella pluralità di analisi e studi di valutazione sulle politiche e sugli interventi, nelle reti e nei movimenti dell’ultimo decennio. Un patrimonio che la destra ha tentato di azzerare, e che questo governo, al contrario, ci aspettiamo sappia riconoscere e valorizzare, facendone quel bagaglio di conoscenze acquisite su cui la riforma trovi le sue solide premesse.
La Consulta e il Comitato scientifico istituiti presso il Ministero della Solidarietà sociale e la Commissione creata preso quello della Salute hanno già iniziato il loro lavoro, e il 2007 vedrà lo svolgersi di una nuova Conferenza nazionale; il movimento per una nuova politica sulle droghe è ricco di proposte, conoscenze, saperi; in Parlamento sono già depositati testi di legge, come quello Boato, che recepiscono li linee di una riforma possibile. Il 2007 può e deve essere, allora, anche l’anno di una riforma non più rinviabile.

Associazione Forum Droghe