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La nascita del neo Comitato scientifico presso il Dipartimento politiche antidroga è stata annunciata, in collegamento telefonico dagli Usa, dal suo presidente, Antonello Bonci, neurologo di California. Una prassi quanto meno curiosa, ma non del tutto incongruente: dopo tutto, la metà dei componenti viene dagli Usa. Howard Fields, Eric Nestler, Rita Goldstein, Kathleen Carroll, e, last but not least, Nora Volkow, direttrice del Nida, l’Istituto nazionale americano sulle droghe.
Il sottosegretario Giovanardi profonde entusiasta l’aggettivo «scientifico» ogni tre parole: chissà come sta insieme a certe altre frasi iperscientifiche del tipo «tutte le droghe sono uguali». Superando una certa pena per il provincialismo alla Alberto Sordi, che tanto lo fa gongolare, subentra l’inquietudine per il futuro che ci aspetta: la brain disease, il consumo di droghe come malattia del cervello. Il Comitato è infatti regno incontrastato dei suoi sostenitori, neurologi soprattutto e, in subordine, psichiatri, e la presidente del Nida fa da marchio di qualità.
A leggere le dichiarazioni di Federserd, gli operatori italiani non fanno una piega, ed anzi apprezzano la novità. La «scienza» così tanto invocata e messa sotto garanzia Usa si appresta a guarire la società dalla malattia del consumo di sostanze psicoattive, tutte le sostanze, tutti gli stili, tutti i consumi e tutti gli abusi. Giovanardi non è stato folgorato da Serpelloni, passando dalla morale alla neuroscienza, ha solo trovato un nuovo strumento – la malattia del cervello – ?per rafforzare la sua morale.
Intanto, a mo’ di anteprima, arriva la campagna comunicativa – «scientifica» a sua volta – a base di cervelli bucati (capirai l’innovazione iconografica, qualcuno ricorda gli occhi bianchi?) e di frasi del tipo «anche una sola volta brucia il cervello». Un sacco «scientifico».