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Apriamo con questo numero una rubrica di informazione su alcune esperienze e sul dibattito nel campo delle politiche sulle droghe in corso nei vari Paesi, con particolare attenzione al vecchio continente.

Portogallo

Il 30 e 31 maggio si è tenuta a Lisbona una riunione dell’Associazione Portoghese Antiproibizionista, che ha riunito politici e intellettuali di tutte le tendenze politiche. Nel documento finale viene lanciato un appello al governo portoghese affinché intraprenda finalmente un “sincero dibattito sulla questione droghe” e si apra alla “legalizzazione degli stupefacenti abbandonando nello stesso tempo la strada della repressione”.

In quella sede, Almeida Santos, presidente dell’Assemblea della Repubblica, si è esplicitamente augurato la legalizzazione delle droghe e la loro distribuzione controllata dallo stato. Infatti, secondo il presidente del parlamento portoghese, “se gli stupefacenti si potessero acquistare nelle farmacie, non ci sarebbero migliaia di morti per overdose o per alterazione delle sostanze. Inoltre si eviterebbe la crescita della criminalità legata al prezzo elevato delle droghe, che la maggior parte dei tossicodipendenti non può permettersi senza furti e altri crimini”. L’ex ministro della Sanità, il conservatore Paulo Mendes, che è anche medico, ha ricordato l’obbligo professionale per gli operatori del settore di seguire la strada della riduzione del danno, come si sta facendo peraltro con l’alcool. Anch’egli ritiene che non ci siano alternative serie alla legalizzazione dei derivanti della canapa e al controllo medico sul consumo di droghe pesanti e ha auspicato un dibattito nazionale serio e sincero, portando ad esempio l’esperienza olandese con i suoi coffee shops e quella spagnola, che permette la coltura domestica delle piante di marijuana per uso personale. Mendes ha poi rivelato che anche il Primo ministro del governo di cui aveva fatto parte era d’accordo con le sue tesi, ma non se l’era sentita di prendere iniziative pubbliche in quella direzione. Ma la richiesta di indire un referendum sulla questione è stata scartata dal vice Primo ministro socialista José Socrates, che teme “ripercussioni incontrollabili che il Portogallo non si può permettere” da un’iniziativa autonoma, anche se giusta in via di principio, del Paese lusitano.

(“El Pais”, 1° giugno 1998)

Svizzera

Sempre più il “modello svizzero” sta imponendosi come una delle esperienze innovative e riuscite nel campo della riduzione del danno avviate negli ultimi anni. Anche il Partito popolare svizzero ha ultimamente riconosciuto senza mezzi termini la piena riuscita dell’esperimento di somministrazione controllata di eroina.

(“Die Tageszeitung”, 16 giugno 1998)

Germania

Il 16 giugno si è tenuta una giornata di mobilitazione sulle droghe che offre la possibilità di fare un bilancio sul dibattito in Germania, dove i giorni della “guerra alla droga” sembrano contati. L’ordine dei medici tedeschi, finora tra i più duri oppositori della distribuzione controllata di eroina, lascia intendere attraverso un suo portavoce, Ingo Flenker, che sta per cambiare rotta. “1700 morti all’anno sono troppi, dice Flenker. Questi è fiducioso che sia con un cambio alla guida del Paese, sia con la riconferma dell’attuale governo, ci saranno novità importanti a partire da ottobre. Anche l’Osservatorio centrale sulle tossicodipendenze, il maggiore consigliere del governo in materia, sta riflettendo su un allargamento delle prospettive. Oltre alla prigione e alle cure coatte, si dovrebbe sperimentare anche la distribuzione di eroina terapeutica e il “buco pulito” sotto controllo medico. In netto contrasto con queste tendenze e le timide aperture del ministro per la Sanità, Horst Seehofer, il responsabile delle politiche sulle droghe del governo Kohl, Eduard Lintner della CSU sta tenendo la fortezza della repressione, affermando che non accetterà mai “la liberalizzazione del consumo di droghe”. È atteso per i prossimi giorni un pronunciamento della commissione sanità del Bundestag per aprire in via sperimentale locali in alcune città per iniettarsi l’eroina sotto controllo sanitario. Dopo una lunga visita della stessa commissione a Zurigo, non ci sono più argomenti che tengano per opporvisi. Dato che Kohl ha deciso di impegnarsi in una campagna elettorale abbastanza populista e di destra, resta qualche dubbio sui tempi di decisione per dare avvio a queste innovazioni. Anche i capi della polizia, soprattutto delle grandi città, hanno colto l’occasione della giornata del 16 per ribadire la richiesta di collaborare in maniera più stretta con le autorità svizzere, per perfezionare i modelli fin qui sperimentati e metterli in pratica anche in Germania.

(“Die Tageszeitung”, 16 giugno 1998)

Francia

È stato pubblicato un rapporto dell’INSERM, (Istituto Nazionale della Sanità e della Ricerca Medica) sulla pericolosità dell’ecstasy, presentato al ministro della Sanità, Bernard Kouchner, nel quale si fa anche riferimento specifico alla non-pericolosità sociale dei derivati di canapa. Nel rapporto, che cerca soprattutto di evidenziare i problemi dell’ecstasy, si confrontano anche le varie sostanze stupefacenti per quanto riguarda la loro pericolosità sociale e sanitaria. Mentre l’eroina e la cocaina figurano assieme all’alcool nella prima fascia di pericolosità, l’hascisc e la marijuana sono classificati nell’ultima, che raccoglie le sostanze definite “innocue”.

(“Le Monde”, 17 giugno 1998)

Messico

I vescovi del Messico hanno criticato il governo messicano, impegnato in una “guerra alla droga” senza frontiere. A detta loro “la violenza e la lotta fra i cartelli dei narcotrafficanti hanno trasformato il Messico in un teatro di morte e violenza che le forze governative non possono contenere, sia perché la situazione è ormai sfuggita di mano, sia per la corruzione e la complicità coi trafficanti di molti apparati dello Stato”. I vescovi hanno anche sottolineato il fatto che “il problema della dipendenza dalle droghe va a braccetto con un problema ancora più grande: quello del traffico di droga”. Il monito, raccolto nel documento finale della conferenza episcopale messicana, arriverà fino in Vaticano?