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In Olanda è in corso un dibattito cruciale sul futuro delle politiche tolleranti per quanto riguarda la vendita di piccole quantità di cannabis nei coffeeshops. Dopo 33 anni durante i quali questa politica è sopravvissuta alle aspre critiche dei governi dei paesi confinanti e dell’Onu, oggi alcune forze all’interno della società olandese chiedono che la politica di tolleranza sia sostituita da una politica di regolazione legale.
Quando, all’inizio del 2007, hanno dato vita alla attuale coalizione di governo, i socialdemocratici (Pvda), i cristianodemocratici (Cda) e i fondamentalisti cristiani (Cu) hanno deciso di non affrontare la questione dei coffeeshops durante la loro legislatura (destinata a durare fino al novembre 2010). In questo modo speravano di evitare il confronto fra le due posizioni rappresentate nel governo: l’intenzione di cancellare le politiche tolleranti chiudendo i coffeeshops (l’opzione dei cristianodemocratici) e la proposta di sviluppare il modello attuale con una legalizzazione della coltivazione di cannabis per l’approvvigionamento dei coffeeshops (la posizione difesa dai socialdemocratici).
Nella dichiarazione del governo, l’unico riferimento alla questione era il «desiderio» di chiudere i coffeeshops situati in un’area di 250 metri dalle scuole secondarie. Poiché le sole autorità competenti ad aprire o chiudere i coffeeshops sono quelle municipali, il governo per i prossimi quattro anni ha implicitamente affidato la responsabilità della gestione delle politiche sulla cannabis al livello locale.
Ed è a livello locale che sta crescendo il sostegno a favore della legalizzazione. In una ricerca effettuata dall’Associazione dei comuni olandesi (Vng) nel novembre 2008, oltre la metà (54) dei sindaci delle 106 municipalità che ospitano uno o più coffeeshops si è espressa a favore della legalizzazione dell’intera catena del mercato della cannabis; meno di un quarto (25) si è dichiarato favorevole a proseguire con il modello attuale e 9 sindaci si sono espressi per il ritorno a un divieto totale.
Il 13 novembre, i 30 sindaci più coinvolti hanno concordato un cosiddetto «summit sulla marijuana» («wiettop» o «weed bud» in olandese) per proporre al governo di applicare una «politica semplice e trasparente, comprendente un sistema legale per rifornire i coffeeshops da realizzarsi in coordinamento con i governi europei». Questa proposta è stata firmata anche dai sindaci di Roosendaal e Bergen op Zoom, città del sud dell’Olanda, il cui annuncio della chiusura di tutti i coffeeshops per fermare l’arrivo massiccio dei «turisti della droga» dalla Francia e dal Belgio aveva portato al summit. Il sindaco di Eindhoven, anch’essa vicina al confine con il Belgio, aveva reagito proponendo di creare una piantagione legale per rifornire i coffeeshops della sua municipalità e ridurre così il traffico illegale di cannabis che avviene all’esterno dei coffeeshops provocando molti problemi con i turisti.
L’atteggiamento dei sindaci riflette il livello di integrazione del fenomeno cannabis e coffeeshops in Olanda. La loro proposta di legalizzazione parte da un semplice calcolo del modo migliore di amministrare questo problema. Essi vedono ogni giorno che i coffeeshops non sono il problema, mentre lo è il fatto che il loro approvvigionamento continui ad essere illegale. D’altro canto, diventa sempre più chiaro che il governo olandese non ha argomenti per giustificare il suo rifiuto di passare a una nuova fase nella politica sulle droghe. Ciò è emerso nel corso del Tribunale della cannabis organizzato dalle organizzazioni Cannabis College, Dutch Drug Policy Foundation e Encod nella sede del Parlamento olandese all’Aja nei giorni 1 e 2 dicembre.
Gli organizzatori avevano sfidato i partiti politici olandesi a controbattere l’affermazione secondo la quale «la proibizione della cannabis ha effetti più negativi che positivi». L’unico politico che ha osato farlo è stata Cisca Joldersma, portavoce del Cda sulle questioni relative alle droghe, che è apparsa al Tribunale in un dibattito con l’ex presidente della Dutch Police Association (Associazione della polizia olandese) Hans van Duijn, un sostenitore della legalizzazione.
Le argomentazioni di Joldersma, basate soprattutto su opinioni e non su evidenze, sono state considerate «prive di valore» dal giudice del Tribunale, il filosofo del diritto Hendrik Kaptein dell’Università di Leida. Gli organizzatori hanno concluso che un dibattito parlamentare sulla proibizione della cannabis è necessario e urgente, giacché nessun partito politico olandese sembra essere in grado di spiegare per quale motivo questa dovrebbe essere mantenuta.
Entro l’estate del 2009 il parlamento olandese discuterà la situazione dei coffeeshops, dopo che il governo avrà resi pubblici i risultati di una valutazione ufficiale.
Se non succederà niente, molto probabilmente la questione del loro approvvigionamento (il cosiddetto back door issue) diventerà una questione elettorale nel 2010, e inevitabilmente dominerà le trattative per il prossimo governo.

*Encod