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In questo mese di marzo, vi è stata un’ alternanza di avvenimenti sulle droghe così contrastanti che è davvero difficile individuare una linea chiara di indirizzo. Cominciamo dal fatto strategicamente più significativo. Il 7 marzo la Camera dei deputati ha accolto un ordine del giorno, sottoscritto da tutti i rappresentanti dell’Unione, per individuare un’efficace strategia di contrasto alla coltivazione e al commercio illegali di oppio: anche riconvertendo le colture illecite del papavero in Afghanistan in colture legali, per estrarne morfina da destinare alle terapie del dolore. Non si è trattato di un colpo di fortuna né di un colpo di mano. Il documento è stato approvato in seguito a una discussione pubblica e a un confronto che ha coinvolto forze politiche e opinionisti e segnala una netta discontinuità con la retorica della guerra alla droga e la pratica della radicazione violenta delle colture tradizionali. Forum Droghe ha partecipato alla costruzione di questa “ utile provocazione” come è stata definita dal Riformista, ponendo sul terreno della politica quella che fino ad allora era stata solo un’ipotesi tecnica, accusata di “astrattezza”.
Il governo ha accettato l’impegno a porre sul tappeto nelle sedi internazionali l’acquisto dai contadini della loro produzione di oppio: all’apertura di credito di D’Alema è seguito l’intervento del ministro Ferrero a Vienna alla riunione della Cnd dell’Onu. Così l’acquisto dell’oppio afghano ha trovato posto fra le novità strategiche del governo, sulle droghe e sulla guerra. Ora occorrerà incalzare il governo perché avvii un’azione concertata a livello di Unione Europea e si coinvolgano le Ong interessate e la Croce Rossa internazionale. Non sfugge a nessuno quanto sarà duro lo scontro con Antonio Costa e con gli Stati Uniti, che vorrebbero importare in Afghanistan il modello colombiano della guerra a oltranza al narcoterrorismo: pare infatti che si apprestino a insediare a capo dell’ambasciata di Kabul il diplomatico che ha retto la sede della Colombia. Parodiando il vecchio Marx: la Conferenza internazionale sull’Afghanistan non sarà davvero un pranzo di gala.
Veniamo alle miserie. Dopo l’allarme cocaina, il ministro dell’interno Giuliano Amato si è prodotto nell’allerta “studenti che si drogano per prendere bei voti”, premessa per lanciare i test antidroga nella scuola. Non varrebbe neppure la pena di commentare, visto che il ministro stesso l’ha definita una “idiozia”. Ma le idiozie spesso sono utili, come ben si sa. E le fantasmagoriche quanto grossolane esternazioni del dottor Sottile un effetto di sicuro lo ottengono: quello di riaffermare la lotta alla droga “senza se senza ma”, buona ovviamente ad allontanare la temuta (a destra ma anche a manca) ipotesi di modificare la Fini Giovanardi. Così Casini plaude al testaggio chimico degli studenti, ampliandolo agli scolaretti di Montecitorio. Amen.
A soccorso dei manovrieri, è inopinatamente intervenuta la sentenza del Tar del Lazio, che ha annullato il provvedimento della ministra Turco sulla cannabis. Dal punto di vista giuridico, non si capisce come mai ciò che è stato legittimo per Berlusconi e Castelli non sia permesso a Turco e Mastella: definire cioè un “moltiplicatore variabile” (certamente non scientifico) che stabilisca la quantità massima detenibile di canapa al di sotto della quale il consumatore non è automaticamente considerato spacciatore presunto. Rimane perciò il sospetto che il clima politico “senza se e senza ma” abbia avuto il suo peso, eccome. La droga come banco di prova di teo accordi bipartisan? E quando la politica farà sentire la propria voce?