Tempo di lettura: 4 minuti

Il Plan Colombia è stato varato dal governo statunitense nel 1998, con lo scopo di stroncare o, quantomeno, ridurre fortemente la produzione di cocaina, soprattutto attraverso l’azione dei reparti militari appositamente addestrati nell’individuazione e distruzione dei laboratori clandestini, oltreché nella fumigazione delle piantagioni scoperte. Amnesty International ne diede subito un giudizio pesantemente negativo affermando che «il Plan Colombia era stato concepito senza consultare i presunti beneficiari e le organizzazioni non governative nazionali ed internazionali» e che «ignorava le radici del conflitto sociale ed armato in atto – le cui ragioni erano essenzialmente ascrivibili alla carenza di diritti umani – proponendo, invece, una strategia di tipo militare». Per queste stesse ragioni, l’Unione europea si era limitata a finanziare la parte del Piano non direttamente riconducibile agli aspetti militari.
Dal 1998 fino ad oggi, il governo degli Stati Uniti è stato accusato sempre più pesantemente, sia all’interno che all’estero, di perseguire, attraverso il Plan Colombia, non tanto il contrasto alla cocaina quanto il controllo politico e militare delle regioni circostanti. Ma la storia degli ultimi cinquanta anni insegna come i governanti Usa abbiano sempre catalogato come strumentali le critiche alla loro politica estera ed abbiano proseguito per la propria strada. Lo hanno fatto anche in questo caso.
Ma ora è emersa, con tutta evidenza, una realtà che potrebbe metterli in seria difficoltà poiché è apparentemente inspiegabile che, dopo aver direttamente provveduto all’addestramento dei reparti militari speciali colombiani, abbiano continuato, anno dopo anno, ad elargire al governo della Colombia un’enorme quantità di denaro (in tutto circa 12.000 miliardi delle vecchie lire), nonostante il Plan Colombia stesse chiaramente andando incontro al risultato opposto a quello ufficialmente perseguito: secondo i dati dell’Onu, la produzione colombiana di cocaina è, infatti, passata dalle 326 tonnellate del 1998 a 610 tonnellate nel 2006! Se prima che il Piano intervenisse la Colombia produceva il 40% della cocaina mondiale, dopo sette anni di sviluppo del Piano è giunta a produrne circa il 70%!
Già da questi dati emerge, senza possibilità di appello, il fallimento. Ma la realtà è assai peggiore.
Infatti, la produzione annua colombiana di cocaina è nettamente superiore alle 610 tonnellate e sfiorava, già nel 2000, le 1.000 tonnellate come è stato calcolato dalle stesse autorità colombiane, il cui parere, peraltro, è citato letteralmente dallo stesso Report 2001 dell’Onu: «le autorità colombiane recentemente hanno stimato che la produzione di cocaina in Colombia potrebbe potenzialmente essere superiore a 947 tonnellate»! È singolare che l’Ufficio dell’Onu per la lotta alla droga abbia riportato tale valutazione ma poi l’abbia ignorata formulando una stima della produzione colombiana nettamente inferiore. Così come è singolare che, fino al 2005, le statistiche del governo statunitense e quelle dell’Onu abbiano, per i primi sei anni del Plan Colombia, descritto una realtà che non esisteva: cioè una produzione colombiana che, dopo essere fortemente aumentata nel primo anno del Piano (da 326 tonnellate del 1998 a 680 tonnellate nel 1999: davvero un bell’inizio…) avrebbe poi manifestato una continua diminuzione fino a ridursi a 390 tonnellate nel 2004: un grande successo? No, poiché solo un anno dopo, l’Onu ha “corretto” i dati del 2004 e le 390 tonnellate sono “divenute” 640 tonnellate… è sconcertante che questo modesto “gioco di prestigio” sia stato già sufficiente a confondere tutti gli osservatori e gli esperti mondiali di droga.
Peraltro, con il Report del 2005, l’Onu si era spinto oltre ogni limite di credibilità, affermando che nel 2004 su 687 tonnellate di cocaina prodotte a livello mondiale, ben 588 (cioè l’86%!) erano state sequestrate; così facendo, ha descritto i cartelli colombiani e le tante altre organizzazioni criminali impegnate nei traffici di cocaina come degli incapaci, letteralmente sconquassati dalle forze di polizia…. Il 15 giugno dell’anno scorso Libera ha denunciato pubblicamente l’assurdità di queste percentuali ed un mese e mezzo dopo il nuovo Report dell’Onu ha “corretto” da 687 a 937 tonnellate (!) la stima della produzione mondiale di cocaina e, con uno stratagemma contabile, ha “ridotto” da 588 a 356 le tonnellate di cocaina sequestrata: dunque, così facendo, ha restituito ai trafficanti la “caratura” criminale che meritavano.
Colpiti da questa sistematica e disinvolta “riscrittura” dei dati, con Libera abbiamo deciso di analizzare tutti i Report dell’Onu pubblicati tra il 1999 e il 2007, scoprendo che, già negli anni precedenti e in numerose circostanze, l’Onu aveva pesantemente ed incoerentemente “corretto” i propri dati pregressi!
Questo sconcertante balletto di cifre necessita di una sintesi.

È inconfutabile che, dal 1998 ad oggi, la produzione mondiale di cocaina è incessantemente aumentata e, più ancora, è esplosa proprio nella Colombia, laddove il Plan sostenuto dagli Usa avrebbe invece dovuto ridurla o farla sparire.

È altrettanto innegabile che l’Ufficio Onu per la lotta alla droga abbia fornito per anni alla comunità internazionale dati fasulli volti a descrivere inesistenti successi del Plan Colombia e della propria stessa strategia di lotta alla droga.
Per evitare l’accusa di aver reiteratamente ammannito al mondo intero menzogne utili per coprire altro, il governo Usa e l’Onu potrebbero ora sostenere che, quando si ha a che fare con la clandestinità dei fenomeni criminali sia facile commettere errori di valutazione; ma questa prevedibile giustificazione non reggerebbe poiché in dieci anni di Report è stata prima descritta una produzione colombiana modesta, poi è stata fortemente corretta verso l’alto quando è stato varato il Plan Colombia, quindi di nuovo indicata in diminuzione durante lo svolgimento del Piano, fino ad ammettere di nuovo l’aumento quando non era più possibile fare diversamente.
Secondo logica, i responsabili di questo fallimento dovrebbero uscire di scena. Ma è ridicolo solo pensare che lo facciano i governanti Usa i quali sono rimasti al loro posto anche quando è emerso che avevano prodotto false prove per dimostrare che Saddam deteneva armi di sterminio di massa. Che si facciano almeno da parte i responsabili dell’Ufficio Onu per la lotta alla droga, visto che non soltanto la produzione di cocaina ma anche quella dell’eroina è in continua, terrificante, espansione.
La responsabilità dell’Onu è particolarmente grave poiché, per descrivere una inesistente realtà in miglioramento, ha fatto perdere credibilità ai propri dati e alla propria azione di coordinamento internazionale, peraltro generando una grave confusione negli operatori che in tutto il mondo sono impegnati quotidianamente nella lotta alla droga.
Fino a due anni fa si è voluto far credere che la produzione mondiale di cocaina fosse inferiore alle 700 tonnellate poi, qualche mese fa, l’Onu ha ammesso che essa è superiore a 1.000 tonnellate. Dal nostro studio – peraltro puntualmente confermato da una recentissima ricerca del TransNational Institute – già emerge una produzione di 1.500 tonnellate. Ma abbiamo fondati motivi per ritenere che, a breve, scopriremo una realtà molto peggiore.