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Gianfranco Fini ha scelto la presentazione del volume Degenerazioni. Droga, padri e figli nell’Italia di oggi di Alessandro Barbano, pamphlet di accusa contro «il conformismo delle canne», per rilanciare la politica proibizionista in materia di droghe.
Se il volume di Barbano si appresta a diventare il nuovo Testo Sacro del proibizionismo italico, è bene porre subito in guardia sulle menzogne e i travisamenti mediante cui il vicedirettore de Il Messaggero argomenta la tesi per cui «Punire chi si droga è un dovere, cui lo stato deve adempiere a tutela del valore supremo della libertà» (p. 107).
È legittimo che Barbano, come chiunque, esprima le proprie opinioni sulla droga e dichiari che drogarsi è un crimine, che non ci sono più i valori di una volta e i padri non fanno i padri e i figli non fanno i figli e tutti fumano troppe canne. In fondo sono affari suoi.
Il problema è che Barbano non è una persona qualunque. È il vicedirettore di un quotidiano e insegna giornalismo alla Sapienza di Roma: dovrebbe avere ben chiaro in testa cosa significa controllare le fonti, separare fatti da opinioni, e soprattutto non raccontare menzogne ai lettori.
Purtroppo è proprio quello che fa Barbano: travisa, o mente, per trasformare le proprie opinioni in verità oggettive. In buona o cattiva fede: per la deontologia professionale di un giornalista che insegna all’università non so cos’è peggio.
Barbano, infatti, per supportare la tesi secondo cui la cannabis è la fonte di tutti i mali, fa un errore clamoroso: tira in ballo l’articolo di David Nutt («Development of a rational scale to assess the harm of drugs of potential misuse») pubblicato su Lancet n. 369 (marzo 2007). Egli cita la ricerca di Nutt e colleghi affermando che «gli scienziati inglesi dimostrano che la canna è responsabile dell’aumento del 40% delle psicosi» (p. 102). Si tratta di una menzogna bella e buona, derivante dal fatto che l’autore si è limitato a consultare le fonti giornalistiche, e non quelle primarie (o peggio: le ha esaminate e poi le ha ignorate).
Intorno alla ricerca di Nutt, infatti, era scoppiato un certo caso già un anno fa, quando il quotidiano inglese Independent annunciò che proprio a causa delle nuove evidenze scientifiche scaturite dal lavoro di Nutt (che sarebbe stato pubblicato di lì a poco), chiedeva pubblicamente scusa, in prima pagina, per aver promosso fino ad allora la liberalizzazione della cannabis, cambiando completamente fronte e lanciando il terribile «allarme skunk» (la presunta «supercannabis»).
Quando poi la ricerca fu pubblicata, chi si prese il disturbo di leggerla scoprì con stupore che non aveva nulla a che vedere con quello che sosteneva l’Independent. Anzi: Nutt e la sua equipe arrivavano ad affermare che sarebbe stato scientificamente più rigoroso declassare la cannabis (e l’ecstasy!) nel novero delle sostanze meno pericolose, e di classificare invece l’alcol tra quelle più nocive. Proprio il contrario di quello che sostengono Barbano, Fini e Giovanardi. In ogni caso, lo scopo del lavoro di Nutt non era valutare la pericolosità delle sostanze, ma le modalità attraverso cui le droghe vengono classificate, dimostrando che le tabelle sono costruite su basi piuttosto arbitrarie. Naturalmente la falsa notizia aveva già fatto il giro del mondo, contaminando ampiamente anche la maggior parte dei quotidiani nostrani. La breve smentita pubblicata in seguito dall’Independent rimase invece ben custodita tra le sue pagine. (Sulla vicenda cfr. Giorgio Bignami, Fuoriluogo, marzo 2007; Giorgio Bignami e Paolo Nencini, Fuoriluogo, aprile 2007).
Sappiamo quanto male possano fare le menzogne e i falsi allarmismi nel contesto del consumo di sostanze. La gente muore, la criminalità organizzata si arricchisce.
Personalmente ritengo che, avendo consapevolmente o meno mentito, Barbano dovrebbe pagarne le conseguenze professionali: non solo ha provato ad ammantare le sue opinioni di verità scientifica (con cui argomentare la necessità di nuove leggi), ma l’ha fatto con una goffaggine da principiante.
Forse, si fosse trattato di qualunque altro argomento, le cose sarebbero andate diversamente: Barbano non l’avrebbe passata liscia. Ma qui si tratta di droga: non c’entra la scienza, non c’entra la corretta informazione. Il vero mistero non è perché la gente si droghi, ma perché il resto della società non sia in grado di affrontare seriamente la questione.