Tempo di lettura: 2 minuti

Gentile on. Turco,
mi scusi se le racconto i miei problemi personali, ma sono gli stessi di molti altri malati, e vorrei che lei ne avesse conoscenza diretta.
Ho 34 anni, e dal 1992, quando fui investito da un’auto, soffro di epilessia post-traumatica. All’inizio sono stato curato, con pesanti effetti collaterali e senza buoni risultati, con farmaci tradizionali. Nel 1994, saputo dell’effetto antiepilettico della cannabis, l’ho provata e ho scoperto che preveniva le mie crisi senza darmi disturbi rilevanti. Ho deciso quindi di lasciare i barbiturici e usare solo cannabis, alle minime dosi efficaci. Ovviamente, i medici non erano d’accordo: ma dal 1995 io mi sono “autocurato” così, ed essi hanno potuto verificare che la mia malattia era sotto controllo. Invece, quando per vari motivi non ho potuto usare cannabis, ho avuto nuove crisi, anche con ricovero ospedaliero.
Dal 2001 sono seguito dal professor Andrea Pelliccia, che mi ha prescritto il Bedrocan, la cannabis farmaceutica olandese. In base al decreto ministeriale 11/02/1997, il 5 dicembre 2003 ho presentato alla Asl 5 di Crotone la richiesta di importazione, e qui sono cominciate le difficoltà. Non faccio la storia degli ostacoli che ho dovuto superare: basti dire che solo l’11 agosto 2005 (21 mesi dopo la richiesta!), ho potuto avere il Bedrocan, a carico della Asl. Ma ciò è successo una sola volta, poi non l’ho più avuto. Alla mia ultima richiesta (10 novembre 2006) mi è stato comunicato che, se lo volevo, dovevo pagarlo. Non potendo assumermi la spesa (sono disoccupato, e non ho ancora avuto il risarcimento per l’incidente del 1992!) ho insistito per averlo gratuitamente, come malato cronico. Ora mi hanno detto che il mese prossimo arriverà. Ma intanto, per non avere crisi, io ho dovuto rivolgermi al mercato nero!
Gentile signora Ministra, ho apprezzato molto la sua decisione di riclassificare il Thc come farmaco, ma mi permetto alcune osservazioni. Primo, altri cannabinoidi hanno potenziale terapeutico: ad esempio il cannabidiolo che, oltre ad azioni proprie, sembra prolungare e modulare l’effetto del Thc. Secondo, per i malati che si curano con questi farmaci non è accettabile che ogni Asl si comporti in modo diverso, ora assumendosi il costo, ora facendolo pagare ai malati. Terzo, non mi sembra giusto dover rifare ex-novo la procedura di autorizzazione a ogni nuova ricetta! Data la cronicità delle malattie interessate, una volta concessa la prima autorizzazione, i rinnovi dovrebbero essere automatici.
Inoltre, la pregherei anche di considerare la registrazione dei principali farmaci a base di cannabis (Nabilone, Sativex, Bedrocan) anche in Italia, e nell’attesa, di inserire tali farmaci, in base alla legge 648/96, nell’elenco dei medicinali innovativi commercializzati in altri paesi, autorizzandone ove necessario la prescrizione a carico del Servizio sanitario nazionale.