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La via «latina» alla riduzione del danno è iniziata sette anni fa, dall’incontro e confronto fra operatori e «attori» provenienti dai principali paesi latini del continente europeo (Italia, Francia, Spagna e Portogallo), in rappresentanza di associazioni nazionali impegnate nel campo della riduzione del danno.
L’incontro avvenne nell’ambito della Conferenza internazionale sulla riduzione del danno, quell’anno ospitata nelle isole Jersey, e fu subito chiaro che, nonostante le differenze, i convenuti esprimevano una «visione» comune: affermare l’identità latina delle esperienze di riduzione del danno.
L’impulso iniziale è stato di differenziarsi dai modelli allora prevalenti, di stampo prettamente anglosassone e quindi non sintonizzati sulla medesima «frequenza» culturale: specie circa le «forme» nelle quali il fenomeno del consumo di sostanze si presenta nei paesi latini, diverse da quelle dei paesi del nord (nord-Europa, nord-America…). Le ragioni della diversità sono da ricercarsi nella storia, nelle tradizioni, nelle culture dei vari paesi.
Anche gli interventi nei paesi latini si andavano differenziando di conseguenza, proprio a partire dalla riduzione del danno, in prima linea coi consumatori.
La prima Conferenza latina sulla riduzione del danno (Clat), che si tenne a Barcellona nel 2001, rispecchiava la ricerca di una identità «altra» dal paradigma nordico diffuso, chiamando a raccolta chi si riconosceva in questa proposta, dagli operatori, ai policy makers, dagli accademici ai rappresentanti di istituzioni locali, regionali e nazionali.
Il livello di partecipazione fu oltre le aspettative, così come la passione che animò i tre giorni della conferenza. La sfida che il network Clat (si) lanciava, era stata raccolta.
Con lo stabilirsi di una cadenza biennale, in qualità di organizzatori abbiamo vissuto la Clat2, di Perpignan, nel 2003, come una esperienza di maggiore professionalità, ma anche come una conferma del percorso iniziato tre anni prima.
L’organizzazione fu più rigorosa e la partecipazione ancora più numerosa rispetto alla prima edizione. Quanto agli elementi di contenuto emersi a Perpignan, questi al tempo stesso confermavano e smentivano le nostre convinzioni: da una parte la presenza di partecipanti provenienti dall’area latina dell’America sembrava riaffermare la nostra ricerca di senso identitario, dall’altra questa poco si addiceva a coloro che provenivano dall’Est Europa, dalla Russia, dal Maghreb, più interessati alle politiche e all’applicazione di strategie operative che al riconoscimento di una identità comune.
L’esperienza della Clat2 ci ha spinto ad un maggiore equilibrio nella struttura della 3a edizione, svoltasi di nuovo a Barcellona nel 2005, che si è mossa su due livelli: uno più «teorico», del pensiero e della «ricerca»; un altro più operativo, per discutere e condividere le «buone pratiche» con tutti i partecipanti, latini o meno. Questa soluzione ha portato ad una estensione delle tematiche (strategie gender-based, gioco d’azzardo, tabagismo, riduzione del danno in carcere) e ad un consolidamento della rete Clat (con una rilevante presenza brasiliana e con l’inclusione del Belgio e del Canada), ma anche ad una certa dispersione delle conoscenze, con il moltiplicarsi di sessioni e presentazioni. La difficoltà incontrata nella ricerca di partnerships istituzionali italiane si è tradotta in una carenza di fondi per le traduzioni che ha penalizzato i partecipanti provenienti dal nostro paese.
Ciononostante, la ricchezza dei contenuti e l’interesse da parte dei paesi non-latini ci hanno restituito il senso dell’affermazione della Conferenza latina, e delle sue idee portanti.
La 4a edizione della Clat, che si terrà a Milano, nella sala congressi della Provincia dal 29 novembre al 1° dicembre, ha per noi un sapore tutto particolare. È la Clat italiana e la parola d’ordine è evoluzione: nell’approccio prima di tutto, con un orientamento rivolto a individuare, discutere e condividere le vie che portano dalla pratica della riduzione del danno alla sua integrazione a pieno diritto nelle politiche sociali; secondariamente, nella voglia di cambiare la forma stessa della conferenza, con un programma molto aperto al dibattito e alla discussione liberi, nelle plenarie e nei gruppi di lavoro. Per ultimo, ma non di minore importanza, l’aspetto dei contenuti: con il tentativo di «salire di livello» e aprire a prospettive nuove, soprattutto dove le idee-guida della riduzione del danno hanno trovato riscontro nella vita sociale.
L’obiettivo prioritario della 4a Clat sarà la costruzione condivisa di un documento di raccomandazioni (che noi amiamo chiamare «L’alleanza di Milano»), da utilizzare per sistematizzare e dare ancora più forza alle idee scaturite e condivise in questi 7 anni, e per favorirne la diffusione, sia a livello capillare, sia verso le istituzioni locali, regionali, nazionali e transnazionali (un esempio di obiettivo politico: la revisione dei trattati internazionali sugli stupefacenti, in vista del meeting dell’Onu del 2008).
Queste mete ambiziose sono sostenute dalle partnerships stipulate con il ministero della Solidarietà sociale, con la Provincia di Milano e con diverse istituzioni regionali, oltre che da quelle attivate nei paesi rappresentati nella Clat (Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Svizzera). Sarà possibile seguire il dibattito tematico attraverso il sito web (in costruzione), dove saranno a disposizione tutte le informazioni necessarie.