Tempo di lettura: 2 minuti

E fu allarme cocaina. Lanciato stavolta da un pulpito autorevole, quale il ministro degli interni Giuliano Amato. «Un consumo gigantesco», commenta Amato a proposito della tonnellata di cocaina sequestrata nel 2006 nella sola Campania. Il generale Gualdi, capo dei servizi antidroga, si affretta a dare il quadro nazionale: circa 300 chili di cocaina al mese sequestrati. Per un totale di poco meno di quattro tonnellate all’anno, dunque. La punta dell’iceberg della droga in circolazione, si dice (Corriere, 2 febbraio).

Che la cocaina sia la seconda droga illegale più consumata in Europa, lo si sapeva da un pezzo. Peraltro, la tendenza all’aumento dei consumi sembra ormai alle spalle: come spiega l’Osservatorio europeo sulle droghe nella Relazione 2006, «il quadro generale è di stabilizzazione dopo un periodo in cui i consumatori sono aumentati considerevolmente di numero»; anche se – ammonisce l’Osservatorio – è possibile che le conseguenze di questo aumento, in termini di consumo problematico, si facciano sentire negli anni a seguire. In effetti l’Italia è tra i paesi europei che sta registrando un po’ in ritardo il trend ascendente della cocaina; da qui all’allarme però ce ne corre: nella fascia d’età dai 15 ai 34 anni, dove i consumi sono più diffusi, circa il 2% dei giovani ha usato cocaina nell’ultimo anno. Ed è abbastanza ridicolo strillare ai «consumi raddoppiati», quando si parte da cifre così contenute, almeno per il momento. Ma poi, i dati dei sequestri sono davvero affidabili per stabilire il livello dei consumi?

Vediamo. Lo World Drug Report 2006 delle Nazioni Unite offre per il 2004 le seguenti cifre a livello mondiale: 588 tonnellate sequestrate su un totale stimato di 937 prodotte. Diversi i dati della Relazione europea già citata: 587 tonnellate di cocaina intercettate contro una produzione globale di 687. Dunque, per l’Emcdda i sequestri sono ben l’85% dell’offerta di mercato, per l’Onu il 63%. È una divergenza non irrilevante, ma comunque il sistema di controllo della droga sembra funzionare alla grande, così alla grande che l’iceberg appare rovesciato (e l’allarme ridimensionato, per coerenza). Come si concilia però tanto ottimismo circa le capacità poliziesche di bloccare l’offerta di droga col fatto che il prezzo della cocaina è diminuito di oltre il 20% in cinque anni (dati sempre della relazione europea)? Che nessuno si ponga il quesito è una riprova di quanto la proibizione sia un «principio fondamentale» al di fuori, o meglio al di sopra, della verifica politica.

Torniamo alle nostre quasi quattro tonnellate: per quanto le dobbiamo moltiplicare per avere un’idea, magari grossolana ma non del tutto strampalata, dei consumi? Amato non lo sa, come non lo sappiamo noi; forse, a differenza di noi, non gli interessa affatto. Siamo alle solite. L’allarme-droga è un esercizio di pura retorica, per rilanciare la moralità dell’astinenza. E quando morale e politica si confondono, non c’è da aspettarsi niente di buono.