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Si è conclusa da qualche giorno la seconda Conferenza per gli investitori sulla Cannabis in Giamaica. Il primo appuntamento si era tenuto lo scorso gennaio quando ancora le norme giamaicane erano caratterizzate da un ligio proibizionismo, che formalmente tollerava il consumo di ganja solo per i seguaci della fede Rastafariana. Questa seconda edizione è stata sicuramente più stimolante per gli investitori intervenuti, soprattutto da Usa e Canada, grazie soprattutto alle aperture che sono state approvate dal governo giamaicano con l’emendamento al The Dangerous Drugs Act del 15 aprile 2015 che stanno trovando applicazione in questo inizio anno.

Le novità riguardano sia la “ganja” (marjuana con tasso di thc superiore all’1% ) che la “hemp”(canapa con meno dell’1% di thc). Dal punto di vista dei gruppi di investitori e centri di ricerca medico-scientifica è significativa l’apertura alla coltivazione e produzione di entrambe, anche per l’esportazione. Ma le cose sono cambiate significativamente anche per i semplici cittadini per i quali la novità più importante è la depenalizzazione del possesso di ganja fino a 2 once  (circa 60 grammi di marijuana). La norma mantiene ancora la possibilità per la polizia di multare i possessori con una multa di 500 dollari giamaicani che equivalgono al costo di due litri di latte, ma se confrontata con il fatto che viene concessa la possibilità per qualsiasi residente di coltivare fino a 5 piante presso al propria abitazione, il quadro appare più chiaro. Inoltre da aprile non è più reato fumare ganja a patto di non essere vicino a spazi pubblici. Così malgrado le numerose campagne informative per ribadire che comunque fumare ganja è pericoloso e che il possesso possa essere ancora punito, la Giamaica si prepara ad essere il paese caraibico capofila per un nuovo corso nelle politiche relative alla cannabis, anche in previsione della prossima Sessione Speciale dell’ONU sulle droghe Ungass 2016.

Grande slancio viene infatti promesso allo sviluppo della ricerca sulle proprietà della cannabis per uso terapeutico e alla possibilità di coltivare e produrre principi attivi per l’industria farmaceutica anche estera, mentre per la ganja ricreativa si punta molto ad una legalizzazione accompagnata da campagne informative ed interventi di prevenzione per i minorenni. Il governo giamaicano punta sullo sviluppo del settore al livello mondiale e non vuole perdere il vantaggio che può acquisire anche grazie alla longeva tradizione di paese coltivatore per motivi religiosi oltre che icona del consumo consapevole nell’immaginario mondiale.