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Giovedì 29 alle ore 17 si terrà l’assemblea annuale della Società della Ragione e sarà una occasione per mettere al centro le ferite aperte del carcere. L’anno della pandemia ha determinato nel carcere una chiusura assoluta con il fuori. L’interruzione dei colloqui con i familiari, la sospensione delle attività, l’assenza dei volontari hanno fatto tornare il carcere alla condizione di un’isola autosufficiente, impermeabile alle sollecitazioni esterne mettendo a rischio il principio costituzionale del reinserimento sociale.

L’arco di questo periodo è iniziato con la morte di13 detenuti durante le rivolte e si chiude con la proclamazione da parte della Corte Costituzionale della incostituzionalità dell’ergastolo ostativo.
E’ tempo di proporre una agenda di riforme radicali e possibili. E’ l’ora di mettere in campo dei semi per ricostruire un’ipotesi culturale che potrà essere sviluppata domani.

Anche il riferimento alla giustizia nel piano del recovery fund appare senz’anima, con un riferimento riduttivo ai tempi processuali. La giustizia deve invece riconquistare il significato profondo ed essenziale di un patto per la convivenza sociale, il codice penale deve rappresentare il senso dei legami sociali individuando le condotte lesive dei diritti rifiutando le pulsioni dello stato etico e la confusione tra diritto e morale.

Molti commentatori hanno lamentato la decisione della Corte Costituzionale di dichiarare l’ergastolo ostativo incostituzionale e nel contempo di affidare al Parlamento il dovere di un intervento. Io voglio dare una lettura diversa e pensare che la Consulta abbia ragionevolmente inteso rifiutare un ruolo di supplenza. Se è così, appena saranno note le motivazioni e le indicazioni della Corte sarebbe auspicabile una mobilitazione militante per una decisione saggia e autonoma.

Io penso infatti che possa tornare in campo l’ipotesi, nel novantesimo anno di vigenza del Codice Rocco, di sbarazzarsi dell’architrave del regime fascista, di eliminare il bastione della dittatura. Per una giurista e costituzionalista come Marta Cartabia non sarebbe difficile, prendendo come base i lavori delle tante commissioni ministeriali di riforma del codice (Pagliaro, Riz, Grosso, Pisapia, Nordio), elaborare un testo degno dei valori della Costituzione. Un codice della Repubblica.

Torniamo con i piedi per terra. Questo anno oltre alla questione dell’ergastolo ostativo vi sono altri temi che cambierebbero il carcere, la vita quotidiana e offrirebbero dignità alle detenute e ai detenuti. In primo luogo la proposta per garantire il diritto alla affettività e alla sessualità per le persone prigioniere e le loro compagne e compagni. La legge inviata al Senato dal Consiglio regionale della Toscana è all’esame della commissione giustizia del Senato e la relatrice è Monica Cirinnà. L’inizio della discussione è stato sconfortante e ricco di elementi volgari e morbosi, ma forse il repertorio pornografico si è esaurito e si potrà affrontare l’esame con serietà.

Alla Camera dei deputati è in discussione presso la commissione giustizia una proposta per una modifica dell’art. 73 della legge antidroga per rendere autonoma la fattispecie della lieve entità con una riduzione di pena e una differenziazione tra sostanze.

Il 12 maggio è prevista una conferenza stampa a Montecitorio per illustrare la proposta di legge n.2939 contro le insidie neomanicomiali e per l’abolizione del doppio binario e il proscioglimento per i soggetti con disturbo psichiatrico autori di reato, restituendo responsabilità senza discriminazioni.

Infine non può rimanere nel cassetto la proposta di stabilire un rinnovato statuto di amnistia e indulto, ridando, in determinati e motivati casi, al Parlamento ill potere di ricorrere allo strumento della clemenza.

L’assemblea avrà il difficile compito di immaginare campagne di sensibilizzazione della società civile.

Info e link di collegamento: www.societadellaragione.it/2021