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Scenari di fine secolo

Gli anni ottanta partono con l'annuncio della War on Drugs ed una una diffusa isteria diretta, ancora una volta, verso i consumatori di cannabis: arresti indiscriminati, numerosi sequestri di proprieta', test dell'urina generalizzati.

Nel 1986 si era messa in moto anche la macchina propagandistica di Partnership for a Drug Free America, che ottiene gratis intere pagine sui maggiori quotidiani nazionali e ampi spazi radiotelevisivi per presentare spot e annunci terroristici (oltre che chiaramente falsi) contro l'uso di droghe illegali, puntando molto sull'immagine negativa del "joint assassino". Dietro il gruppo ci sono le multinazionali del tabacco e dell'alcool, in collaborazione con le maggiori compagnie pubblicitarie e le agenzie anti - droga governative - un giro di diversi milioni di miliardi di dollari.

Solo alla fine degli anni '80 il movimento pro - legalizzazione trova nuove energie. La NORML, che ha nel frattempo perso gran parte del sostegno giovanile, viene affiancata dal gruppo di Cannabis Action Network (CAN): ripartono i tavoli d'informazione nei colleges e nelle universita', ai concerti e lungo le manifestazioni, si prepara l'Hemp Tour autunnale che tocca praticamente tutti gli Stati coinvolgendo migliaia di persone, soprattuto giovani e giovanissimi.

All'alba degli anni novanta la questione - cannabis (o hemp o marijuana) riconquista l'attenzione dei media e le copertine dei settimanali piu' prestigiosi. Non dimentichiamo che negli Usa sono 30 milioni le persone che hanno fumato l'erba almeno una volta e il suo uso ricreazionale spesso e' piu' tollerato di alcol e tabacco. L'Hemp movement afferma addirittura che "l'erba puo' salvare il pianeta," presentando i dati di ricerche che dimostrano come la cannabis possa essere usata con profitto economico e rispetto per l'ambiente nei piu' disparati settori industriali.

Si va dalla rinnovata produzione di resistenti fibre per tessuti, vestiti e cordame all'uso energetico come biomassa che bruciando produce ossigeno; dagli impieghi come combustibile in sostituzione dei derivati del petrolio ai diversi usi dei semi, nel menu' quotidiano per l'alto valore proteico e in forma d'olio nella composizione di vernici, sapone e lacche. Ci si organizza facendo ampio uso degli spazi di legalita' previsti dalle leggi federale (la liberta' d'espressione sancita dal Primo Emendamento alla Costituzione) e le informazioni girano, il know - how si diffonde, cresce la consapevolezza di lottare per la difesa di un diritto civile.

L'industria cartaria mondiale, alla ricerca di materie prime piu' redditizie e meno inquinanti, si rivolge con rinnovato interesse verso la cannabis. In Cina, Cuba, Messico, Pakistan e Tailandia si produce gia' carta composta da riso ed hemp, mentre il Governo australiano sta valutando la possibilita' di coltivare campi di cannabis al medesimo scopo, come riporta High Times nel numero del luglio '93.

Notare che, nell'estate del 1978, nella piana di Caivano (Napoli) era ancora possibile trovare qualche traccia della vasta estensione di campi coltivati a canapa fin dalla meta' degli anni sessanta - una delle coltivazioni locali piu' redditizie (C. Ciapanna in Marijuana e altre storie). Lo stesso accadeva in Ungheria e sulle coste adriatiche della Jugoslavia, anche se attualmente la Cina continua ad essere il maggior Paese esportatore di semi sterilizzati e manufatti di canapa nel mondo.

A questo proposito, merita una segnalazione l'Hemp Institute di Le Mans (Francia), un laboratorio di ricerca che studia qualita' di cannabis provenienti da ogni parte del mondo. Le piante sono processate in fibre e acquistate dalla sussidaria francese della Kimberly Clark Corporation, produttori di cartine per sigarette. I semi ottenuti (circa 20 tonnellate annue) vengono poi distribuiti in Europa dall'Hemp Museum di Amsterdam.

Recentemente anche la Gran Bretagna ha tolto il divieto di coltivazione della canapa per usi industriali e simili programmi stanno per partire in Spagna ed altri Paesei europei (High Times, maggio 1991 e giugno 1993). La conferma di tali esperimenti la troviamo sul quotidiano britannico The Independent del 12 luglio dello scorso anno. In un'articolo intolato "Grandi speranze per il primo raccolto legale di cannabis" si spiega come Hemcore, un consorzio di 20 contadini dell'Essex, abbia iniziato a coltivare legalmente la cannabis su circa 750 ettari di terreno, riprendendo un'antica e diffusa tradizione degli abitanti locali d'inizio secolo. Le piante, contenenti un tasso molto basso di THC, verranno poi processate per ottenere carta per stampa e cartine per sigarette. E il mensile inglese The Ecologist prevede presto di stampare il giornale interamente su hemp paper, dopo alcune riuscite prove in tal senso (vedi il supplemento di marzo/aprile 92).

Gli aggiornamneti della primavera 1994 ci dicono che a fine marzo il governo federale canadese approva una legge che permette la coltivazione di hemp (a basso contenuto di THC) per scopi commerciali, mentre partono l'International Hemp Association ad Amsterdam e l'Institute for Hemp in Minnesota (Stati Uniti).

Restando negli Usa, in California, Washington, Colorado, Michigan, Oregon viene raggiunta la quota di firme necessarie alla presentazione di una serie di misure che legalizzano l'uso industriale, medico e personale della cannabis - da sottoporre al voto popolare nel ballottaggio di meta' novembre.

Nell'ambiente musicale, da sempre motore dell'intero movimento pro - cannabis, vanno molto gruppi hip - hop, reggae, rap (Cypress Hill, Brand Nubian, Gang Starr) e vendono bene CD dal titolo Marihuana Greatest Hits Revisited. Su videocassetta vengono riproposti in chiave ironica i classici del terrore - marijuana degli anni trenta, ma anche Hemp for Victory e The Sexual Secret of Cannabis Sativa.

Il business tira e la mitica foglia a sette punte conquista il mondo della moda: T - shirt, berretti, ciondoli, fazzoletti e quant'altro sono un business molto redditizio, soprattutto negli States. Vanno anche diffondendosi ovunque cooperative, negozi e cataloghi postali che vendono esclusivamente i prodotti della lavorazione della cannabis, insieme all'ampia e necessaria letteratura informativa.

Ma e' soprattutto il tema della cannabis terapeutica a tornare alla ribalta. Nel 1970 era stato emanato il Controlled Substance Act, che stabiliva cinque diverse tabelle per le sostanze psicoattive: la cannabis era stata inclusa nella Tabella I (sostanze senza alcun valore terapeutico) e le pene per uso, possesso e commercio erano state incrementate (fino a 15 anni e $5000 di multa). Nel tentativo di far trasferire la cannabis almeno nella Tabella II (sostanze prescrivibili dai medici) la NORML e altre organizzazioni avevano preparato una serie di azioni legali contro la Drug Enforcement Administration (DEA), istituita da Nixon al posto del BNDD nel 1973.

Le battaglie procedurali rimandano continuamente la questione fino al 1986, quando numerose testimonianze di medici e pazienti, migliaia di documenti e due anni di sedute giudiziarie portano alla raccomandazione del giudice amministrativo Francis J. Young del 6 settembre 1988. Nel documento finale si legge che "...la cannabis - marijuana, nella sua forma naturale, e' una delle piu' benefiche sostanze conosciute dall'umanita'... e si puo' ragionevolmente raccomandarne l'uso sotto controllo medico".

Ma la DEA non se ne cura e nel marzo 1992 risponde con l'inaspettata chiusura del programma di cannabis terapeutica iniziato 15 anni prima. E tale decisione viene confermata dalla Corte Suprema nel febbraio di quest'anno, rigettando l'ennesimo ricorso presentato dalla Drug Policy Foundation, organizzazione fondata a Washington nel 1986.

Nonostante cio' sono sempre piu' numerosi i casi di persone affette da glaucoma, cancro, AIDS, epilessia, sclerosi e altre malattie che possono curarsi solo usando cannabis - spesso finendo in carcere. Ed anche i medici di altri Paesi iniziano ad uscire allo scoperto, come conferma un rapporto del British Medical Journal d'inizio '94: circa il 70% dei dottori intervistati dichiara che la cannabis dovrebbe essere prescrivibile per quei casi non risolvibili dalle comuni medicine.

Intanto, la versione sintetica del THC viene realizzata in laboratorio e commercializzata dalla Unimed Inc. con il nome di Marinol fin dal 1985. Ma oltre ad essersi dimostrato poco efficace (il THC e' solo uno degli oltre 460 differenti composti chimici della cannabis, 60 dei quali non esistono altrove in natura), il Marinol e' molto costoso, $ 5 la pillola.

Lester Grinspoon e James Bakalar, a conclusione del loro lavoro piu' recente e forse piu' brillante, Marihuana, the Forbidden Medicine (primavera '93), espongono con rinnovato rigore scientifico le comprovate qualita' terapeutiche della pianta, riportando fedelmente le esperienze di diversi pazienti americani. Di nuovo, e con chiarezza, si propone l'unica soluzione possibile: legalizzare.

Sta di fatto che un sondaggio condotto ad Harvard nel 1991 ha rivelato che il 48% degli oltre mille oncologici interpellati prescriverebbero la cannabis ai propri pazienti, e il 44% ne ha raccomandato almeno una volta l'uso, pur se illegale. Attualmente in 36 Stati Usa [su 55] i medici possono legalmente prescrivere marijuana per casi particolari, e nel novembre 1991 a San Francisco una risoluzione popolare per rendere la cannabis disponibile nel ricettario medico e' passata con quasi l'80% di voti favorevoli. Lo stesso va accadendo in numerose citta' e contee (San Diego, Marin County, Denver), mentre aumenta la sensibilizzazione popolare, grazie al supporto della stampa che riporta con sempre maggior frequenza i casi dei numerosi pazienti affetti da AIDS che trovano unico sollievo nella cannabis, in particolare per ritrovare l'appetito. Numerosi sono gli editoriali favorevoli, da giornali locali tipo il San Diego Union o l'Oakland Tribune fino ai piu' qualificati USA Today e Time. Il movimento si organizza, ed a San Francisco viene fondato l'International Medical Marijuana Association, centro di coordinamento per l'intera questione.

Il tam - tam va diffondendosi anche grazie ai nuovi sistemi di comunicazione telematica. Si attivano diversi siti Internet che ospitano dati, notizie, comunicazioni varie (in Usenet c'e' molto movimento nei newsgroups alt.hemp e alt.drugs) e nascono i primi Bulletin Board Systems dedicati esclusivamente alla cannabis (la H.E.M.P. BBS nell'area di Chicago e' online dal gennaio '94).

Voci fondate parlano addirittura di una prossima riapertura del programma terapeutico da parte dell'amministrazione Clinton. Sara' questo l'inizio della fine dellaWar on Drugs? - si chiede il Village Voice in un articolo del 13 luglio 1993. La ottimistica conclusione merita d'essere riportata: "..se il Governo decidera' di porre delle regole, la cannabis non sara' considerata moralmente piu' 'sbagliata' di altre medicine: chi sta male potra' avere una nuova fonte di sollievo..... I 20 milioni di americani che fumano erba non saranno piu' 'il nemico'. E senza nemici non c'e' guerra."

Tuttavia, negli ambienti politico - legislativi nessun mutamento concreto si e' visto fino ad oggi: soltanto parole. Nessun effetto hanno infatti ottenuto alcune interessanti dichiarazioni pubbliche di questo primo scorcio del 1994; prima Joycelyn Elders, Surgeon General, ha ripetutamente sostenuto la necessita' di un approccio non - punitivo sul tema - droga, e SUCCESSIVAmente Philip Lee, sottosegretario per la Salute Pubblica, ha annunciato il prossimo inizio di una ricerca federale sugli usi terapeutici della cannabis.

Qualche timido segnale di cambiamento del clima politico sembra comunque provenire dal "nuovo corso" dell'amministrazione Clinton. Il budget anti - droga 1995 prevede un 41% (pari a 5,4 miliardi di dollari) per programmi di trattamento, prevenzione ed educazione contro il 59% (7,8 miliardi) destinato all'apparato repressivo, modificando le scelte delle amministrazioni precedenti che garantivano un 70% dei fondi per le operazioni di polizia. Anche se nel piano non esiste alcun riferimento specifico alla questione della cannabis, organizzazioni ed attivisti continuano a far pressione sull'amministrazione Clinton affinche' prenda quanto prima una posizione chiara.

Questa la situazione attualmente negli States.

Spostandoci in Europa, segnaliamo che in Italia, dove i consumatori abituali di cannabis e derivati pare siano oltre due milioni e mezzo, il movimento antiproibizionista guidato dal CORA (Coordinamento Radicale Antiproibizionista) ottiene un'importante vittoria: il referendum per l'abrogazione delle parti piu' repressive della legge 162 (che nell'estate del '90 aveva sostituito la 685) raggiunge il 55% di si, aprendo nuove prospettive per l'intera Europa.

Segnali di tolleranza arrivano anche da Spagna e Germania, mentre a Parigi opera da un paio d'anni il Centro d'informazione e ricerca sulla cannabis (CIRC) che organizza il 18 giugno 1993 la Prima Giornata Internazionale d'Informazione sulla Cannabis - ottenendo molta attenzione sui media, tra i politici e nell'opinione pubblica.

Diamo infine un'occhiata allo stato della ricerca scientifica - punto centrale dell'intera questione.

Negli ultimi anni sono stati registrati importanti passi avanti.

Nel 1988 e' stata isolata la proteina specifica che reagisce al THC nelle cellule nervose dei topi e nell'estate del 1993 un gruppo di ricercatori israeliani e' riuscito ad identificare ed isolare il medesimo recettore nel cervello umano. In pratica si e' scoperto che il corpo umano e' in grado di produrre da solo una sostanza - denominata Anandamide, dal sanscrito Ananda, beatitudine - che e' l'equivalente del tetraidrocannabinolo, il principio attivo della cannabis.

Le implicazioni di tale scoperta sono vaste e inimmaginabili, soprattutto dal punto di vista terapeutico. Infatti, come afferma Roger Pertwee, farmacologo dell'Universita' di Aberdeen che collabora alle ricerche ".....ora non abbiamo piu' a che fare con la farmacologia di una sostanza ricreazionale. Stiamo trattando con la fisiologia di un sistema del tutto nuovo che opera nel cervello umano. E questo e' un campo enormemente vasto."

Non ci resta che concludere con la speranza che il prossimo millennio possa produrre un concreto ripensamento dell'attuale politica proibizionista sulla cannabis. Una pianta millenaria che ha intimamente intrecciato la propria storia con quella delle societa' umane di ogni epoca e luogo.

 

(nota : questa "breve storia" si ferma alla fine del 1993)


BREVE STORIA DELLA CANNABIS
Autore: Bernardo Parrella

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