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La nuova proibizione

Da questo punto in poi, tuttavia, una serie di circostanze storico - politiche convergenti porto' un generale mutamento del clima intorno alla cannabis, a cominciare dagli Usa. L'improvvisa apparizione di alcune piantagioni in Texas e nella zona di New Orleans e soprattutto l'uso che ne facevano gente di colore, messicani, musicisti jazz e giovani viaggiatori fa nascere improvvisamente il "pericolo marijuana".

A partire dal 1910, i bollettini della Commissione per la Sanita' Pubblica di New Orleans scrivevano ripetutamente che la "marijuana e' la piu' pericolosa sostanza mai apparsa nella zona ed i suoi nefasti effetti possono trasformare i buoni uomini bianchi in neri e cattivi".Nella sola cittadina di Storeyville, luogo di nascita di Louis Armstrong e centro vitale della cultura jazz, si contavano "oltre 200 consumatori abituali".

Con questo tipo d'informazione, venne montata un'ossessiva campagna stampa che porto' nel 1915 al bando di uso e possesso di marijuana a El Paso (Texas), Utah e California, seguiti da altri 14 stati entro il '29.
Per la prima volta la stampa nazionale si occupo' della questione, diffondendo le allarmanti notizie fornite dall'appena fondato Federal Bureau of Narcotics (FBN) nel 1930. Harry Anslinger, neo - direttore, inizio' la schedatura di decine di musicisti jazz di colore, fornendo al Congresso regolari relazioni sui pericoli della diffusione dell'uso di cannabis, rea di provocare "musica satanica" e "rapporti sessuali tra donne bianche, negri e messicani".

Tuttavia il primo paese ad imporre leggi proibizioniste fu l'Egitto, dove la coltivazione venne proibita fin dal 1879, come riporta Ahmad M. Khalifa (in V. Rubin, Cannabis and Culture,1975). In Grecia l'uso fu proibito fin dal1890 con la motivazione che "la cannabis e' causa di pazzia". E lo stesso avvenne nel 1913 in Giamaica, seguita nel 1928 dal Sudafrica.

Il Military Investigation Commitee del Canale di Panama pubblico' due rapporti (1925 e 1931) dove si dichiarava che "....la marijuana non costituisce alcun problema per soldati e civili della zona, e nessun provvedimento restrittivo si rende quindi necessario."

Ma la razzista campagna di Anslinger e del FBN, appoggiata dal gruppo editoriale di proprieta' di W.R. Hearst, porto' all'approvazione da parte del Congresso del Marijuana Tax Act, entrato in vigore il 1° ottobre 1937. Per usare cannabis a scopo medico e industriale bisognava pagare una tassa di un dollaro per oncia, cento dollari per altri scopi. Chiunque detenesse e commerciasse cannabis al di fuori di tali termini rischiava un massimo di cinque anni di carcere e multe fino 20.000 dollari. Nello stesso anno, in 46 su 48 Stati dell'Unione la cannabis viene ufficialmente dichiarata fuorilegge.

Disinformazione e sensazionalismo, falsita' e terrorismo: queste le basi della campagna - stampa messa in atto da Anslinger e Hearst. I titoli cubitali dei giornali parlavano di "negri che violentano donne bianche sotto l'effetto della marijuana" e di numerosi incidenti automobilistici causati dall' "erba assassina". Documentari come Refeer Madness e Marihuana, the Assassin of Youth, vengono proiettati nelle scuole. Usando in modo ripetivo e persuasivo l'oscuro termine slang messicano, la parola marijuana viene cosi' introdotta per la prima volta nel lessico inglese - cancellando dalla memoria collettiva i termini molto piu' familiari di cannabis e hemp.

Nel 1937 Lammot DuPont brevetto' la fibra di nylon e il complesso processo chimico necessario a produrlo, stravolgendo il mercato tessile e fondando quell'immenso impero della chimica industriale che ancora oggi detiene. L'industria cartaria sviluppo' tecniche e macchinari per produrre carta con legno anziche' con fibre come era accaduto fino ad allora.

Sul fronte medico l'interesse verso la cannabis ando' diminuendo quasi di colpo: l'invenzione della siringa ipodermica permetteva una maggiore diffusione dei derivati dell'oppio come anticonvulsivi e antidolorifici, mentre la scoperta di sostanze sintetiche quali aspirina e barbiturici aveva il pieno sostegno dell'industria farmaceutica.

Negli anni trenta anche il regime fascista di Benito Mussolini dichiaro' l'hashish "nemico della razza" e "droga da negri", dando cosi' l'avvio ad una campagna nazionale contro una sostanza poco nota in Italia, usata sporadicamente solo da alcuni medici. Nel 1931 Giovanni Allevi dava alle stampe un libro studiato poi dai laureandi in medicina degli anni della guerra, Gli Stupefacenti, dove la tossicomania veniva presentata come un problema razziale. Tuttavia negli stessi anni l'Istituto Nazionale Cellulosa e Carta pubblicava, all'interno del suo bollettino periodico, una serie di preziosi consigli su coltivazione e lavorazione della canapa per ottenerne fibra.

Nel 1928 negli States viene presentata un'efficiente macchina per il raccolto della canapa (nel numero di febbraio Popular Mechanics Magazine pubblica un'articolo dal titolo "Il nuovo raccolto da due miliardi di dollari"). In quello stesso anno parte la ricerca voluta dal sindaco di New York Fiorello La Guardia: i risultati dimostrano come nessuna relazione esistesse tra uso di cannabis e comportamenti antisociali e/o criminali.

Nel 1942 la pianta viene pero' cancellata ufficialmente dalla U.S. Pharmacopeia, nonostante un'importante studio pubblicato nel mese di settembre sull'American Journal of Psychiatry: Allentuck e Bowman fornirono la prova di come la dipendenza dalla cannabis e' minore di quella nei confronti di alcool e tabacco.

Sul fronte della ricerca, dopo aver identificato il principio attivo nel tetraidrocannabinolo o delta - THC (Cahn, 1930, Loewe e Adams, 1939), nei primi anni quaranta gli scienziati riuscirono ad ottenere soltanto una sintesi chimica parziale ed incompleta (Todd e Adams). Bisognera' attendere fino al 1966 per arrivare alla prima sintesi completamente artificiale del delta - THC, grazie al Dr. Raphael Mechoulam, Universita' Ebrea di Gerusalemme.

Alle obiettive difficolta' scientifiche che avevano impedito in quegli anni studi piu' approfonditi - contrariamente a quanto era accaduto per alcol e anfetamine, ad esempio - bisogna aggiungere la cattiva reputazione pubblica della pianta e le restrizioni legali imposte dal Marihuana Tax Act del 1937. Tuttavia, nel 1951 il Bullettin of Narcotics delle United Nations pubblico' una lista comprendente 1.104 pubblicazioni specifiche disponibili. Ma non e' abbastanza: nel 1954 il World Health Organization dichiaro' pubblicamente che la cannabis non dimostrava alcun valore terapeutico.

Due anni dopo, un sondaggio delle Nazioni Unite calcolava in circa 200 milioni le persone che usavano cannabis nel mondo come sostanza psicotropa.

Il FBN, che nel 1968 verra' trasferito dal Dipartimento del Tesoro a quello della Giustizia sotto il nome di Bureau of Narcotics and Dangerous Drugs (BNDD), insiste nella sua opera di repressione e le prime condanne per detenzione e spaccio vengono ampiamente pubblicizzate dai media statunitensi: nel 1960 i casi giudiziari connessi alla cannabis discussi nei tribunali USA raggiunsero quota 169

Nel1961 la cannabis viene classificata ufficialmente come"stupefacente" dall'ONU, che impone ai 65 Stati aderenti l'eradicazione di ogni campo di cannabis entro il 1986: e' la nascita ufficiale del proibizionismo (Single Convention Drug Act). Come conseguenza, i paesi occidentali si diedero da fare per promulgare leggi ed apparati repressivi direttamente proporzionali all'aumento dell'uso ricreativo di cannabis e derivati.

C'e' da notare, a questo punto, come nel corso delle varie epoche storiche statunitensi, l'uso della sostanza a scopo ricreazionale sia stato sempre associato negativamente ad emarginati, depravati e devianti. Prima i musicisti jazz di colore e i messicani, poi i vagabondi e la beat generation, gli studenti e il movimento pacifista, infine gli hippies e gli omosessuali. Lo stesso modello venne successivamente ripreso ed applicato nell'intero emisfero occidentale.

Invece nei luoghi dove la cannabis faceva parte delle tradizioni popolari assistiamo ad un proibizionismo imposto dalla minoranza che detiene il potere nei confronti della maggioranza della popolazione; vedi il caso tipico del Marocco, dove i contadini difendevano con le armi i campi di canapa, o in Nepal, ultimo Paese membro ONU ad approvare leggi repressive nel 1973 (G. Arnao in Erba Proibita).

In quegli anni pare che John F. Kennedy, eletto Presidente degli Stati Uniti nel 1961 e assassinato il 22 novembre 1963 a Dallas, fumasse regolarmente foglie di canapa per lenire i cronici dolori alla schiena di cui soffriva. E' certo comunque che egli avesse in programma un piano per la legalizzazione nel suo eventuale secondo mandato presidenziale, avendo istituito una commissione specifica per rivedere la legislazione sulla cannabis e incrementarne le ricerche scientifiche sugli usi terapeutici.

Tra gli studenti della celebre universita' inglese di Oxford, fumare joints e ascoltare musica pop erano abitudini comuni fin dal 1963 - cosi' come in quasi tutti i colleges statunitensi (R. Goldstein e S. Abrams in The Book of Grass).

Intorno alla meta' degli anni sessanta, balza alle cronache giornalistiche la Nigeria, paese dove l'uso psicotropo della cannabis era ampiamente diffuso, per l'emanazione di un decreto atto ad impedirne coltivazione ed uso, con pene fino 20 anni di carcere per qualunque quantita' posseduta. Altro caso tipico in cui il probizionismo venne usato dalla minoranza al potere (i militari in questo caso) per eliminare ogni traccia di dissenso. A farne le spese furono anche un turista inglese e un residente americano, condannati nel maggio 1966 a 15 anni di carcere per aver coltivato e fumato cannabis.

Nello stesso periodo gli apparati antidroga USA iniziarono ad occuparsi direttamente della situazione in Asia e nel 1968 l'UNESCO emano' risoluzioni di condanna e repressione d'ogni uso della pianta, seguita l'anno seguente da raccomandazioni simili del World Health Organization.

Sul fronte opposto, nel 1968 in Gran Bretagna apparve il Wotton Report, che confermo' le conclusioni della Indian Hemp Commission e del La Guardia Report sulla non dannosita' dell'uso di cannabis.

Nell'ottobre dello stesso anno partiva negli USA il primo periodico nazionale, Marijuana Review, che lascera' poi il posto ad High Times, rivista che conta attualmente oltre 4 milioni di lettori nel mondo.

Nel 1969 le autorita' statunitensi sequestrano 28 tonnellate di marijuana, e negli anni successivi si scrisse parecchio sulla stampa internazionale di ingenti quantitativi provenienti da Messico e Caraibi bloccatti alla frontiera - grazie anche all'aiuto dei primi pastori tedeschi da fiuto in pattugliamento negli aereoporti.


BREVE STORIA DELLA CANNABIS
Autore: Bernardo Parrella

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