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  COMMENTO
Giovedì, 22 Ottobre 1998

Da una tesi di laurea in farmacia la prova della «cacao-dipendenza»: dà assuefazione come la cannabis e le anfetamine

Alibi per i golosi, il cioccolato è una «droga»

Caterina Belloni,

LODI - Gli italiani non tradiscono maccheroni e pizza. Restano fedeli ai cibi dal gusto salato e soprattutto conquistano la maglia nera nella classifica dei Paesi europei che consumano più cioccolata. Statistiche recenti confermano le inclinazioni del nostro Paese e intanto una tesi di laurea rivela che chi non resiste a praline e bon-bon forse non è solo irrimediabilmente goloso, ma anche «cioccotossico».

A sostenerlo è la ricerca con la quale si è laureata L. M., 26 anni, di Lodi. Nonostante sia filiforme, la neofarmacista non ha mai saputo dire di no al cacao. Per questo quando ha letto su una rivista scientifica americana un articolo che ipotizzava una forma di dipendenza dal cioccolato ha cercato di vederci chiaro. Insieme alla sua insegnante dell'Università di Pavia ha iniziato a raccogliere materiale e a eseguire analisi sulla composizione del cioccolato per stabilire se effettivamente questo alimento sia utile per migliorare l'umore e se davvero determini una forma di dipendenza nei consumatori più assidui. Ipotesi confermate.

Dopo analisi e controprove L. M. ha stabilito che nella composizione del cioccolato figurano alcuni elementi con effetti analoghi a cannabinoidi e anfetamine, che scatenano un legame di dipendenza. Praline e bon-bon sono delle «droghe», come del resto i biscotti ricoperti. «Colpa della anandamide e della feniletilammina - spiega la neodottoressa -. Come si diventa cioccotossici? Si comincia con una pralina al giorno, poi il bisogno si fa più forte e anche le quantità da consumare crescono».

Le conseguenze più devastanti riguardano ovviamente la linea. Eppure dalla ricerca della giovane lodigiana si intuisce che il cioccolato andrebbe rivalutato proprio nelle diete. «+ un alimento completo, ricco di grassi, proteine, vitamine, sali minerali e carboidrati - spiega la farmacista - ma quasi nessuno sa che contiene anche degli antiossidanti, delle lipoproteine e per questa ragione, consumato in piccole quantità, può aiutare a prevenire l'arteriosclerosi».

Quanto all'effetto eccitante del cioccolato, la tesi discussa a Pavia davanti ad una commissione molto divertita è una conferma: «Grazie alla ferotonina e ai precursori della dopamina questo alimento risulta antidepressivo ed è efficace come un ansiolitico». A desiderarlo sono soprattutto le donne. Il 40 per cento non rinuncia alla pralina, mentre solo il 15 per cento degli uomini non può farne a meno. Questione di ormoni, in particolare del progesterone che si scatena nella fase premestruale e che spinge le donne in pasticceria. Tutti quelli che puntano alla cittadinanza svizzera per potersi perdere nelle corsie dei dolci dei supermercati, dunque, da oggi hanno una spiegazione in più per la loro passione.

Non conosciamo i dettagli della tesi di laurea di L.M., a cui vanno comunque le nostre congratulazioni per il traguardo conseguito.

I pochi e confusi elementi che l'articolo fornisce non ci permettono quindi di pronunciarci sulla validità delle conclusioni cui la neodottoressa sarebbe giunta rispetto ai rischi di addiction cui andrebbero incontro i consumatori di cioccolato.

Ci auguriamo che siano invece frutto della ignoranza della giornalista ( e non della dottoressa), le grossolane affermazioni riguardo la presunta esistenza di una dipendenza da cannabis.

Per quanto ci è infatti dato di sapere, non è mai stata dimostrata nell'uomo l'esistenza di una sindrome di dipendenza da cannabis.

Il Corriere della Sera, su questo terreno, è recidivo: in un altro recente articolo veniva dato ampio risalto ai risultati di ricerche che avrebbero 'dimostrato' il contrario.

Anche in quella occasione, analizzando nel dettaglio i dati della ricerca emergeva chiaramente che non c'era proprio nulla di 'dimostrato': si trattava cioè di studi sui topi, di incerto valore scientifico, da cui, per estrapolazione, si traevano conclusioni sul comportamento umano assolutamente arbitrarie.

Per tornare al cioccolato, di cui siamo grandi estimatori, ci auguriamo che qualcuno non tragga spunto da questi elementi per proporne l'insermento nelle tabelle delle sostanze illecite!
Sarebbe davvero seccante essere costretti a procurarselo al mercato nero ...

saluti e ... baci


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