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Sono ormai passate due decadi da quando i primi progetti di Riduzione del danno (Rdd) sono stati attivati in Europa, Australia e nord America.  
Questi primi interventi erano principalmente basati sullo scambio di siringhe e costruiti su uno schema outreach, mirati ai consumatori di droghe attivi e gestiti da organizzazioni non goverbative impegnate nel lavoro di comunità.  
Il primo progetto di scambio di siringhe fu implementato in Olanda nel 1984, come risposta all’epidemia di Epatite C fra I consumatori di droghe per via endovenosa; da allora progetti simili sono stati rapidamente adottati in diversi altri paesi, proporzionamente alla sempre più diffusa coscienza dell’importanza di constrastare il rapido diffondersi del virus HIV nelle maggiori città del mondo.

In poco tempo diversi governi (inclusi quelli del Regno Unito, dell’Olanda, dell’Australia e della Germania) hanno adottato l’approccio di Rdd come strategia generale per gli interventi di salute pubblica.
Nel Regno Unito in particolare, si è sviluppato un ampio spettro di programmi e  interventi, che oltre ai progetti outreach include “marketing sociale” del consumo di sostanze, advocacy e supporto fra pari, miglioramento delle condizioni d’accesso ai servizi di trattamento e l’estensione del counseling e del testing su base informata e volontaria.

A partire dalla fine degli anni ’80, la riduzione del danno è cresciuta esponenzialmente in termini di accettazione, conoscenza, metodi di advocacy, supporto e rispetto all’evidenza scientifica.  Il dibattito è risultato vittorioso in molti casi, e permangono solo le posizioni più moralistiche e ideologiche.
La riduzione del danno è stata ampiamente accettata da molti governi e dalla comunità internazionale: all’anno 2006, sebbene le modalità possano variare, oltre 65 nazioni hanno attivato almeno un programma di scambio di siringhe, e almeno 60 hanno programmi di trattamento sostitutivo mediante metadone o buprenorfina; tale approccio è sostenuto dalla maggioranza dei paesi dell’EU e da un crescente numero di paesi “convertiti” più di recente, come l’Indonesia, la Malesia, Taiwan, la Cina, l’Iran e il Marocco.

I programmi di Rdd sono attualmente operativi in una grande varietà di contesti culturali, religiosi e politici, sono stati adattati alle peculiarità e alle restrizioni di risorse, di popolazione e/o di specifico setting e oggi sono uno dei capisaldi delle politiche promulgate dalle Nazioni Unite, dall’UNAIDS, dall’OMS e dall’UNODC.
Nonostante tutto ciò, comunque rimangono alcuni ostacoli all’implemetazione globale delle politiche di Rdd – come le restrizioni di tipo legale sulla somministrazione di metadone in Russia, o le limitazioni sull’azione delle NGO che vengono imposte in molti paesi in via di transizione, e vi sono  “rumorosi” oppositori della Rdd a livello internazionale, come il Giappone e gli USA.  Per poter superare queste barriere e far avanzare l’ “agenda” della Rdd, è venuto il tempo di renderla veramente un approccio di tipo globale; questo scopo può essere raggiunto, in parte, attraverso un certo numero di azioni da intraprendere nella prossima decade.

Regioni negazioniste

Prima di tutto, lo sviluppo della Rdd è fortemente osteggiato in molte parti del mondo, specialmente in Africa, in America Centrale e del Sud e in Oceania.
Nella regione dell’ Africa sub-Sahariana, già flagellata dal virus HIV, il livello di consumo di droghe per via endovenosa sta aumentando rapidamente, insieme con altre problematiche similari (come il consumo di alcol).
IHRA (International Harm Reduction Association) ha recentemente supportato il lancio di una rete di programmi chiamato SAHRN (Sub-Saharan Africa Harm Reduction Network) nel tentativo di portare questi temi alla’attenzione delle agende politiche dei diversi governi nazionali – non soltanto per ciò che riguarda la prevenzione dell’HIV, ma anche per intervenire sulle problematiche di consumo di droghe più in generale.

Insieme con l’OMS, IHRA ha sviluippato la rete medio-orientale e nord Africana chiamata MENAHRA (Middle East and North Africa Harm Reduction Network), per supportare le NGO locali dove la Rdd è già presa in considerazione dai governi, anche se con significative restrizioni (Iran, Marocco, Egitto, Libano), e per promuoverne lo sviluppo dove deve ancora essere accettata.

Anche l’America Latina e la regione Caraibica  sono aree dove la Rdd fatica enormemente ad attecchire, in parte a causa della relativa assenza di uso di droghe per via endovenosa, se comparata con altre regioni del mondo.
In ogni caso il cosumo di droghe per uso non parenterale (specialmente alcol, cocaina e crack) è fortemente prevalente, e la Rdd può e deve rispondere a queste sfide, specialmente alla luce della sempre più nitida evidenza di un collegamento fra il consumo di droghe, anche non iniettivo, e la trasmissione di infezioni per via sessuale.

Diritti Umani
Nell’arco delle due ultime decadi, la Rdd ha ricevuto un notevole plauso in qualità di approccio basato sulla tutela della salute pubblica, rispetto al fenomeno del consumo di droghe.  La “medicalizazione” dei consumi di stupefacenti (attraverso, per esempio, I trattamenti sostitutivi) risulta essere gradita a molti governi, in quanto facilmente comprensibile e valutabile, nonchè adeguata dal punto di vista economico e anche ideologico: aiutare i consumatori di droghe, allo scopo di proteggere la popolazione generale.  
Questo tipo di approccio però, difetta nell’affrontare le tematiche relative ai diritti umani delle singole persone che consumano droghe.  Ovunque nel mondo, anche dove la Rdd è ampiamente accettata e praticata, I consumatori di sostanze illegali sono tutt’ora parte dei settori più marginalizzati e stigmatizzati della nostra società.

Non è stata dedicata sufficiente attenzione ai frequenti abusi dei diritti umani basilari perpetrati ai danni di chi consuma droghe, come il rifiuto di un trattamento medico adeguato, la negazione di una adeguata promozione della slaute e di un giusto “allocamento” delle risorse necessarie, un atteggiamento giuridico di estrema punibilità, l’astinenza forzata durante la detenzione e anche il ricorso alla tortura.
Con qualche importante eccezione, le organizzazioni che lavorano sulla promozione dei diritti umani, hanno evitato le tematiche relative all’uso di droghe; le organizzazioni che si occupano di Rdd, a loro volta hanno evitato i temi specifici dei diritti umani.
Un solo esempio, che ben illiustra come I diritti umani siano stati sacrificati sull’altare della war on drugs: nonostante sia diminuito il numero di paesi che ricorre alla pena di morte, il numero di paesi che prevede la pena capitale per i reati legati alle droghe e aumentato!

Attraverso il programma di lavoro “HR2”, IHRA è fra le organizzazioni che  vogliono gettare un ponte fra la Rdd ed I diritti umani, allo scopo di assicurare una maggiore uniformità nelle azioni dei dipartimenti delle Nazioni Unite che si occupano rispettivamente di controllo dei narcotici e di diritti umani.
Ad esempio, i tre trattati delle Nazioni Unite che definiscono il controllo internazionale degli stupefacenti non contengono elementi esplicitamente dedicati alla questione del rispetto dei dirritti umani basilari, ma al tempo stesso entrano spesso in conflitto con le regolamentazioni sui diritti umani contenute nella “Carta delle Nazioni Unite”.  Enfatizzando queste contraddizioni, utilizzando la leva della giurisprudenza sui diritti umani per sfidare le politiche sulle droghe nazionali ed internazionali, noi potremo migliorare le condizioni di vita dei cosumatori di droghe in tutto il mondo.

Oltre l’HIV/AIDS
L’implementazione della Rdd è storicamente collegata con la prevenzione e la cura dell’HIV/AIDS.  Nonostante questo sia tutt’oggi un campo di intervento di pertinenza mondiale, che deve essere mantenuto e potenziato, la Rdd ha allargato il suo campo d’azione nel tempo, arrivando ad includere fra le altre questioni, le Epatiti, l’overdose, il rischio posto da droghe contaminate, e una varietà di azioni mirate alla prevenzione di altre infezioni ed altre problematiche.

Parallelamente anche la Rdd ha allargato lo spettro delle azioni a tutte le sostanze psico-attive, includendo quelle legali.  La “riduzione del danno da uso di alcolici” rappresenta ormai una importante tradizione di attenzione a specifici problemi associati al bere (es. identificare “popolazioni”, contesti e comportamenti ad alto rischio).  Esiste una sempre più solida base di evidenza scientifica relativa agli interventi sul problema della guida in stato di ebbrezza: training di gestori e membri di “security”, regole di gestione degli spazi pubblici, design di bar e locali per il “bere sicuro”, controllo di qualità dei prodotti, strategie per invitare alla moderazione, etc.

la Rdd sta divenendo un approccio “chiave” per l’uso di nicotina e tabacco.
Le sigarette rappresentano il meccanismo più comune e effettivo di distribuzione di nicotina, ma il loro impatto sulla salute è significativo e ben documentato.  I tradizionali metodi di controllo sul tabacco si sono sempre orientati sull’astinenza, raggiungendo discreti risultati nella diminuzione della prevalenza di fumatori in molti paesi, ma hanno comunque lasciato coloro i quali non vogliono, o non possono, smettere di fumare (si stima sia il 20% del totale dei fumatori) con una opzione “smetti o muori!”.

Le alternative sviluppate nello stile della Rdd, sono sistemi di somministrazione di nicotina più sicuri, come il tabacco smokeless (senza fumo) e i patches (cerotti) alla nicotina; questi prodotti continuano ad essere rischiosi per la salute, ma sono notevolmente meno danosi delle sigarette (circa 100 volte meno), rappresentando così un vero e proprio “archetipo” della Rdd, mirato a salvare un gran numero di vite umane.

Conclusioni
Le pratiche di Rdd si sono sviluppate e si sono estese in maniera significativa, dalla loro introduzione due decadi or sono, in risposta ai rischi connessi all’uso di droghe per via endovenosa e alle problmatiche correlate (es. virus trasmissibili per via ematica).  
IHRA, fondata nel 1996, è sempre stata in prima linea in questo processo di sviluppo e diffusione, attarverso l’organizzazione delle conferenze, con il lavoro in rete e con lo scambio di informazioni a livello internazionale.
La 19° conferenza internazionale sulla riduzione del danno IHRA si terrà dall’ 11 al 15 Maggio 2008 a Barcellona (Spagna).  Questo evento, promosso dalla
Generalitat de Catalunia e da Grup Igia, mira a dare impulso alla Rdd “verso un approccio globale”.
Oltre 1.400 persone, provenienti da 80 nazioni, sono attese per la partecipazione, inclusi operatori “di prima linea”, supporters dei diritti dei consumatori di droghe, staff delle Nazioni Unite, politici e rappresentanti di governi, policy makers nell’ambito delle droghe e dell’HIV/AIDS e promotori dei diritti umani.  Speriamo di incontrarvi li.