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È stata depositata la richiesta di rinvio a giudizio per i quattro poliziotti accusati dell’omicidio colposo di Federico Aldrovandi. Era il 25 settembre del 2005 quando il 18enne, al ritorno da una serata passata a Bologna, fu fermato dalla polizia in via Ippodromo a Ferrara. Ne nacque una colluttazione nella quale il ragazzo perse la vita.
Per chiarire quelle circostanze il pm Nicola Proto ha depositato il fascicolo delle indagini preliminari nelle mani del gup Silvia Migliori.

L’imputazione, come si evince dalla notifica di conclusione delle indagini, riguarda la condotta degli agenti, che avrebbe travalicato i limiti del legittimo intervento. E questo almeno per tre circostanze: aver omesso di richiedere l’intervento del 118, aver percosso il ragazzo per vincerne la resistenza (arrivando a rompere due manganelli) e continuando in tale condotta anche dopo averlo immobilizzato. Infine – e questo è l’addebito più grave – non aver prestato le prime cure al giovane che in più occasioni – come raccontano le testimonianze – aveva invocato aiuto, ma mantenendo al contrario il ragazzo, ormai agonizzante, in posizione prona ammanettato, rendendone così difficoltosa la respirazione. Federico morì infatti, secondo la perizia del tribunale, per ipossia, un’improvvisa insufficienza della funzione cardiorespiratoria, uno stress fatale che ne avrebbe provocato l’eccessiva reazione del cuore. E proprio sull’influenza nel decesso che ha avuto la posizione di compressione toracica alla quale Federico fu sottoposto per diversi minuti – ipotesi sulla quale la perizia lascerebbe campo libero alle valutazioni – che si gioca la responsabilità dei quattro agenti.

I tempi ora si fanno più serrati in vista dell’eventuale processo. Il gup fisserà entro 5 giorni con decreto l’udienza, che verrà celebrata entro un mese. In camera di consiglio, davanti alle parti, verrà vagliata la fondatezza dell’accusa e il gup deciderà se accogliere la richiesta del pm e giungere così all’eventuale fase dibattimentale.
In alternativa Silvia Migliori potrebbe emettere una sentenza di non luogo a procedere. Una prospettiva alla quale non crede Patrizia Moretti, la madre di Federico, che ha un solo commento: “Finalmente!”, esclama ringraziando tutti quelli che l’hanno accompagnata in questa sua caparbia battaglia per la verità. “Voglio ricordare innanzitutto i miei avvocati – dice – e in particolare Fabio e Riccardo (Anselmo e Venturi, i legali della famiglia, ndr), perché ribellarsi alla versione iniziale dei fatti gli è costato molto e temo che costerà loro ancora”.