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Minuti che potrebbero essere fondamentali nella ricostruzione di cosa accadde quella tragica notte del 25 settembre 2005. Si basa su intervalli di tempo brevissimi la ricostruzione dell’accusa del processo Aldrovandi. Tutto si gioca nei momenti precedenti l’arrivo del 118 e la constatazione del decesso di Federico (intorno alle 6.20), il ragazzo di 18 anni morto durante la colluttazione con i quattro agenti di polizia sotto accusa per omicidio colposo.

Nell’udienza di ieri si è cercato di ricostruire i movimenti della due volanti intervenute quella notte in via Ippodromo, Alfa 2 e Alfa 3. Dai brogliacci della questura si evince che nel foglio di intervento 685 Alfa 2 si era attivata per la segnalazione di una persona sospetta su un balcone in via Aldighieri, alle 5.28. Secondo gli agenti in servizio alla centrale operativa Luca Casoni e Marcello Bulgarelli, sentiti come testimoni (il secondo coinvolto anche nell’inchiesta bis volta ad accertare presunte irregolarità nella prima fase di indagini), Alfa 3 fu inviata successivamente in via Aldighieri in ausilio ai colleghi. Eppure dalle registrazioni delle telefonate sembra che Alfa 2 abbia già terminato il controllo, non avendo quindi bisogno di aiuto sul posto e anzi chiede alla centrale “dov’è che è sto qua che sbatte la testa contro un palo?”, riferendosi evidentemente ad Aldrovandi.

L’accusa si chiede quindi il motivo di inviare una pattuglia di ausilio per un servizio ormai concluso. A questo sospetto si aggiungono le famose manomissioni nei registi delle volanti. Dove il foglio di intervento 686, che riportava l’orario delle 5.45 per l’intervento in via Ippodromo, è stato cancellato a mano e ricopiato al numero di serie 688 con l’ora delle 5.50. In mezzo la richiesta di un residente, datata 5.45, che segnala una persona “che urla e picchia la testa contro un palo” (come riporta il registro, anche se le parole usate – come affermato dallo stesso Fogli in udienza – parlavano di urla e frasi sconnesse).

Viene poi l’orario della prima chiamata al 112, delle 5.45, poi trasferita alle 5.47 per competenza al 113, fatta da Cristina Chiarelli. La donna doveva andare al lavoro ed era spaventata dai rumori che sentiva.

Secondo l’accusa diventano quindi fondamentali quei cinque minuti tra le 5.45 – l’orario cancellato nel brogliaccio – e le 5.50: se la prima segnalazione di problemi in via Ippodromo arriva alle 5.45/5.47, come poteva esserci già l’invio sul posto di una volante?

Su questi particolari si gioca il controesame dei testi, Casoni e Bulgarelli, molto confusi in aula nell’esposizione dei fatti. E su questi particolari le due inchieste, quella principale e quella bis, si incrociano in dettagli tutti da chiarire.

Dopo Bulgarelli verranno sentiti in queste ore gli altri dirigenti dell’Upg e dell’ufficio volanti, Massimo Dossi e Paolo Marino (anche quest’ultimo indagato nell’ambito dell’inchiesta bis).