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(ANSA) – FERRARA, 19 GIU – E’ fissata domani alle 9 l’udienza preliminare, davanti al giudice Silvia Migliori, in cui quattro agenti in servizio all’Ufficio Volanti della polizia di Ferrara sono imputati della morte del diciottenne Federico Aldrovandi, deceduto il 25 settembre 2005 durante un controllo di polizia in citta’.
Il gup dovra’ decidere se rinviare a giudizio gli agenti – stabilendo che esistono elementi sufficienti per processare i quattro poliziotti (Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri) – o valutare, in via teorica, il ‘non luogo a procedere’ dopo aver ascoltato le ragioni delle difese. I difensori dei quattro agenti hanno gia’ anticipato che non chiederanno alcun rito alternativo, escludendo il giudizio abbreviato che consente di svolgere il processo a porte chiuse, solo allo stato degli atti processuali. ‘Non abbiamo alcuna intenzione di chiedere riti alternativi per i nostri assistiti’, puntualizza Giovanni Trombini, uno dei difensori dei quattro imputati (gli altri sono Michela Vecchi di Ferrara e Gabriele Bordoni di Bologna).
L’accusa per tutti e’ quella di ‘eccesso colposo’: ovvero, come si legge nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pm Nicola Proto e dal Procuratore capo Severino Messina, di aver ecceduto ‘i limiti dell’adempimento di un dovere’. Un eccesso colposo che ha ‘cagionato o comunque concorso a cagionare il decesso di Federico Aldrovandi’ e che ha portato la Procura a richiedere per gli agenti il processo: un reato per cui, come recita il capo di imputazione, e’ prevista la pena dell’omicidio colposo.
I quattro agenti erano intervenuti all’alba del 25 settembre 2005 in via Ippodromo, dove era stata segnalata la presenza di un giovane in stato di forte agitazione. Durante l’intervento di polizia per immobilizzare il diciottenne, i quattro agenti, secondo la Procura, si sono resi responsabili di omissioni e imprudenze. In particolare viene contestato il ritardo con cui chiamarono il 118; secondo l’ accusa inoltre la condotta dei poliziotti e’ da considerarsi ‘imprudente’, per aver ‘ingaggiato una colluttazione’ con Aldrovandi ‘eccedendo i limiti del legittimo intervento’.
Pur in superiorita’ numerica, prosegue il pm, gli agenti ‘percuotevano Federico Aldrovandi in diverse parti del corpo facendo uso di manganelli (due dei quali andavano rotti)’. Un intervento che non si e’ fermato nonostante il ragazzo ‘in piu’ occasioni’ avesse chiesto di smettere ‘con la significativa parola basta, mantenendo al contrario lo stesso Federico Aldrovandi, ormai agonizzante, in posizione prona ammanettato, cosi’ rendendone difficoltosa la respirazione’. Sia la posizione, sia lo sforzo compiuto durante la colluttazione, sono indicate come concause del decesso.
Secondo i difensori, invece, questo nesso causale e’ tutto da dimostrare. Sulle modalita’ dell’intervento ruota infatti l’ intero procedimento giudiziario. Modalita’ che, replicano i legali degli indagati, ‘rappresentano una condotta ordinaria che si e’ mantenuta entro i limiti della legittimita”. Parte civile sara’ la famiglia, i genitori del ragazzo, Patrizia Moretti e Lino Aldrovandi, il figlio piu’ piccolo e il nonno, con gli avvocati Alessandro Gamberini, Fabio Anselmo, Riccardo Venturi e Beniamino Del Mercato. (ANSA).