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Da qualche giorno è finalmente disponibile la Relazione al parlamento sulle droghe, pronta da tempo, e da tempo in attesa di sottoscrizione istituzionale. Se la redazione è a cura del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio, la sua presentazione richiede infatti una responsabilità di governo. Infine questa è arrivata, quando il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha proceduto con l’assegnazione della delega alle Politiche Antidroga a sé stesso (dopo un balletto di ipotesi che andavano dalla ministra all’Integrazione Cécile Kyenge a quella della Salute, Beatrice Lorenzin).

Per la parte che riguarda le patologie infettive correlate, e in particolar modo l’Hiv, si registra una sbalorditiva assenza di dati. Il capitolo è la riproposizione di quanto presentato nella relazione di un anno fa, e ciò è dovuto a gravi carenze nella rilevazione, ferma al 2011.

Che questo accada sotto la responsabilità del Dipartimento Politiche Antidroga, che da anni si rifiuta sistematicamente di parlare di Riduzione del Danno, appare ancora più sbalorditivo. Anche per la propaganda fatta dallo stesso Dpa sullo scarso numero di test Hiv somministrati nei Sert, senza però far nulla per invertire la tendenza. In Sert dove il calo dell’affluenza più che di un calo dei consumi pare sintomo di una crescente difficoltà a offrire servizi adeguati.

Da mesi la Lila sottolinea alcune criticità nell’azione del Dipartimento Antidroga nello specifico della prevenzione Hiv, e delle politiche antidroga in generale, a partire dalla difesa della legge Fini-Giovanardi. Del dottor Giovanni Serpelloni, capo del Dpa, abbiamo già detto: dell’anacronistica impronta repressiva data al Dipartimento, degli oltre 43 milioni di euro spesi in tre anni, una parte consistente dei quali investiti in ricerche e pubblicazioni dello stesso dottor Serpelloni, della cancellazione della Consulta per le tossicodipendenze (istituita per legge!) con il trasferimento di ogni consultazione in una cerchia che esclude l’associazionismo, alla quale si può accedere solo dopo aver sottoscritto un “codice etico” di “giovanardiana” memoria. Fino alla demonizzazione sistematica e strumentale della cannabis, già indicata come “porta di ingresso” alla tossicodipendenza da ben altre sostanze (contro ogni evidenza scientifica) e ora presentata come causa di tutti i mali, gioco d’azzardo compreso.
Al presidente Enrico Letta ricordiamo che già molte associazioni, oltre alla Lila, hanno chiesto le dimissioni del dottor Serpelloni; soprattutto, che parte del programma elettorale del PD prevedeva la riorganizzazione del Dipartimento, oltre all’immediata abrogazione della legge Fini-Giovanardi (documento “Le proposte del Partito Democratico per un cambio di passo nelle politiche su droghe e dipendenze”). Ricordiamo che la legge è attualmente a giudizio della Corte Costituzionale.

Della Relazione sottolineiamo il sensazionalismo dell’equazione web/spaccio, che esplicita ancora una volta l’impossibilità di concepire Internet come spazio di informazione e consultazione, anche fra pari, per invece privilegiare la gestione verticale di un’informazione demagogica e a senso unico.

Il prezzo da pagare di questa impostazione è l’allontanamento delle persone dai servizi sociali e sanitari, sempre più svuotati dalle loro preziose funzioni di presa in carico e divulgazione di informazioni e buone pratiche; e sempre più al servizio (ma con sempre meno risorse) della gestione autoritaria di “emergenze” che richiederebbero ben altro approccio.