Numero 80 – Dicembre 2024
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A cura di Francesco Crestani
Associazione Cannabis Terapeutica
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Fibromialgia: cannabis e/o ossicodone, scarsi risultati
Uno studio su pazienti fibromialgici non ha evidenziato vantaggi con l’uso di cannabis; inoltre non permetteva la eventuale riduzione di uso di oppiacei. Ricercatori dei Paesi Bassi hanno eseguito uno studio randomizzato, aperto per determinare se l’aggiunta di cannabis all’ossicodone (oppiaceo) per la gestione del dolore cronico non oncologico potesse ridurre gli effetti avversi (EA) correlati al trattamento mantenendo al contempo un’analgesia efficace. I pazienti con fibromialgia sono stati randomizzati a ricevere compresse di ossicodone da 5 mg (max. quattro volte al giorno), 150 mg di cannabis tipo Bediol (contenente il 6,3% di Δ 9 -tetraidrocannabinolo e l’8% di cannabidiolo) inalata attraverso apposito vaporizzatore Mighty o una combinazione di entrambi per 6 settimane. In totale, 23 pazienti sono stati trattati con ossicodone, 29 con cannabis e 29 con la combinazione ossicodone/cannabis. Tre pazienti del gruppo ossicodone (13%) e 18 pazienti dei gruppi cannabis (31%, 9 in ciascun gruppo) si sono ritirati dallo studio entro 2-3 settimane a causa della gravità degli AE. Non ci sono state differenze nei punteggi AE correlati al trattamento tra i tre gruppi che hanno completato lo studio. I principali risultati: (i) circa uno su quattro partecipanti ha abbandonato lo studio, principalmente a causa della gravità degli eventi avversi sperimentati con la cannabis inalata, indipendentemente dal gruppo di trattamento; (ii) non c’erano differenze significative nei punteggi del dolore tra i trattamenti, con il 30% dei pazienti che ha sperimentato una riduzione del dolore ≥1 NRS (ma <2 NRS, scala numerica del dolore da zero a dieci), il 20% che ha sperimentato ≥2 NRS e il 50% che non ha segnalato alcun beneficio analgesico da alcun trattamento; (iii) il carico di farmaci è aumentato nei pazienti trattati con la combinazione di ossicodone e cannabis rispetto a uno dei due trattamenti da solo. I risultati mettono in discussione la convinzione che combinare cannabis con un oppioide riduca il consumo di oppioidi con meno AE. Tuttavia, ii dati suggeriscono che la cannabis potrebbe giovare a un piccolo sottoinsieme di pazienti che sono stati in grado di sopportare l’inalazione di cannabis e hanno riportato una riduzione dei punteggi del dolore di almeno un punto.
https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC11625723/
Spasticità infantile: nessun effetto da uno studio controllato
In Slovenia è stato condotto uno studio in doppio cieco contro placebo, per dimostrare gli effetti di un olio di cannabis a spettro completo (FSCO) (rapporto CBD:THC di 10:1) per il trattamento della spasticità in soggetti con paralisi cerebrale spastica (53 pazienti). Non c’era alcuna differenza significativa nei parametri di spasticità, funzionalità motoria e qualità della vita tra i pazienti che ricevevano FSCO o placebo. I pazienti nel gruppo FSCO erano significativamente più assonnati rispetto al gruppo placebo. Gli eventi avversi erano da lievi a moderati; non c’erano eventi pericolosi per la vita. Gli autori così concludono:” Questo studio suggerisce che il trattamento con FSCO nei bambini con CP è generalmente ben tollerato e sicuro. Potrebbe avere benefici sulla qualità della vita.”
https://www.ejpn-journal.com/article/S1090-3798(24)00184-3/abstract
Polonia: ottenere la cannabis medica è facile, ma costa
Sono passati sette anni da quando la Polonia ha legalizzato la cannabis terapeutica. In Polonia, i medici sono autorizzati a prescrivere cannabis terapeutica, che può poi essere ottenuta tramite le farmacie. Questo articolo si avvale di sondaggi online ( N = 571) e interviste qualitative per esplorare cosa pensano i consumatori polacchi di cannabis del sistema attuale. La maggior parte degli utenti, sia medici che ricreativi, pensa che al momento sia facile ottenere una prescrizione per la cannabis medica in Polonia e la cannabis medica in farmacia. Gli utenti sembrano avere una netta preferenza per le “cliniche della cannabis” come fonte di prescrizioni per la cannabis medica rispetto ai medici tradizionali. I medici nelle cliniche della cannabis sembrano molto più inclini a prescrivere cannabis medica. Molti intervistati, tuttavia, concordano sul fatto che il sistema attuale rimane troppo costoso e molti utenti sollevano anche preoccupazioni sulla qualità della cannabis disponibile in farmacia e sulla variazione di ceppi.
https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/10826084.2024.2434683
Nei pazienti epilettici migliora soggettivamente il sonno
Canada: sono stati raccolti i dati di pazienti con epilessia presso un centro specialistico, e ne è risultato che quelli che utilizzavano cannabis avevano una qualità del sonno soggettiva significativamente migliore. Al controllo con polisonnografia non erano però dimostrate qualità o quantità di sonno aumentate.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0920121124001943?via%3Dihub
Florida: uso nell’artrite
290 pazienti con artrite reumatoide RA e artrite psoriasica PsA afferenti a un centro di reumatologia sono stati sottoposti a un sondaggio, dal quale si evidenzia il beneficio riferito, specialmente per quel che riguarda il dolore, seguito dai miglioramenti percepiti nei sintomi comuni come rigidità, gonfiore e affaticamento (alcuni pazienti che hanno persino segnalato una completa risoluzione del dolore). I cannabinoidi inalati erano la forma più comune utilizzata dai pazienti RA, probabilmente a causa del loro rapido assorbimento sistemico e del più rapido sollievo dal dolore. Al contrario, i pazienti PsA utilizzavano prevalentemente formulazioni topiche, che possono fornire effetti localizzati benefici per i sintomi cutanei. Nonostante alcuni pazienti con AR abbiano manifestato effetti collaterali, nessuno ha interrotto il trattamento con cannabinoidi, il che suggerisce che i benefici percepiti superavano gli effetti avversi.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/39583459/
Riduce il dolore al ginocchio nell’artrosi: studio in doppio cieco
Un team di ricercatori thailandesi ha condotto uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo su 32 pazienti a cui era stato diagnosticato un grave dolore osteoartritico al ginocchio. Tutti i partecipanti allo studio erano in attesa di artroplastica totale del ginocchio. I partecipanti hanno assunto estratti orali contenenti THC (4,59 mg/goccia) e CBD (24,25 mg/goccia) o un placebo (olio di cocco) per 30 giorni in aggiunta ai tradizionali farmaci da prescrizione. I ricercatori hanno riferito che i punteggi del dolore dei pazienti hanno “dimostrato un miglioramento statisticamente significativo” dopo il trattamento con cannabis. Gli autori dello studio hanno concluso: “L’olio di cannabis ha ridotto significativamente l’intensità del dolore e migliorato la qualità della vita nei pazienti con OA del ginocchio, come riflesso dei miglioramenti nei punteggi NRS [Numeric Rating Scale] e KOOS [Knee Injury and Osteoarthritis Outcome]. … Sono necessarie ricerche future con dosaggi ottimizzati, campioni di dimensioni maggiori e periodi di follow-up più lunghi per valutare la sua vera rilevanza clinica”.
https://www.jseaortho.org/index.php/jsao/article/view/223/207
Utah: riduzione degli oppioidi
Secondo una analisi del Medical Cannabis Advisory Board dello Utah i pazienti affetti da dolore cronico iscritti al programma di accesso alla cannabis terapeutica riducono in maniera significativa l’assunzione di oppioidi. I ricercatori hanno valutato le tendenze dell’uso di oppioidi prescritti in 157 pazienti arruolati nel programma, e così riportano: “In questa popolazione, 157 pazienti (84,4 percento) hanno mostrato una diminuzione dei Milligrammi Equivalenti di Morfina (MME) al mese dopo aver iniziato a usare cannabis. Nello specifico, c’è stata una riduzione del 53,1 percento. La media MME/mese nel periodo precedente all’uso di cannabis era di 3832 MMD/mese e dopo aver iniziato a usare cannabis abbiamo osservato una media di 1798 MME/mese”. Gli analisti hanno anche riconosciuto che i decessi per overdose correlati agli oppioidi sono diminuiti in modo significativo in seguito all’adozione del programma di accesso alla cannabis. “Questo cambiamento suggerisce che l’introduzione della cannabis come alternativa terapeutica potrebbe aver contribuito a una riduzione dell’uso di oppioidi tra i pazienti che cercano sollievo dal dolore”, hanno concluso.
https://www.utah.gov/pmn/files/1194859.pdf
Neuropatia diabetica, studio in doppio cieco
L’applicazione transdermica di estratti oleosi contenenti cannabinoidi di origine vegetale riduce significativamente la neuropatia diabetica, secondo i dati pubblicati sulla rivista Medical Cannabis and Cannabinoids . Un team di ricercatori thailandesi ha condotto uno studio clinico di fase III, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, su 100 pazienti con diagnosi di neuropatia diabetica degli arti inferiori. I partecipanti hanno ricevuto formulazioni transdermiche contenenti THC (3,20 mg/goccia), CBD (0,32 mg/goccia) e CBN (0,65 mg/goccia) o un placebo (olio di cocco) per 12 settimane. I livelli di dolore dei soggetti sono stati valutati all’inizio e a quattro, otto e 12 settimane. “I punteggi totali medi NPSI-T (Neuropatic Pain Symptom Inventory) sono diminuiti notevolmente da 25,60 a 5,57 nella coorte di trattamento, in contrasto con una riduzione minima da 25,24 a 22,85 nel gruppo placebo”, hanno riferito i ricercatori . “L’analisi GEE (Generalized Estimating Equation) ha rivelato un significativo miglioramento del dolore alle settimane 4, 8 e 12. La formulazione di cannabis ha mostrato un eccellente profilo di sicurezza, con solo il 10 percento dei partecipanti che ha segnalato lievi eventi avversi, paragonabili ai risultati del gruppo placebo”. Gli autori dello studio hanno concluso: “Questa nuova formulazione transdermica di cannabis terapeutica (composta da THC, CBD e CBN) ha dimostrato una significativa efficacia terapeutica nel migliorare i sintomi dolorosi della DPN [neuropatia diabetica periferica] mantenendo un profilo di sicurezza favorevole. Questi risultati forniscono solide prove cliniche a supporto del suo potenziale come opzione terapeutica innovativa per la gestione della neuropatia diabetica periferica dolorosa”.
https://karger.com/mca/article/doi/10.1159/000542511/916069/Efficacy-and-safety-of-transdermal-medical