Si è svolta ieri, presso il Senato della Repubblica, la conferenza stampa della campagna Madri Fuori contro le norme contenute nel DdL Sicurezza, che vorrebbero rendere possibile l’incarceramento delle donne incinte.
Denise Amerini ha aperto l’incontro denunciando come il disegno di legge sulla sicurezza “criminalizzi la povertà, il disagio e il dissenso, mostrando una matrice autoritaria e populista”. In particolare, è stato criticato l’articolo 15, che elimina il rinvio della pena per le donne incinte o madri con figli sotto l’anno di età, peggiorando norme storiche come il Codice Rocco. Questa misura è stata definita dalla responsabile Carcere e Dipendenze della CGIL nazionale “sessista e razzista, mirata contro le donne Rom, e incoerente con la tutela dei diritti dei bambini”. Per Amerini, “è necessario superare le sezioni nido e gli ICAM, promuovendo alternative come le case famiglia” e, a tal fine, ha rilanciato la campagna “Madri fuori” dal carcere, sottolineando che ogni bambino ha il diritto di crescere in libertà e chiedendo l’opposizione al ddl Sicurezza, per promuovere misure che riducano il ricorso al carcere e favoriscano il reinserimento sociale.
La senatrice Anna Rossomando che ha ospitato la conferenza stampa ha espresso il forte impegno dell’opposizione, evidenziando “la necessità di difendere principi fondamentali, come l’interesse superiore del minore”. Ha criticato il ritorno al “reato d’autore”, un concetto superato e discriminatorio, e l’assenza di piani concreti per la gestione delle pene e il reinserimento sociale, nonostante la costruzione di nuove carceri. Rossomando ha concluso sottolineando “l’importanza di mantenere alta l’attenzione sui diritti umani e di opporsi fermamente a un provvedimento che non risolve i problemi delle carceri, ma li aggrava con più reati e sanzioni, anche per forme di protesta pacifica”. Alla conferenza stampa sono intervenuti anche il senatore Alfredo Bazoli e la senatrice Ilaria Cucchi.
Grazia Zuffa, presidente del comitato scientifico di Società della Ragione, ha denunciato “l’attacco crescente contro le detenute madri”, evidenziando “che l’attuale disegno di legge rappresenta un’inversione di tendenza rispetto ai progressi precedenti, che miravano a ridurre la presenza di donne con bambini in carcere”. Zuffa ha ricordato “l’importanza di garantire a ogni bambino il diritto di nascere in libertà, un principio etico e costituzionale”. Ha poi denunciato “il ritorno a politiche che minano il principio di uguaglianza” e ha invocato il rilancio di un discorso complessivo sulle condizioni delle detenute, con particolare attenzione alle madri e alle donne in condizioni di marginalità sociale. “Bisogna ripartire dagli Stati Generali del 2018 per promuovere pene alternative al carcere, utilizzando la questione femminile come punto centrale per un cambiamento strutturale”.
Sonia Caronni, rappresentante del Coordinamento Nazionale delle Comunità Accoglienti (CNCA), ha ricordato come la legge Siani avrebbe potuto essere “un’opportunità per superare gli ICAM e garantire ai bambini di madri detenute un ambiente educativo libero e sano, fuori dal carcere”. Caronni ha poi criticato l’impatto negativo del carcere sull’evoluzione dei bambini e ha denunciato la mancanza di fondi per sviluppare case famiglia destinate a madri in difficoltà. Ha infine concluso sottolineando come le carceri italiane siano sovraffollate, in parte a causa della difficoltà nell’applicazione delle misure alternative e delle lentezze burocratiche, invitando a riflettere su come migliorare le risposte del sistema, a partire dall’affidamento in comunità dei detenuti con uso problematico di sostanze.
Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe, ha sottolineato come “il disegno di legge Sicurezza sia basato su una narrazione costruita su pochi casi specifici, riguardanti donne Rom, per giustificare norme penali generali. Problemi così limitati potrebbero essere risolti con interventi sociali e finanziamenti ai servizi sociali, piuttosto che con nuove norme penali”. Fiorentini ha denunciato l’uso eccessivo del diritto penale da parte del governo, che ha creato o aggravato decine di reati e circostanze aggravanti, privilegiando la repressione piuttosto che soluzioni strutturali. Ha ricordato che l’UNICEF e sei relatori speciali delle Nazioni Unite hanno criticato il governo italiano per violazioni di trattati internazionali sui diritti umani, incluso il diritto dei bambini a non nascere in carcere. Ha poi citato la questione della canapa industriale, penalizzata come sostanza stupefacente nonostante l’assenza di effetti psicoattivi, definendola un esempio di sproporzione normativa. Infine, ha invitato il Presidente della Repubblica “a considerare non solo le violazioni esplicite della Costituzione, ma anche quelle implicite legate ai trattati internazionali, chiedendo un intervento per fermare norme liberticide e irragionevoli”.