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Pubblichiamo la traduzione in italiano del paper disponibile su Research Gate a cura di Kenzi Riboulet-Zemouli e Michael Krawitz sulla procedura in atto da parte dell’INCB per la realizzazione di linee guida in materia di cannabis terapeutica.


Nel marzo 2020, l’International Narcotics Control Board (INCB) ha lanciato la “Cannabis Initiative” con lo scopo di emanare “linee guida/manuale di buone pratiche in materia dei requisiti internazionali del sistema di controllo delle droghe per la coltivazione, la produzione e l’utilizzo di cannabis per scopi medici e scientifici” e per “sostenere gli Stati membri nel rispettare i requisiti previsti dalla Convenzione Unica del 1961 sugli stupefacenti modificata dal Protocollo del 1972, per la coltivazione, la produzione e l’utilizzo della cannabis per uso medico e scopi scientifici.
L’INCB afferma:

Obiettivo delle linee guida:

1. Migliorare l’attuazione delle convenzioni internazionali sulla droga
2. Rispettare i requisiti di controllo e monitoraggio regolamentari del commercio lecito
3. Monitorare le attività legate alla cannabis in contesti nazionali
4. Adempiere agli obblighi di rendicontazione in modo accurato e tempestivo

Lo sviluppo delle linee guida è volato sotto il radar (Capitolo 5). Un consulente è stato assunto e si sono tenuti una serie di incontri con le parti interessate durante una pandemia. L’importante discussione sulle raccomandazioni dell’OMS per cambiare la portata del controllo sulla cannabis e suoi derivati hanno eclissato il lavoro dell’INCB nel 2020. Nel 2021 l’agenda delle delegazioni degli Stati membri a Vienna sarà incentrata su due importanti eventi imminenti (il Congresso ONU sul crimine a marzo e la sessione speciale dell’Assemblea generale sulla corruzione ad aprile).

La bozza di Linee Guida solleva una serie di domande: contengono una serie di questioni (Capitolo 6) tra cui si sovrappongono il mandato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e quello degli Stati membri (capitoli 3 e 4) favoriscono determinate formulazioni rispetto ad altre, ignorando gli ultimi sviluppi nella ricerca scientifica e nelle applicazioni cliniche attuate negli Stati membri, ignorano le centinaia di anni di storia dell’uso in medicina e le particolarità che la cannabis comporta, rispetto ad altri farmaci (Capitolo 2).

Le convenzioni per il controllo della droga non operano nel nulla: operano nell’ambito dello Stato di diritto, che è inquadrato, a livello internazionale, dalla Carta delle Nazioni Unite e dagli strumenti sui diritti umani.
Le linee guida dell’INCB sulla cannabis medica devono riconoscerlo e invitare i governi a garantire il pieno rispetto del diritto internazionale non solo per quanto riguarda controllo della droga (Capitolo 1).

Le organizzazioni intergovernative (OIG), nell’esercizio del loro mandato, hanno il dovere di operare una “due diligence” rispetto all’intero ordinamento giuridico internazionale, non solo rispetto al trattato ai sensi del quale sono incaricati. L’omissione o il mancato rispetto di ciò può indurre in errore i paesi, inducendoli a violare il rispetto di altri strumenti del diritto internazionale, in particolare quelli che la sovrintendono alcune disposizioni sul controllo della droga, come il diritto internazionale sui diritti umani (IHRL).

Per la Cannabis sativa, questo è vero per i diritti umani fondamentali (diritto alla salute, alla scienza, alla privacy), ma anche per non calcolati diritti economici, sociali e culturali (relativi ai popoli indigeni e le comunità locali, l’ambiente, il commercio di materiale genetico biologico, risorse vegetali, il coinvolgimento delle conoscenze mediche tradizionali, ecc.) (Capitolo 2). Le aree di lavoro che l’INCB ignora sono principalmente quelle che riguardano i paesi in via di sviluppo, e in particolari popolazioni indigene, comunità rurali e altre comunità vulnerabili.

L’INCB dovrebbe esercitare un’azione di “due diligence”, proprio come ha fatto per quanto riguarda la pena di morte.
Il Board dovrebbe anche essere aperto ai contributi della società civile e del mondo accademico, e non solo ai funzionari governativi e alle più grandi società del settore privato, analogamente alle consultazioni organizzate dall’INCB su una serie di altri argomenti negli anni precedenti.

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