Il 7 e 8 novembre 2025 il governo ha annunciato la sua Conferenza Nazionale sulle Droghe. Un appuntamento istituzionale previsto dalla legge, che però si presenta come una messa in scena a copione già scritto. Il quadro normativo che ha preparato il terreno a questo evento è chiaro: repressione, criminalizzazione, esclusione. Dal decreto anti-rave al decreto Caivano, dalla riforma del codice della strada che colpisce i consumatori, fino all’assimilazione ideologica della cannabis light alle sostanze vietate – l’esecutivo ha intrapreso una strada che non solo ignora le evidenze scientifiche, ma alimenta una guerra ideologica contro le persone che usano droghe.
Non stupisce, quindi, che nella preparazione della Conferenza siano state escluse tutte le organizzazioni della società civile esperta e le persone che usano droghe (PUD). Una scelta che segna un’involuzione netta rispetto alla Conferenza del 2021, che, pur tra limiti e tensioni, aveva aperto il confronto a tutte le voci, portando all’approvazione di documenti avanzati e di un Piano Nazionale sulle Droghe frutto di un vero processo partecipativo. Un Piano che l’attuale governo ha semplicemente ignorato, azzerando ogni prospettiva di continuità e riforma.
Contro questa esclusione sistematica e contro una politica miope e repressiva, una vasta rete di realtà della società civile per la riforma delle politiche sulle droghe ha deciso di non restare in silenzio. Prende così forma un’iniziativa ambiziosa e determinata: una Contro-Conferenza nazionale autoconvocata, che si terrà a Roma il 7 e 8 novembre 2025, in contemporanea con l’appuntamento governativo.
Una risposta necessaria a una politica fallimentare
Il messaggio contenuto nell’appello che lancia la Contro-Conferenza è chiaro: “Sulle droghe abbiamo un piano”. È il piano che emerge da decenni di esperienze nei territori, di lavoro sociale e sanitario, di studio, di riduzione del danno, di mobilitazione delle persone direttamente coinvolte. È il piano di chi ha a cuore i diritti, la salute, la giustizia sociale.
Non si tratta solo di contestare una politica repressiva. L’azione della società civile vuole essere anche e soprattutto propositiva. Si propone un vero cambio di paradigma: passare da un modello penale e punitivo a un governo sociale del fenomeno, fondato sulla depenalizzazione e decriminalizzazione dell’uso (con l’eliminazione delle sanzioni amministrative), sulla regolazione legale della cannabis, sull’attuazione piena dei Livelli Essenziali di Assistenza in tema di riduzione del danno e sulla costruzione di una giustizia di comunità, che limiti il ricorso alla detenzione e sostenga percorsi alternativi, in particolare per le persone più vulnerabili.
La critica alla “guerra alla droga” non è solo ideologica: è fondata su evidenze. Le stesse Nazioni Unite, nei loro rapporti più recenti, riconoscono il fallimento delle strategie repressive nel ridurre domanda e offerta, così come il danno collaterale immenso che queste hanno prodotto: carcerazioni di massa, discriminazioni, esclusione sociale, disuguaglianze, ostacoli all’accesso alla salute e ai servizi.
Riduzione del Danno: una strategia sotto attacco
Tra i bersagli principali del governo c’è la Riduzione del Danno, un approccio consolidato a livello internazionale, riconosciuto dalla scienza e inserito nei LEA del nostro sistema sanitario. Eppure, il Sottosegretario Mantovano – titolare della delega alle politiche sulle droghe – ne ha più volte messo in discussione l’efficacia, negando decenni di risultati concreti in termini di prevenzione, inclusione, sicurezza e salute pubblica.
La società civile non può accettare che questa strategia venga oscurata, smantellata o trasformata in capro espiatorio di politiche fallimentari. La Riduzione del Danno non è un optional: è un approccio politico, culturale e operativo essenziale per affrontare le trasformazioni nei mercati e nei consumi, per proteggere le persone e le comunità, per costruire una società più giusta e consapevole.
Una chiamata alla mobilitazione
La Contro-Conferenza non sarà un evento isolato, ma il culmine di un percorso di partecipazione e confronto che si articolerà nei prossimi mesi attraverso iniziative locali, incontri pubblici, azioni nei territori e un dialogo aperto con il mondo giovanile, studentesco, sindacale, professionale e politico.
I promotori della conferenza vogliono coinvolgere le città aderenti alla rete ELIDE, chiedere alle Regioni di applicare i LEA, costruire alleanze con le reti europee e internazionali della società civile e delle persone che usano droghe. Ma soprattutto, vogliono dare spazio e protagonismo a chi ogni giorno opera sul campo, a chi vive sulla propria pelle le conseguenze delle politiche repressive, a chi vuole costruire un’alternativa possibile.
Perché governare le droghe è possibile, ma solo se si mette al centro la conoscenza, l’esperienza, il diritto, la salute e la dignità delle persone. Solo se si abbandona la logica della paura e si costruisce quella del confronto e della responsabilità.
L’appello è rivolto a tutte le realtà sociali, culturali, politiche, professionali. Un invito ad aderire, a partecipare, a costruire insieme un’altra narrazione sulle droghe e sulle politiche pubbliche. Perché il cambiamento è possibile solo se è collettivo, se si fonda sulla solidarietà, sull’autonomia dei saperi, sulla partecipazione.
La Contro-Conferenza vi aspetta a Roma il 7 e 8 novembre 2025. Per costruirla, c’è bisogno di tuttə.
➡️ Le organizzazioni interessate possono aderire qui sotto.
➡️ Info e aggiornamenti su: www.conferenzadroghe.it