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BRUXELLES – Anche questo fine settimana decine di migliaia di persone affollano le strade di Amsterdam, Maastricht o Rotterdam alla ricerca di un coffee shop dove fumarsi uno spinello in perfetto relax. Un vero esercito, quello dei “turisti della canna”, che prestissimo potrebbe rimanere a bocca asciutta: proprio ieri il Comune di Amsterdam ha deciso di chiudere un quinto dei suoi coffee shop e mentre a sud del Regno infuria una vera e propria guerra diplomatica con le nazioni confinanti – stanche del via vai di giovani che vanno a fumare in Olanda – il governo progetta di mettere al bando hashish e marijuana e, con esse, i locali più celebri dei Paesi Bassi.

Olanda 2008, lo spirito della nazione più liberale d’Europa pian piano sta svanendo, almeno tra i politici al potere. Soffrono i quartieri a luci rosse, drasticamente ridimensionati dalle autorità, e i coffee shop. E’ di ieri la decisione del sindaco di Amsterdam: entro il 2011 saranno chiusi i locali del fumo a meno di 200 metri dalle scuole. Si tratta di 43 coffee shop, alcuni rinomati da tre decenni, sui 228 della capitale.

Il primo cittadino lo ha fatto mal volentieri adeguandosi ad una direttiva del governo. Ed è proprio dall’Aja che arriva la controriforma destinata a mettere fine al mito nato negli anni Settanta del Paese dei divertimenti. E’ guerra senza quartiere, con il divieto di fumo in tutti i locali pubblici e quello di dare in eredità le licenza dei gestori di coffee shop. Una misura che nel lungo periodo inevitabilmente porterà alla loro estinzione. Sempre che la mazzata non venga anticipata.

Il primo partito del Paese, i cristiano-democratici del premier Jan Peter Balkenende (Cda), ha inserito nell’agenda di governo la messa al bando degli spinelli. A favore il terzo partito della coalizione, gli ultra-religiosi della Christian Unie, mentre ad opporsi sono solo i laburisti, l’altra formazione al potere.

Ma opinioni politiche a parte, un problema legato ai coffee shop esiste: la legge olandese autorizza la vendita e il consumo di hashish e marijuana, ma ne proibisce produzione e distribuzione. Quella che molti chiamano la “grande ipocrisia”. Il punto è semplice: se la coltivazione è vietata, dove si approvigionano gli 800 coffee shop olandesi? Dalla criminalità organizzata, visto che l’epoca dei piccoli produttori che facevano crescere le piantine nel giardinetto di casa è finita da quando quella del fumo libero è diventata un’industria da due miliardi di euro l’anno. E a farla da padrona sarebbe la mafia marocchina, che usa i porti olandesi per inondare di fumo, e di droghe pesanti, i coffee shop e il resto d’Europa, scatenando il sotterraneo malcontento dei governi di mezzo continente.

Problemi inimmaginabili trent’anni fa, quando i Paesi Bassi aprirono agli spinelli proprio per non dare spazio alla criminalità organizzata. Ma allora si trattava di un mercato locale, mentre oggi è un vero mercato che campa grazie a milioni di turisti che ogni anno si riversano nelle città olandesi per fumare. Dunque missione fallita. E le pressioni arrivano anche dall’estero: nel sud del Regno ogni giorno arrivano in auto decine di migliaia di fumatori provenienti dai vicini Belgio, Francia e Germania, mandando su tutte le furie i comuni confinanti, stanchi del via vai di pusher e giovani che minacciano la sicurezza pubblica di luoghi dove il fumo è proibito.

Intanto sono già stati messi al bando i funghetti allucinogeni venduti dagli smart shop, negozietti di prodotti naturali. Insomma, il dibattito infuria con politica e opinione pubblica spaccate. Chi si oppone alla chiusura – e sono davvero in tanti – non lo fa solo per salvare un simbolo nazionale, ma dice che senza i coffee shop la malavita sarebbe ancora più difficile da contrastare. Eppure l’onda è difficile da fermare e presto l’Olanda potrebbe cambiare per sempre.